La Ferrari si avvicina al 2026 con un carico di attese che raramente si era visto a Maranello negli ultimi anni. Il deludente 2025 e la “tabula rasa” del nuovo contesto normativo alimentano la speranza di un ciclo diverso: vincente e ricco di soddisfazioni. Prima ancora che la nuova monoposto venga svelata – evento che dovrebbe essere fissato per la settimana del 20 gennaio con immediato shakedown a Fiorano e successivi test privati a Barcellona tra il 26 e il 30 gennaio (leggi le date delle prove invernali) – attorno alla Scuderia si avverte un’aria pesante, quasi una pressione da dentro o fuori. La stagione che sta per cominciare (con un anticipo fuori dal normale) non è soltanto un nuovo capitolo regolamentare: è un giudizio complessivo su un intero progetto sportivo, su un management, su due piloti di vertice e su un reparto tecnico che nel 2025 ha smarrito la credibilità.
Il contesto nasce molto prima della presentazione dell’auto. A Maranello, ormai è noto e confermato dai protagonisti, da Fred Vasseur a Leclerc e Hamilton, si è deciso di congelare lo sviluppo della SF-25 già ad aprile, una scelta estrema che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto garantire un vantaggio nella corsa al 2026. In teoria la Ferrari dovrebbe essere avanti nella comprensione dei nuovi parametri aerodinamici e, soprattutto, nella definizione del nuovo propulsore che potrebbe tornare a essere un nodo decisivo nel nuovo ciclo tecnico, un po’ come avvenne con Mercedes nel 2014.
Non si può nascondere che l’uscita di alcune figure chiave, su tutte il tedesco Wolff Zimmermann (poi approdato in Audi), ha alimentato dubbi interni e sussurri esterni: qualcuno sostiene che il percorso non sia così lineare come descritto. Il team va per la sua strada: evita di commentare forte delle sue certezze. Basteranno?

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Non sorprende che Frédéric Vasseur parli di un anno “in cui la capacità di crescere sarà fondamentale”. Tuttavia, per molti osservatori, alcune strade sembrano già tracciate. O funziona la vettura del 2026, oppure l’intero assetto dirigenziale scivola inevitabilmente verso una revisione profonda. Sbagliare motore e linee guida telaistico-aerodinamiche significherebbe prestare il fianco a un ritardo difficile da colmare nel lustro che precede il nuovo reset previsto per il 2031.
La posta in palio è più alta che mai: il destino non riguarda solo il team principal, ma anche la leadership tecnica, gli ingegneri capo, e naturalmente i piloti. E forse, aggiungiamo, la proprietà di un John Elkann che non sembra poi così compenetrato nelle cose sportive dei gruppi che egli stesso detiene tramite la holding di famiglia.
È indubbio che il nuovo ciclo regolamentare sia un’opportunità da cogliere subito o mai più, come sostenuto da Charles Leclerc che è alla disperata ricerca di una vettura capace di soddisfare le sue ambizioni. La sua traiettoria professionale dipenderà proprio da ciò che la Ferrari saprà offrirgli. Senza una monoposto competitiva, la prospettiva di una separazione diventerebbe quasi inevitabile, anche perché dall’altra parte del paddock un’Aston Martin in evoluzione si mantiene vigile e pronta.
Ma non solo: presto McLaren potrebbe aver bisogno di un pilota e magari le stesse Mercedes e Red Bull. E Charles non vuole attendere in eterno nonostante l’amore per il Cavallino Rampante. Nelle scorse settimane, lo abbiamo raccontato, Nicolas Todt ha aperto le audizioni per capire se qualcuno sia davvero interessato al suo assistito. E i feedback giunti sono stati incoraggianti per il pilota. Meno per Maranello.
E Lewis Hamilton? Qualcuno lo vorrebbe prossimo ad appendere il casco al chiodo. Prospettiva allontanata dallo stesso pilota che cerca il riscatto: leggi qui. Ma non si può negare la reciproca insoddisfazione: il 2025 ha lasciato più interrogativi che risposte. Le prestazioni del britannico non hanno mai trovato continuità e qualcuno inizia a fare il nome del connazionale Oliver Bearman che, ricordiamolo, è un pilota dell’Academy Ferrari prestato alla Haas.

Tutto, in definitiva, converge verso la monoposto che debutterà a gennaio. Sarà quella vettura, e solo quella, a determinare se la Ferrari potrà rialzarsi o se si troverà di fronte all’ennesima rifondazione. Ogni figura chiave del progetto – da Vasseur ad Hamilton, da Leclerc agli ingegneri che ne hanno definito il cuore – è legata a doppio filo al destino del prossimo 2026. Un anno che non concede zone grigie: o segna la rinascita o sancisce il fallimento. Col 2025 si è chiuso un ciclo di promesse disattese: ora resta solo il giudizio della pista e i verdetti potrebbero essere durissimi in caso di nuovo fallimento.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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