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Home Editoriali

La F1? Uno sport per ragionieri

L’impatto della visione strategica di Liberty Media che sta trasformando irreversibilmente la F1 in una “Formula gestione”

Diego Catalano by Diego Catalano
20 Agosto 2024
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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F1

Max Verstappen - Red Bull RB20

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La Spending Review ha trasformato la F1, che non è più quella serie in cui i team potevano spendere senza limiti, progettando, testando e costruendo pezzi che spesso venivano bocciati dalla pista. Il budget cap è stata la fase finale di un processo iniziato già diversi anni fa: la virtualizzazione dei test.

In pratica, la Formula 1 non usa più la pista per lo sviluppo delle vetture, ma la considera semplicemente uno strumento per confermare quanto fatto dopo lunghe analisi computazionali, anch’esse contingentate dal meccanismo dell’Aerodynamic Testing Regulation.

Questi elementi, combinati tra loro, avevano lo scopo, secondo il legislatore, di compattare il gruppo e dare maggiori possibilità alle scuderie che annaspavano nelle retrovie di rimontare e mettersi al passo con i top team. Tuttavia, il meccanismo s’è dimostrato imperfetto, poiché proprio il tetto di spesa ha spesso rappresentato un vincolo troppo rigido per chi voleva sviluppare le proprie strutture per mettersi al passo con chi era già più avanti.

Su questo fronte, la Formula 1 ha fatto dei progressi concedendo delle deroghe normate, consentendo così a scuderie come la Williams di iniziare a colmare, seppur lentamente, il deficit infrastrutturale rispetto a certi concorrenti.

Adam Kenyon Williams

F1: l’arte del gestire

Questo contesto ha fatto sì che la Formula 1 si trasformasse in una vera e propria “formula gestione“, uno sport nello sport in cui prevale il miglior amministratore. Di questa realtà ha dato uno spaccato il direttore delle prestazioni di Aston Martin, Tom McCullough, che ha ricordato come il budget cap abbia trasformato la Formula 1 di oggi in un gioco di efficienza.

Senza la possibilità di lanciarsi in investimenti astronomici, come può accadere in altri sport come il calcio, la massima serie è diventata un gioco di amministrazione ragionata. Nel caso specifico di Aston Martin, i vertici hanno capito che, per far evolvere la propria vettura, devono prima far quadrare i conti, destinando le giuste risorse alle nuove strutture che sono in fase di completamento a Silverstone.

Il fiore all’occhiello di questo processo sarà la nuova galleria del vento, tramite la quale il team di Lawrence Stroll si affrancherà dalla dipendenza da quella  Mercedes che, seppur all’avanguardia, è oberata di lavoro.

“È una gara di sviluppo. La galleria del vento, il nuovo simulatore, la nuova fabbrica, ci renderanno più efficienti. L’era del budget cap è un gioco di efficienza, è tutta una questione di efficienza“, ha detto McCullough al sito ufficiale della F1.

Aston Martin
Il direttore delle prestazioni dell’Aston Martin, Tom McCullough

La nuova F1 impone sfide diverse

Dato che le risorse finanziarie sono limitate e strettamente controllate, e che lo sviluppo è cadenzato da un regolamento molto stringente, è necessario migliorare i processi di produzione. In poche parole, è obbligatorio sviluppare l’auto in maniera più rapida ed efficiente, e questo può essere possibile soltanto con impianti all’avanguardia supportati da processi lavorativi efficaci.

Tutti i dieci team lavorano nella stessa direzione, puntando alla massima ottimizzazione dei costi e dei processi. Per questo motivo, i dettagli diventano fondamentali in questa era sportiva, più di quanto non lo fossero prima.

La F1 contemporanea esalta la natura “ragioniera”

Questa attitudine a gestire elementi un tempo liberi da certi controlli è sempre più forte, sia filosoficamente che giuridicamente, e si riverbera anche nell’azione in pista. Il contingentamento delle power unit è un altro pilastro di questa corsa verso il controllo spasmodico dei costi, ragion per cui i piloti devono far quadrare i bilanci, usando con parsimonia propulsori che devono durare circa sei gare, considerando che ne hanno quattro a stagione (semplificando i conteggi).

Ancora, anche nella facoltà di poter spingere liberamente, i conducenti devono invece limitarsi per gestire le gomme, che in talune circostanze superano i limiti di vita come eravamo abituati a conoscerli. Concentrandoci solo sul 2024, abbiamo visto gare come quella di Spa-Francorchamps o, peggio ancora, Montecarlo, in cui si è arrivati in fondo con una sola sosta e con un secondo stint tirato all’estremo senza che vi fosse un clamoroso scadimento delle prestazioni.

Ciò è dovuto ai compound iper-resistenti, ma anche alla capacità che i piloti hanno sviluppato di amministrare il proprio mezzo da un punto di vista meccanico. Questa è la Formula 1 del budget cap, una categoria in cui si punta a ottimizzare il materiale esistente piuttosto che lanciarsi in lunghe campagne di rivoluzione tecnica per portare un pezzo nuovo che magari offre guadagni di pochi centesimi.

power Unit 2026
La Power Unit Ferrari

Oggi questo tipo di miglioramento cronometrico si è spostato dalla pista alla simulazione, ragion per cui, nel tempo, vedremo sempre meno sessioni di prove libere in favore di turni ufficiali. Questo è il motivo per cui la Formula 1 punterà sempre più convintamente sul modello della Sprint Race, limitando a una sola ora le prove sull’asfalto.

Piaccia o non piaccia, questo è il menù della Formula 1 attuale, e non vi sono segnali che indichino un ritorno al passato. Anzi, la FIA, l’esecutrice, e Liberty Media, il mandante, stanno spingendo ancora di più in questa direzione, e le regole 2026 vanno ulteriormente in questo senso. Pertanto, bisogna abituarsi: la Formula 1 sarà sempre più una “formula ragioneria”.


Crediti foto: F1, Aston Martin, Williams Racing, Oracle Red Bull Racing

Tags: F1FIALiberty MediaNews
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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