Nuova grana in vista per il numero uno della Federazione, l’ex rallista emiratino Mohammed Ben Sulayem, contestato dai suoi ex colleghi di categoria. I piloti del WRC, in occasione della seconda prova stagionale in Kenya, hanno deciso di boicottare le interviste in lingua inglese, la lingua ufficiale del motorsport. Se proprio vorranno rispondere alle domande dei media, lo faranno esclusivamente nella loro lingua madre.
Il caso Fourmaux e la scintilla della protesta
La decisione arriva dopo l’episodio che ha coinvolto il francese Adrien Fourmaux, multato per aver utilizzato espressioni considerate volgari al termine del Rally di Svezia 2025. L’episodio ha acceso il dibattito sulla rigidità del regolamento, con alcuni piloti che ritengono le norme troppo restrittive e punitive.
Non a caso, Jonne Halttunen, copilota di Kalle Rovanperä, aveva già suggerito alla FIA una soluzione per evitare episodi simili. Una possibile alternativa è stata discussa anche in Formula 1, come spiegato in questo approfondimento: “Parolacce in F1: la soluzione arriva da un altro mondo“.
La dichiarazione ufficiale del WORDA
Oltre alla protesta, i rallisti, tramite il sindacato World Rally Drivers’ Alliance (WORDA), hanno rilasciato un comunicato ufficiale:
“Noi tutti concordiamo nel mantenere la maleducazione al microfono al minimo. Allo stesso tempo, è necessario preservare una certa libertà di espressione e mantenere vive le emozioni. I piloti non devono avere paura di essere puniti in alcun modo. Abbiamo chiesto al presidente della FIA alcune modifiche positive alle regole per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.
Per le ragioni spiegate nella nostra dichiarazione, è impossibile garantire che noi (piloti e copiloti) saremo in grado di seguire queste regole in modo perfetto e sistematico. Per questo motivo, noi – membri della World Rally Drivers’ Alliance (WORDA) – abbiamo deciso responsabilmente di rimanere in silenzio alla fine delle interviste o di rispondere nella nostra lingua madre. Nell’interesse del nostro sport, un’azione del genere è purtroppo necessaria, e ci scusiamo con tutti i fan del rally, anche se sappiamo che ci sostengono in questa scelta.”
La protesta rischia di accendere un nuovo fronte di scontro tra la FIA e il mondo del rally. Resta da vedere se Ben Sulayem deciderà di ascoltare le richieste dei piloti o se lo scontro si inasprirà ulteriormente.
Crediti foto: FIA