- Nel motorsport le dinastie non si inventano: accadono. E quando si creano, spesso tornano negli stessi luoghi, sulle stesse linee di partenza, come se il circuito avesse una memoria propria. È il caso degli Hakkinen, una famiglia che ha scritto un capitolo irripetibile della Formula 1 con Mika, due volte campione del mondo nel 1998 e nel 1999, simbolo della McLaren e interprete unico di una stagione in di duelli epici e rimasti scolpiti nella storia della categoria.
A distanza di un quarto di secolo, quella storia ricomincia. Repubblica ha raccontato che Ella Hakkinen, 14 anni, figlia del “Finlandese Volante“, è stata ufficialmente inserita nel Driver Development Programme della McLaren, lo stesso team con cui suo padre ha conquistato tutto. Una scelta che va oltre la suggestione del cognome: Ella è già una giovane pilota con risultati concreti, capace di vincere la Champions of the Future Academy 2024 a Cremona e di collezionare podi in giro per l’Europa.
Il programma che la accoglie non è un semplice vivaio: è il laboratorio in cui la McLaren sta costruendo la propria futura generazione. E Mika, che raramente concede giudizi facili, lo aveva detto in anticipo, quasi presagendo questo passaggio: “Ella è una pilota di grande talento. Non lo dico perché sono suo padre, ma per la mia esperienza di ex pilota di alto livello“. Parole che oggi assumono un peso diverso.

La nuova frontiera McLaren: non solo talenti, ma un ecosistema al femminile
L’ingresso di Ella avviene dentro un contesto più ampio. McLaren sta raddoppiando il proprio impegno per ampliare l’accesso delle donne al motorsport, inserendo una seconda vettura nella serie F1 Academy e costruendo un percorso più strutturato e continuativo. In realtà, i nomi diventano tre: la McLaren schiererà un trio tutto al femminile e, curiosamente, tutto composto da “Ella”.
La prima è Ella Lloyd, gallese, 20 anni, già pilota della casa di Woking con quattro podi in F4 britannica e un esordio convincente in F1 Academy a Singapore, dove ha raccolto punti al debutto al Marina Bay. È attualmente terza in classifica e rappresenta il volto più esperto del gruppo.
La seconda è Ella Stevens, 19 anni, inglese del Gloucestershire, fresca vice-campionessa britannica nel karting KZ2 2025 e unica donna ad aver vinto nella categoria regina del karting UK. Entrerà in F1 Academy nel 2026 con una vettura sponsorizzata da McLaren e preparata da Rodin Motorsport.
La terza, appunto, è Ella Hakkinen: la più giovane, la meno esperta in termini di gare su monoposto, ma la più rilevante per carico simbolico, nome e prospettiva futura.
Le parole di Brown e la visione che spinge Woking
Zak Brown ha sottolineato come questo progetto non sia un’operazione di immagine: “Sono immensamente orgoglioso dei progressi che abbiamo compiuto. Spero che questo segnali a tutte le talentuose kartiste, piloti, ingegneri, meccanici, addetti al marketing e contabili che il nostro sport è aperto a tutti“. La McLaren non vuole più limitarsi alle parole o ai pannelli pubblicitari: vuole generare un percorso. Una pipeline. Una cultura.
E in questa cultura una Hakkinen che riparte da Woking non è solo una notizia da costume sportivo: è un ritorno alle origini che si innesta su una struttura profondamente diversa rispetto agli anni di Mika, fatta di simulazione avanzata, programmi personalizzati e un ecosistema femminile in crescita.

Perché la “dinastia Hakkinen” è più di un cognome
Il motorsport è pieno di figli di campioni: alcuni hanno brillato, altri meno, altri ancora si sono persi prima di iniziare davvero. Ma il caso Hakkinen è diverso. È diverso perché il contesto tecnico e culturale in cui Ella entra è diametralmente opposto a quello del padre. È diverso perché la ragazza non è un simbolo, ma un investimento.
Ed è diverso perché McLaren la considera parte di un progetto a lungo termine, non un fiore all’occhiello da esibire.
Il nome che porta sulle spalle pesa, certo. Ma non pesa come un’eredità statica: pesa come una possibilità. Ed è una possibilità che torna proprio dove era nata.
La dinastia Hakkinen prosegue, dunque. Non per nostalgia, ma per continuità tecnica, culturale e umana. Non sappiamo se Ella avrà la stessa traiettoria del padre, né se il suo percorso arriverà fino alla Formula 1, categoria in cui una donna manca da troppo tempo.
Ma un fatto è incontestabile: il cognome che ruggiva negli anni Novanta torna dentro la stessa fabbrica, tra gli stessi corridoi, in un programma che immagina il futuro e non celebra il passato. E qui, qualunque cosa accada, una storia è già ricominciata.
Crediti foto: McLaren F1
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