Il prossimo grande spartiacque della Formula 1 è già segnato: dal 2026 entreranno in corso di validità nuovi propulsori V6 turbo ibridi, ma nel paddock il discorso va ben oltre la scadenza regolamentare già scritta. Le scuderie, la FOM e la FIA hanno infatti avviato una riflessione sul passo successivo, e lo scenario che prende forma sembra destinato a riportare in auge il V8 aspirato, questa volta accompagnato da una componente elettrica di supporto.
L’ipotesi del ritorno al V10, più volte evocata anche dal presidente Mohammed Ben Sulayem, appare ormai superata. La configurazione più accreditata è quella di un V8 da 2,4 litri alimentato con carburanti a zero emissioni di CO₂ e dotato di tecnologie di combustione avanzata, come l’accensione a precamera. Una scelta che rievoca la tradizione ma che introduce elementi di modernità coerenti con le esigenze di sostenibilità.
La parte elettrica dovrebbe mantenere un ruolo rilevante ma meno incisivo rispetto ai V6 che debutteranno nel 2026. Le indiscrezioni parlano di un apporto compreso tra i 220 e i 240 kW, a metà strada tra i 120 kW attuali e i 350 kW previsti dal prossimo ciclo normativo. Un compromesso che punta a garantire alte prestazioni contenendo al tempo stesso complessità e costi.

V8 in F1 – Tempistiche in discussione: 2029, 2030 o addirittura 2031
Il nodo principale non riguarda tanto l’adozione del V8 ibrido, quanto la sua data di introduzione. La FIA spinge per un debutto già nel 2029, scenario sostenuto con forza da Red Bull Powertrains e Cadillac. La prima, poco convinta delle proprie prospettive sui V6, vede in un’accelerazione un’opportunità strategica; la seconda, interessata a debuttare direttamente con una nuova architettura, valuta persino un’estensione della collaborazione con Ferrari per portare avanti il progetto, come abbiamo anticipato: leggi qui.
Su fronti opposti si schierano Honda e Audi, entrambe reduci da ingenti investimenti sul V6. Per i due costruttori, mettere in discussione il ciclo dopo soli tre anni sarebbe economicamente insostenibile. Il ragionamento è lineare: senza la certezza di un periodo regolamentare di almeno cinque anni, ogni programma industriale rischierebbe di trasformarsi in un salasso.
Helmut Marko ha già sottolineato la posizione di Milton Keynes, ricordando quanto gli attuali V6, sofisticati ma poco comprensibili al grande pubblico, siano un ostacolo all’appeal della Formula 1. Ferrari, invece, resta defilata: osserva gli sviluppi senza prendere posizione pubblica, pur mostrando interesse verso un’accelerazione, a patto che la Federazione offra linee guida chiare.
Nelle discussioni sui motori, il tema del sound resta centrale. Il ricordo dei V10 e del ruggito dei V8 continua a esercitare fascino sugli appassionati, oggi abituati al timbro più smorzato dei V6 turbo. L’adozione della combustione a precamera e di miscele magre potrebbe però attenuare ulteriormente l’impatto acustico, avvicinandolo a quello di un diesel. L’eliminazione del turbocompressore restituirebbe parte della musicalità perduta, ma non al livello dei decibel degli anni d’oro. Anche in questo caso, la Formula 1 si trova di fronte a un compromesso tra efficienza, emissioni e spettacolo.

V8 in F1 – La variabile economica: tetti di spesa e sostenibilità
Se l’aspetto tecnico divide, quello economico rischia di essere ancor più determinante. Dal 2026 sarà in vigore un budget cap di 130 milioni di dollari annui per lo sviluppo delle power unit. Per i team clienti, l’attuale costo di fornitura oscilla tra i 17 e i 20 milioni di euro a stagione, con la FIA che punta a ridurlo a circa 10 milioni. Una cifra che in molti giudicano irrealistica senza un forte irrigidimento della regolamentazione o senza un piano di lungo periodo che dia stabilità agli investimenti.
Il ritorno a un V8 aspirato imporrebbe inoltre l’adeguamento delle linee produttive e dei centri di ricerca. Uno sforzo industriale che avrebbe senso solo con la garanzia di un ciclo regolamentare decennale, in grado di ammortizzare i costi e rendere sostenibile il modello.

V8 in F1 – Summit rinviato e un equilibrio ancora lontano
Era previsto a Londra, subito dopo il Gran Premio d’Italia, un incontro tra i motoristi per definire le linee guida del futuro. L’appuntamento è stato annullato a causa delle distanze ancora troppo marcate tra le parti. Liberty Media e FIA spingono per un cambio rapido verso una motorizzazione più semplice, leggera ed economica, ma senza l’accordo dei costruttori non è possibile modificare i regolamenti. Audi, e Honda, come evidenziato in precedenza, si oppongono a un’adozione anticipata, rendendo impossibile trovare l’unanimità richiesta.
In questo scenario, l’incertezza resta elevata. Liberty Media e FIA sembrano per una volta remare nella stessa direzione, ma la partita è in mano alle case automobilistiche. E le divergenze attuali lasciano intendere che la definizione della Formula 1 post-2026 sarà ancora a lungo terreno di scontro.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Renault, F1
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