Wow! L’evento-spettacolo della F1 a Miami (premiato dagli ascolti TV) ci ha regalato un gran premio con il botto: finalmente ha vinto il principino Lando Norris, simpatico a tutti, alla guida della rediviva McLaren che dagli inferi è salita all’Olimpo grazie al duro lavoro e senza l’aiuto del mago Newey (ormai imprescindibile per chi vuole vincere). Una perfetta favola moderna!
Tutti parlano di grande rinascita McLaren, di un team ormai a livello della Red Bull. I venditori di fumo delle fantasmagoriche ed emozionanti telecronache parlano di mondiale riaperto, ma nessuno che mai dica la verità. E cioè che senza la provvidenziale safety car la gara sarebbe finita con l’ennesima vittoria di Verstappen e con un Norris forse a podio perché, purtroppo, le varie Safety e Virtual falsano in maniera clamorosa le gare, sul fronte dei valori. Ma siccome ne sono parte integrante inutile lamentarsi. La ruota gira: oggi va male, domani bene.
C’è poi da aggiungere che il recupero di Max non si è verificato non tanto per la prestazione irresistibile della McLaren ma piuttosto per il fondo danneggiato della Red Bull RB20 n°1 che ha dovuto gestire. Ma non è questo il punto poiché nessuno vuole sminuire la bella vittoria di Norris. Ma neanche è corretto attribuire significati impropri e iperboli senza senso come sta accadendo da qualche giorno sui social e nelle varie testate giornalistiche.
F1, Gp Miami: commenti esageratamente entusiastici
Agghiaccianti i commenti dei tanti tifosi di nuova generazione che addirittura piangono di gioia per una semplice vittoria di tappa. Come se questo ragazzo, pur promettente, avesse agguantato il suo primo titolo mondiale. E giù a parlare di aggiornamenti che hanno ribaltato i valori in campo e a magnificare Andrea Stella (fino a qualche settimana fa criticato per gli scarsi risultati) come il Team Principal del secolo. Roba che Horner e Wolff scansatevi!
Ma possibile che la Formula 1 si sia trasformata nella versione brutta del calcio? Possibile che tutti preferiscono una realtà psichedelica piena di inutili sovrastrutture, frutto di una narrazione che vuole a tutti costi creare eroi e storie incredibili?
Possibile, ancora, che nessuno voglia accettare una realtà nella quale un pilota e un team sono ampiamente dominanti e in cui qualche vittoria di tappa viene concessa qua e là in caso al fortunato di turno che si trova nella migliore condizione per cogliere l’opportunità offerta dai problemi del più forte?
Come si può anche solo immaginare che a Imola la Ferrari e la McLaren balzeranno davanti alla Red Bull mettendola in seria difficoltà? Anche a Miami Max ha fatto due pole, vinto la Sprint Race comodamente e stava guidando tranquillamente il gran premio con il solito braccio fuori dal finestrino quando le circostanze e i propri errori hanno cambiato la storia della corsa. In questo senso anche la gara di Piastri è l’emblema di come certe circostanze possano trasformare, in pochi giri, un GP magistrale in un fallimento clamoroso.
Se poi parliamo del miracoloso recupero del team di Woking dobbiamo fare un attimo mente locale e ricordarci che negli ultimi anni questa equipe ha avuto alti e bassi incredibili e che quando credevano di aver trovato la competitività poi sono regrediti senza chissà quale motivo.
Per cui ci andrei molto cauto con gli squilli di tromba. Innegabili i meriti di Andrea Stella nel riorganizzare la struttura, ma adesso viene il bello e il difficile perché senza un motore ufficiale è complicato guardare al futuro con grande ottimismo .
Tutti speriamo in una Formula 1 diversa e più combattuta, ma creare una realtà virtuale trasformando vittorie tanto belle quanto fortuite in favole che non esistono e che portano dietro di sé speranze e prospettive future destinate ad essere deluse non ha senso.
Ormai noi realisti dobbiamo abituarci a questa “formula social” del qui e oggi. Forse dovremmo cercare anche noi di abbandonarci a questa sorta di doping che provoca sogni psichedelici. Magari ci renderemo conto che hanno ragione loro.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, McLaren Racing