La F1 2024 preoccupa Liberty Media

Liberty Media è spaventata dal calo generalizzato di audience della F1 che inizia a mettere agitazione anche ai team principal

Ore 8:00. Si è appena acceso il primo semaforo verde della stagione di F1 2024. Curiosità e aspettative si fondono nel solito mix che caratterizza i test invernali che seguono le presentazioni più o meno complete delle vetture che si sfideranno nell’arco di dieci mesi in un calendario composto da ben 24 gare.

Prima che il mondiale scatti ufficialmente, venerdì della prossima settimana con la prima sessione di libere del Gp del Bahrain, bisogna fare qualche residuo bilancio di quel che è stato. Di fatti di pista, di questioni politico-economiche e di cose tecniche si è ampiamente dibattuto. Non si è forse troppo approfondito quale tipo di “presa” abbia avuto la stagione comandata dalla Red Bull sugli appassionati.

Uno dei termometri per misurare la temperatura del tifo è rappresentato dai dati relativi ai contatti televisivi che ricordiamo essere solo uno dei medium adoperati dai tifosi per seguire la Formula Uno. Il dominio di Max Verstappen, che ha letteralmente polverizzato record che duravano sin dal primo vagito della serie iridata, ha avuto un costo mediatico abbastanza salato. 


F1: un’emorragia di tifosi che dura da dieci anni

Gli appassionati non si sono accontentati di poter assistere alla storia che si scriveva di gara in gara. Ad un certo punto, almeno in Italia, il monopolio Max-Red Bull ha creato una generale disaffezione che ha portato alla fuga dei telespettatori. I dati Auditel relativi al campionato 2023, chiaramente circoscrivendo il campo d’osservazione al Belpaese, hanno mostrato che la media telespettatori ha toccato a malapena i 2 milioni: un calo del 32% rispetto alla passata stagione quando Ferrari, nella fase iniziale, aveva catalizzato l’attenzione del pubblico con le vittorie di Charles Leclerc.

Ferrari SF-24
Charles Leclerc a bordo della Ferrari SF-24

“L’epistassi” di appassionati non è un fenomeno circoscritto all’anno passato. Anche se, in questo caso, è corretto parlare di fase acuta. Fino al 2019 la F1 produceva una media annuale che superava i tre milioni di spettatori. Nel 2020 il primo picco negativo con circa 2.400.000 contatti per evento. Dati replicati l’anno successivo nonostante il duello rusticano tra Hamilton e Verstappen. Nel 2022 una speranzosa ripresa (3.210.000) che ha reso ancor più rumoroso il tonfo dell’ultima stagione chiusa con una media esigua di poco più di due milioni.

I risultati presentati si vanno ad incuneare in un macrocontesto già in via di compromissione. Inutile dire che le pay tv hanno contribuito ad un taglio drastico della quota spettatori. Se nel 2012, ultimo anno in cui la F1 andava in chiaro, la media spettatori sfiorava il sette milioni, dopo 10 anni di regime monocratico Sky si sono persi oltre i ⅔ dei fan che, ovviamente, ora possono fruire anche di altri sistemi di visione. Alcuni di questi, è bene sottolinearlo, aggirano i contatori dell’Auditel. 


F1: i nuovi indicatori preoccupano Liberty Media

I vertici della Formula 1 valutano anche altri contatori. E così riponiamo il microscopio per adoperare la lente grandangolare con la quale osservare ciò che accade a livello globale. Oggi le TV e le radio non sono più i medium di riferimento. Gli strumenti e le piattaforme di rilevamento sono cambiati, i termometri della passione sono altri

Imperano le piattaforme streaming come Twitch e i social network che sono sempre più parte integrante della nostra vita: Twitter (oggi X), Facebook, Instagram, TikTok e via citando. Ed è su queste arene virtuali che il dibattito, le interazioni che tanti profitti generano, si è spostato. 

Uno dei primi cambiamenti che si sono notati sin dai primi vagiti dell’era Liberty Media Corporation è la forte spinta sul mondo social, sui nuovi veicoli mediatici, sullo svecchiamento della fanbase avvenuto usando strumenti che piacciano alle nuove leve del tifo, quelle che muovono montagne di soldi a suon di visualizzazioni ed interazioni che i colossi del web pagano a peso d’oro.

I primi risultati tangibili sono rappresentati da una crescita dell’80% delle conversazioni. Questo nel periodo 2016-2022 a cui si è associata un’impennata esponenziale e prorompente del numero dei seguaci, i cosiddetti follower, su tutte le reti sociali che sono diventate uno strumento indispensabile per intrattenere ed informare. 

