Se ripercorriamo mentalmente il film della stagione di F1 2023 faremo fatica a ricordare errori commessi dal Team Red Bull. Anche se la scuderia anglo-austriaca ha rasentato la perfezione non sono mancate le occasioni in cui qualche piccola topica è stata generata. Normalissima dinamica.
Il grande vantaggio che la RB19 aveva espresso nei riguardi di una concorrenza smarrita che ha perso troppo tempo a capire quale linea di sviluppo seguire ha permesso di mascherare quelle piccole imprecisioni che caratterizzano l’annata di ogni scuderia.
Con un gap così aperto gli uomini di Milton Keynes hanno potuto fare due cose in quasi totale libertà:
- Sviluppare con un grande anticipo il modello 2024.
- Affrontare tutto il 2023 a testa libera e sapendo di non poter essere raggiunti dalla concorrenza.
Questo secondo aspetto è stato uno degli elementi alla base di quei record stabiliti in maniera quasi compulsiva 21 legare vinte sulle 22 disputate. L’unica eccezione è stata quella di Singapore, evento nel quale Adrian Newey e i suoi si sono letteralmente smarriti nella ricerca di un setup mai trovato. Una parentesi inspiegabile ed inspiegata che non ha evitato di trasformare la RB19 nella vettura di Formula 1 più vincente di sempre.

F1, Red Bull RB20: esiste ancora un ampio margine di sicurezza?
Dopo un solo turno di qualifiche, quelle del Gran Premio di Bahrain, è prematuro tracciare dei bilanci coerenti. Bisognerà almeno attendere la gara e forse qualche altro GP per capire i veri andamenti della stagione 2024. In ogni caso, a livello puramente sommario, sembra che la RB20 non sia una macchina totalmente dominante come lo era la progenitrice.
Se questa cosa fosse confermata significherebbe che gli uomini di Milton Keynes devono operare con un clima pressorio molto più elevato. “Da quanto si è visto sembra che quest’anno la Red Bull non avrà quel margine che aveva l’anno scorso e forse più squadre potrebbero metterla sotto pressione quando saranno chiamati a prendere particolari decisioni strategiche o di setup”.
Il passaggio in grassetto è ascritto a Frédéric Vasseur (qua il testo completo) ed è esplicativo di quanto potrebbe – si spera – succedere in questo 2024. La tanto chiacchierata e mai palesata convergenza prestazionale che si presenterebbe come elemento disturbante delle certezze di un team che è alle prese con un Horner-Gate ancora aperto considerando che FIA e Liberty Media vogliono vederci chiaro nonostante la chiusure delle indagini interne.

Senza entrare in analisi numeriche, ma ragionando di semplice logica storica, un gap medio di un paio di decimi non permetterebbe di impostare un dominio asfissiante come quello a cui le franchigie rivali hanno assistito passivamente nel 2023.
Una soglia così risicata permetterebbe di mettere pressione costante in pista alla Red Bull e, fattore ancora più determinante, consentirebbe di recuperare il deficit tecnico anche in regime di aerodynamic test regulation, budget cap e congelamento normativo.
La questione è semplice: sta tutta nel capire quale sia il margine reale che la RB20 ha sulla concorrenza. Se in gara, ossia il momento che conta davvero, la vettura concederà ancora distacchi bulgari alla concorrenza allora ci si avvierà verso un altro mondiale monopolizzato.
Viceversa, se le distanze saranno brevi, si possono accendere quegli elementi che non permettono a un team di lavorare in totale scioltezza sapendo che gli eventuali errori commessi non si riverberano fattivamente sulle prestazioni e sulla classifica finale.
Per amore dell’incertezza (un bene per lo sport) e dello spettacolo dobbiamo augurarci che la profezia di Frédéric Vasseur si realizzi pienamente. Solo in questo modo potremmo osservare un mondiale di F1 davvero combattuto e che non abbia l’epilogo che oggi un po’ tutti si aspettano: Max Verstappen per la quarta volta campione del mondo.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari