La F1 e la politica del balance of power

I valori dei team in F1 si sono avvicinati, una situazione che dovrebbe consolidarsi nel 2025. Considerando questo trend, è stato saggio rivedere le regole del gioco?

La F1 è finalmente giunta al Balance of Power. Se nelle Relazioni Internazionali la politica dell’equilibrio serviva a uno stato egemone per evitare che altri soggetti spiccassero per contenderne lo scettro, nella massima del motorsport serie questa dinamica ha portato all’istituzionalizzazione di una grande imprevedibilità e all’emergere di diversi soggetti capaci di ottenere una vittoria.

Quest’anno sono state quattro le vetture che hanno tagliato il traguardo per prime: Red Bull, Mercedes, Ferrari e McLaren. Ben sette, invece, i piloti che sono saliti sul gradino più alto del podio: Max Verstappen, Lewis Hamilton, George Russell, Oscar Piastri, Lando Norris, Carlos Sainz e Charles Leclerc. All’appello, nemmeno a dirlo, manca Sergio Perez.

Molti erano scettici sui progetti di Liberty Media, ma alla fine hanno avuto ragione loro: sono serviti diversi anni di rodaggio del budget cap e del meccanismo delle Aerodynamic Test Regulation per arrivare a uniformare parte del gruppo. Ovviamente, è stato necessario anche introdurre un nuovo contesto tecnico che, dopo tre stagioni, ha portato alla realtà che stiamo osservando in questo avvincente Campionato 2024.

Gp Belgio Red Bull
La RB20 a Spa-Francorchamps

È difficile non immaginare che fino al 2026 vivremo altri 18 mesi di stabilità e di incertezza, cose che si traducono in spettacolo, proprio quello che la proprietà americana del Circus intendeva ottenere creando la sua intelaiatura regolamentare a tre pilastri.

Ci aspettano 18 mesi di lotta serrata tra quattro team, non poteva che essere così dato che i regolamenti restano stabili. La stabilità regolamentare ha sempre portato alla convergenza delle prestazioni. Se era necessario stravolgere tutto nel 2026? Bisogna sempre evolvere, se hanno deciso di cambiare le regole è stato per dei motivi rilevanti”. Questo il parere di Chris Horner a seguito di un difficile GP del Belgio per il suo team.

Il 2024 ha portato una ventata di freschezza in Formula 1. Tutti, a partire da chi scrive, ritenevano che il gap aperto dalla Red Bull nella stagione 2023 si potesse protrarre anche in questo campionato. In parte è stato vero solo nelle primissime gare, poi la concorrenza si è fatta sotto in maniera perentoria e infatti Milton Keynes quasi non sa vincere più. 

È da quattro Gran Premi che Max Verstappen non assapora la gioia del gradino più alto del podio. Perez è sparito totalmente dai radar, perso nelle sue difficoltà che, come ogni anno, si palesano in maniera chiarissima dopo pochi eventi.

Visto che in questa campagna sportiva i valori tendono ad appiattirsi, è verosimile immaginare che l’anno prossimo la situazione sarà analoga. Chiaramente è presto per fare previsioni, ma i trend dicono che in effetti sono proprio quattro i team che possono lottare per la vetta. 

E chissà che a questi non possa aggiungersi qualche altra squadra ambiziosa e ricca di strutture e competenze come Aston Martin che per molti è un soggetto che dal 2026 in poi, anche grazie ai motori Honda, può porsi come dominus della categoria.

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F1: è necessario riscrivere le regole del gioco?

A questo punto ci si interroga sull’effettiva necessità di spezzare un equilibrio così avvincente con un quadro normativo rivoluzionario come quello del 2026. Quesito lecito che ha delle risposte convincenti. La prima è che il cambio normativo, soprattutto sul versante motori, è stato necessario per rendere la serie più attraente per i grandi costruttori.

Le vecchie norme sembravano non andare troppo in direzione di quanto accade nel mondo dell’automotive. La semplificazione delle unità propulsive tramite l’abolizione del moto generatore MGU-H ha reso i motori più vicini a quelli delle auto di produzione. Questo è uno dei motivi per i quali Audi è scesa in campo e marginalmente anche la Ford, che è molto all’avanguardia nei sistemi di immagazzinamento energetico.

L’altro motivo invece ha a che fare con questioni prettamente storico-tecniche. La Formula 1, di tanto in tanto, ha bisogno di cambiare il quadro operativo per evitare che gli ingegneri sviluppino in base a un sistema regolamentare conosciuto creando monoposto troppo veloci, insicure e che generano i soliti problemi riferibili alla difficoltà di seguirsi e di sorpassare.

Una grande rinfrescata normativa ha proprio il compito di tenere sotto controllo questa dinamica potenzialmente pericolosa. Forse stavolta si è un tantino esagerato perché la Formula 1 in effetti partirà da un foglio bianco. E quando ciò accade può verificarsi che un determinato gruppo interpreti meglio il contesto garantendosi un grande vantaggio, un po’ come ha fatto Red Bull nel 2022 e nel 2023. Si spera che il meccanismo ATR e il budget cap possano contribuire a contenere questo rischio.


Crediti foto: F1

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