Inutile sottolinearlo: la stagione migliore in termini di interazioni nel regno Liberty Media è stata quella 2021. Non a caso il mondiale più combattuto degli ultimi lustri che, in termini di contatti e ricavi, ha fatto la fortuna di chi ha investito tempo e risorse nel far crescere questo tipo di strumenti grazie al boost dato dal duello Hamilton – Verstappen in cui non sono mancati colpi bassi e polemiche che sono un gran moltiplicatore di reazioni social. In linea generale, i canali della F1 sono quelli che hanno mostrato la crescita più rapida tra tutti i principali sport a livello globale.   

I risultati straordinari del 2021 hanno generato un effetto trascinamento anche sul 2022, la new era della F1 caratterizzata dalle tante novità tecniche, dal duello iniziale tra Red Bull e Ferrari, dalla crisi dei vecchi dominatori della Mercedes e da tante altre storie secondarie che hanno accresciuto ulteriormente l’interesse che però è crollato di botto nel mondiale cannibalizzato dalla Red Bull di Max Verstappen. Quel dominio che, a parole, non spaventava Stefano Domenicali ma che, osservando i report recenti, preoccupa le teste d’uovo del Colorado.


F1: i numeri social preoccupano

La fotografia della frenata sta tutta in questi numeri: La Formula 1 è passata da 6,14 milioni di menzioni social nel 2022 a 1,83 nel 2023. I nuovi follower sono calati del 46%. Nel 2022 le persone raggiunte erano 61 miliardi, nel 2023 la chiusura è stata inferiore ai 30 miliardi. Crollano i numeri e cambia, in negativo, il registro contenutistico delle conversazioni che sono orientate alla noia e alla piattezza. Non si tratta di valutazioni congetturali ma di analisi fatte sulle parole chiave usate dagli utenti. 

I proprietari della F1 hanno peccato di lungimiranza e si sono cullati su una crescita di trasporto. Il 2022 è l’anno del grande inganno perché si pensava che un dominio, prima abbozzato e poi concretizzatosi nella seconda fase del campionato, potesse non incidere sull’interesse generale degli appassionati. Per un anno i vertici della categoria hanno minimizzato circa l’inefficacia del nuovo quadro regolamentare tecnico, sportivo e finanziario. Ma i nodi sono venuti al pettine.

Toto Wolff, team principal e co-proprietario del team Mercedes AMG F1

Il timore è che nel 2024 la situazione possa ulteriormente degenerare. Toto Wolff, uno abituato a guardare avanti senza crogiolarsi sugli allori, ha lasciato intendere che qualche scricchiolio sinistro si sta ascoltando nel paddock. “I numeri che stiamo vedendo sono ancora forti“, ha osservato l’austriaco quando gli è stato chiesto se la F1 possa sopravvivere a un’altra stagione di dominio della Red Bull.

Stiamo crescendo sui social (in realtà i dati dicono altro, come evidenziato nelle righe precedenti) vediamo che le gare sono affollate e sold out. Tutto ruota intorno allo spettacolo e solo questo non è buono, i nostri tifosi ci seguiranno meno. Quello che dico sempre è che mi piace l’onestà nel fatto che lo show segue sempre lo sport, e lo sport è meritocrazia. Vince chi fa il lavoro migliore, e se qualcuno fa un lavoro buono, vince 21 gare, e non puoi fermarlo”.

Noi, la Ferrari e tutte le altre squadre dobbiamo fare un lavoro migliore per competere con la Red Bull. Se non miglioreremo allora la gente dirà <<Beh, conosco già il risultato>>. Non voglio aspettare fino al 2026 per tornare a vincere“. Nelle parole di Wolff si fondono le necessità della Mercedes e quelle della F1 nel suo insieme che vuole garantire gran premi meno scontati e possibilità di vittoria aperta a più soggetti possibili. 

La realtà, oggi, racconta altro. Il generale calo d’interessi, che in alcune aree geografiche come l’Italia è più marcato, non può essere tamponato da manovre temporanee o da iniziative spot come quella recentemente annunciata che vede Jannik Sinner entrare, non si sa in quale modo, nel mondo del Circus. Un tentativo di portare alla causa un atleta in grande ascesa mediatica. Basterà questo per ricreare hype? Una mezza idea sulla risposta c’è ma è preferibile tenerla riservata…


Crediti foto: Mercedes AMG F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari

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