F1 – Due giorni fa, con un comunicato passato quasi in sordina, ma che noi di Formula Critica abbiamo immediatamente reso noto, Michael Andretti ha annunciato il suo disimpegno parziale dal gruppo che porta il suo nome. In realtà si tratta di un passo di lato, non di un addio definitivo. Probabilmente l’ex pilota preferisce continuare con un approccio meno diretto, ma certamente non mira al disimpegno totale.
Si potrebbe speculare all’infinito su una mossa del genere, ma sarebbe un esercizio inutile, dato che il diretto protagonista non ha circostanziato i margini della sua scelta operativa. Tuttavia, è ovvio che sorgano alcuni dubbi. Data la natura del nostro interesse, ci si chiede se e in che misura il programma Formula 1 possa risentire di questa novità.
Ad oggi, non vi sono elementi che facciano pensare a un ripensamento generale. Le tre sedi in cui sta prendendo forma quel team che prima o poi si spera possa debuttare nella massima serie dell’automobilismo sportivo sono tuttora aperte e operative. Il comparto di Silverstone, quello di costruzione più recente, è ancora in fase di espansione del personale, dimostrando che non vi è alcuna inversione di marcia in corso.

Andretti – F1: una mossa osteggiata con metodi poco trasparenti?
Oggi, come avrete sicuramente letto un po’ ovunque, sono emerse voci riguardanti una pratica scorretta da parte della Formula 1, intesa come gruppo che comprende Liberty Media e i 10 team. La testata tedesca F1-Insider riporta che l’antitrust americana sta portando avanti – e in profondità – un’inchiesta incentrata sull’esclusione di Andretti dalla F1.
Si ricordi che le istanze del gruppo sportivo americano erano state accettate in prima battuta dalla Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA). Il processo si è interrotto nel momento in cui la pratica è giunta alla Formula One Management (FOM), che ha addotto ragioni di natura commerciale come base per rigettare una richiesta che, a ogni appassionato di motorsport, appare lecita e legittima.
Come è possibile che un gruppo così solido, sostenuto da un colosso dell’automobile come General Motors (con il marchio Cadillac), possa essere considerato un elemento di disvalore invece che di profitto? Una tesi alquanto debole, ulteriormente annacquata dall’addio della Renault.
In questo momento, un soggetto forte come Andretti-Cadillac sarebbe un’opportunità preziosa per una Formula 1 che, diretta verso una rivoluzione motoristica, dovrebbe aprirsi a più costruttori, ma che alla fine si ritroverà con l’aggiunta della sola Audi perchè, diciamolo a chiare lettere, Red Bull Powertrains non ha alle spalle alcun colosso automobilistico che può portare la sfida tencica globale anche all’estero.
Tuttavia, ciò che rischia di trasformarsi in una “palla infuocata” sono le rivelazioni che giungono dalla Germania, e che ovviamente andranno tutte verificate. La commissione investigativa disporrebbe di prove compromettenti, raccolte in un gruppo WhatsApp in cui figurano Stefano Domenicali e i team principal di diverse scuderie. Da queste conversazioni emergerebbe che sono stati stipulati accordi illegali per impedire al gruppo Andretti di entrare in Formula 1, nonostante avesse soddisfatto tutti i requisiti richiesti, anche dalla FOM.
Questa versione, se confermata, sarebbe gravissima e si allineerebbe con quanto già espresso in precedenza: l’idea che la cordata americana non sia adeguata alle esigenze della Formula One Management è assurda.
Le “dieci sorelle”, con la complicità di Liberty Media, avrebbero dunque protetto illecitamente un business altamente remunerativo, venerato come un totem, un dogma che nessuno dei presenti vuole “bestemmiare”, garantendosi così posizioni di vantaggio che, di fatto, sono contrarie alle leggi americane sulla libera concorrenza.

Per questo motivo, gli Andretti avevano avuto incontri con alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti, cercando un’alleanza strategica per fare pressione e ottenere che la loro istanza venisse soddisfatta. Se la responsabilità della Formula 1 fosse accertata, le conseguenze sarebbero gravi, non solo dal punto di vista legale.
Il Circus, infatti, perderebbe letteralmente la faccia agli occhi dei tifosi, ma anche e soprattutto di fronte agli investitori, che certamente sarebbero influenzati negativamente da un gruppo dirigente coinvolto in pratiche così scorrette.
Si è innescata una potenziale bomba a orologeria che rischia di gettare discredito e fango su quanto di buono Liberty Media ha fatto fino a questo momento. Tuttavia, se le responsabilità della proprietà e dei team principal saranno accertate, sarà giusto essere feroci e spietati nella critica. E se qualcuno dovrà pagare, è giusto che accada.
Crediti foto: Formulacritica, Andretti Global, F1