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Home Approfondimenti

La F1 non doveva abolire il punto per il giro veloce, bensì il conflitto d’interesse

La F1 aggira i problemi. Eliminare il punto aggiuntivo per il giro veloce non nasconde un altro e più grave difetto: il conflitto d'interesse

Diego Catalano by Diego Catalano
29 Ottobre 2024
in Approfondimenti, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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F1 conflitto interesse

Liam Lawson (VCARB) e Sergio Perez (Red Bull): duello interno tra due vetture del gruppo Red Bull GmbH

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Nella sua storia ultra-settantennale, la F1 ha introdotto molte novità che non sempre hanno funzionato. Tentativi spesso fatti in buona fede per migliorare le cose, renderle più coerenti e, perché no, più funzionali. Inutile elencare la lunga lista di provvedimenti che, alla prova dei fatti, sono stati bocciati o pesantemente rivisti. Questo vuole essere un breve editoriale e non un dolente indice di errori assortiti.

Restringendo il campo di osservazione a un periodo relativamente contemporaneo, c’è uno strumento che proprio non abbiamo digerito e che finalmente la Formula 1, dopo le consuete interlocuzioni in F1 Commission e nel Consiglio Mondiale del Motorsport, ha deciso di abolire: il punto aggiuntivo per il giro veloce in gara.

Sulla carta, il sistema non era neanche sbagliato, ma già la limitazione di concederlo solo ai primi dieci poteva suscitare qualche dubbio. È vero che si cercava di evitare il fenomeno di chi, fuori dalla zona punti, cambiava gomme nelle fasi finali per ottenere quel punticino che poteva pesare molto nell’economia di una stagione. Tuttavia, osservando le cose sotto una luce diversa, anche questo avrebbe potuto ravvivare le fasi finali di alcune gare.

La Formula 1 ha deciso altrimenti, per evitare che alcuni team impostassero le strategie solo sulla ricerca di quel punto e non su una visione di gara complessiva. Ragionevole. Peccato che, nel tempo, il punto per il giro veloce sia diventato un mezzo per influenzare la lotta per il campionato del mondo.

Daniel Ricciardo
Un pensieroso Daniel Ricciardo a bordo della VCARB. Un’immagine che non osserveremo più

È successo nell’ultimo Gran Premio in cui ha corso Daniel Ricciardo: l’australiano, fuori dalla Top Ten, si è fermato, ha montato gomme più performanti e ha sottratto il giro veloce a chi lo deteneva in quel momento, ossia Lando Norris. Fin qui nulla di male, se non fosse che Ricciardo apparteneva a un team controllato dalla Red Bull, che aveva tutto l’interesse a evitare che un diretto concorrente nella lotta al mondiale guadagnasse quel tanto desiderato punticino che, alla fine del campionato, soprattutto se tirato, può fare la differenza.

Polemiche erano sorte dopo quella gara, tant’è che il Circus ha deciso che dal 2025 sarebbe stato cassato il meccanismo. Ma i team, che dell’etica si curano poco, finché esiste una norma che consente loro di fare determinate cose, ne approfittano. È successo quindi al Gran Premio degli Stati Uniti, con una manovra simile da parte di Alpine ai danni di Franco Colapinto. I francesi, a caccia di punti in una stagione fallimentare, hanno usato ogni mezzo pur di evitare che Grove guadagnasse un altro punto nella classifica costruttori.

Peggio ancora è andata nel recente Gran Premio del Messico, quando Liam Lawson, evidentemente “indirizzato” da alte sfere che non guidano direttamente la sua squadra, è stato chiamato ai box per togliere il tempo ancora una volta al malcapitato Lando Norris, che nelle fasi finali del GP stava cercando di raggiungere Leclerc. L’operazione non è riuscita, poiché proprio il monegasco si è fermato nei giri finali per montare gomme soft e ottenere il punto da Lawson, che a sua volta lo aveva tolto all’inglese della McLaren.

Insomma, a quelli della Red Bull non è bastata la pubblica gogna subita, legittimamente, dopo i fatti di Singapore. Il team austriaco ha continuato a intervenire in modo pesante su una scuderia direttamente controllata, che però non dovrebbe essere una sorta di “cane al guinzaglio”, per cercare di modificare il normale corso degli eventi.

Ovviamente, come detto in precedenza, finché esiste una norma che non vieta esplicitamente questo tipo di comportamento, c’è poco di cui potersi lamentare. Non c’è “spirito del regolamento” che tenga, perché ciò che conta sono i codici scritti, non idee campate in aria che volano e scompaiono come spettri.

Ree Bull
Max Verstappen (red Bull RB20) 3 Yuki Tsunoda (VCARB 01) durante il Gp di Imola 2024

Il conflitto d’interesse, la F1, la trave e la pagliuzza

La verità è una e la esprimiamo in maniera netta, senza giri di parole e senza perdere altro tempo prezioso: la Formula 1, più che vietare il punto aggiuntivo per il giro veloce, dovrebbe fermamente abolire i conflitti di interesse. Non dovrebbe permettere, in parole semplici, che un gruppo possa possedere due squadre e usarne una per favorire deliberatamente l’altra.

Red Bull, in passato, ha usato la Toro Rosso, poi AlphaTauri (ora Visa Cash App RB, e chissà come si chiamerà in futuro) come cavia automobilistica per permettere ai motori Honda di svilupparsi prima di entrare nelle vetture di Milton Keynes. E già questo non è sembrato molto trasparente. Ancora, ha la possibilità di gestire una mobilità di piloti che non si verifica in altri team. Per non parlare di questa interferenza, che a volte fa pensare che al servizio di Verstappen ci siano ben tre piloti: Perez e i due che siedono nelle monoposto di Faenza.

Abbiamo discusso a lungo dell’ingresso di un nuovo soggetto come Andretti, una possibilità contro la quale i team si sono opposti con forza, con il placet della FOM, che si è posta di traverso in una guerra mai terminata con la FIA. Sarebbe molto meglio avere una nuova proprietà, animata da entusiasmo e voglia di fare, piuttosto che osservare un gruppo industriale possedere quattro macchine, usandone tre per aiutare il singolo. Max Verstappen è un fuoriclasse totale e non ha bisogno di questo genere di mezzucci per vincere il suo quarto titolo.

Una piccolissima chiosa. Ieri Jos Verstappen ha affermato che la Formula Uno dovrebbe concentrarsi sull’abolizione dei conflitti d’interesse. Lo ha detto parlando di suo figlio come parte lesa. E questo dà la cifra di come vadano le cose in uno sport, che forse non a caso, viene definito Circus.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Visa Cash App RB

Tags: F1Gp Brasile 2024Gp Messico 2024News
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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