Ayao Komatsu, Team principal Haas, non vede l’ora che la stagione cominci. Avrà a disposizione una coppia di piloti inediti con Esteban Ocon e Oliver Bearman, ma al momento, visto che conosce già il giovane conducente proveniente dall’Accademia Ferrari, la sua attenzione è puntata su di lui, con il giapponese impaziente di vedere quanto contributo potrà apportare il diciannovenne alla causa Haas.
L’ultimo campionato è andato oltre le aspettative con il settimo posto nei Costruttori. Nico Hülkenberg, grazie alla sua strepitosa stagione, ha trainato il team verso questo importante piazzamento, ma il suo compagno di squadra, invece, è mancato in molte occasioni, e a causa di ciò, Haas non poteva fare molto contro Alpine. Nel 2025 l’obiettivo sarà quantomeno confermare la classifica della passata stagione, sperando magari in un exploit del classe 2005.
Il 2024 di Oliver Bearman: i primi punti iridati di un potenziale campione
Nemmeno lo stesso Bearman avrebbe potuto desiderare un anno migliore del 2024. Tutti, compreso il pilota, pensavano che avrebbe trascorso un anno lineare a lottare nel campionato di F2 con Prema. Invece, già dalla seconda gara del calendario, è stato chiamato in F1 non da una squadra qualsiasi, ma dalla Ferrari. A causa dell’impossibilità di Carlos Sainz di prendere parte al Gp di Jeddah per via di un’appendicite, fu chiesto a Bearman di sostituirlo, diventando il più giovane pilota della storia Ferrari in F1.

Jeddah, vista la vicinanza con i muri, offre molte insidie ai piloti, specialmente a quelli inesperti che devono prendere prima confidenza con la pista. Avendo a disposizione soltanto una sessione di prova, Bearman conclude il weekend in settima posizione, vincendo persino il premio di Driver of the Day.
L’esperienza in F1 del nativo di Chelmsford continua poi con Haas: approfitta prima della squalifica di Kevin Magnussen a Baku, e successivamente dei problemi di salute dello stesso conducente a Interlagos. In Azerbaijan arriva nuovamente a punti, battendo tra l’altro un certo Hülkenberg nei giri finali, in Brasile, invece, sperimenta la formula del Weekend Sprint. Avrà poi a che fare anche con la pioggia torrenziale di San Paolo piazzandosi in P12.
L’incredulità di Komatsu: stupito dal britannico sin dai primi chilometri percorsi in Haas
Quando ancora era soltanto il direttore tecnico nelle operazioni in pista del team, Komatsu ebbe modo di conoscere il talento britannico in occasione delle FP1 del Gp del Messico. Ciò che impressionò l’ingegnere giapponese non fu la velocità, che ovviamente non gli mancava, ma la sua capacità di comprendere il quadro generale e di capire cosa mancava nella sua performance.
“Abbiamo fatto correre Ollie Bearman dal Messico dell’anno scorso. Aveva solo 18 anni, ma per me era chiaro, non solo la velocità, ma ciò che era più impressionante era la sua capacità di comprendere il quadro generale e la capacità cognitiva di capire cos’altro servisse applicare“, ricorda il Team principal.

“È anche un pilota molto positivo, davvero motivante. Non potevo credere che avesse 18 anni, abbiamo lavorato insieme nelle sessioni di FP1 e ora ne ha 19, ma vedo un sacco di potenziale. Per me è stata sin da subito una scelta ovvia“, ammette Komatsu.
A tal proposito, in un’intervista recente il neo pilota Haas aveva spiegato quanto fosse importante per i piloti del nuovo corso dimostrare la propria capacità di adattamento alle monoposto di F1 nel più breve tempo possibile. È stata proprio questa capacità a convincere Komatsu e i vertici Haas che, da un pò di tempo, optavano ormai nell’ingaggio di piloti più esperti con lo scopo di evitare incidenti gravi, e di conseguenza, costi eccessivi che avrebbero limitato lo sviluppo tecnico della monoposto Haas.
Crediti foto: Haas F1 Team