La Williams non guarda più al cronometro. Da quando James Vowles ha assunto la guida del team di Grove, l’attenzione si è spostata da ciò che accade nei weekend di gara a quanto succede tra le mura della factory. In vista del radicale cambio regolamentare del 2026, l’ex direttore delle strategie di gara Mercedes ha impostato una trasformazione profonda, scegliendo di sacrificare lo sviluppo della FW47 per concentrare ogni risorsa sulla nuova era tecnica.
“La vettura attuale è competitiva quasi per caso“, confessa Vowles, lasciando intendere che il risultato non è frutto di aggiornamenti mirati, ma della progressione complessiva della squadra. Una conferma che, per quanto invisibile, il lavoro interno sta dando i suoi frutti.

James Vowles ha ristrutturato la Williams
Il vero campo di battaglia, spiega a SoyMotor, non è la pista ma il dietro le quinte: “Gli indicatori di performance più rilevanti non si vedono durante i GP. Si misurano nel tempo necessario per portare un’idea dal concept alla pista, nei costi sostenuti per realizzarla e nella qualità del pezzo finito. Se impieghi 12 settimane per sviluppare una parte, puoi scendere a 7? Hai ridotto i costi del 10%? La qualità è stabile? In un contesto di budget cap, ogni singolo dollaro va speso in modo intelligente”.
Uno degli strumenti più monitorati è la galleria del vento, dalla quale Vowles vuole ottenere il massimo rendimento settimanale possibile. È lì che si misura il tasso di sviluppo reale, uno degli indicatori più affidabili della crescita tecnica di una squadra. E i segnali, in questo senso, sono incoraggianti.
“Tutti i parametri stanno evolvendo nella direzione giusta. È il segnale che il nostro sistema sta funzionando”, sottolinea. “L’auto di quest’anno non è mai stata una priorità assoluta. Ma è il frutto di una struttura interna solida: persone che comunicano tra loro, processi condivisi, priorità chiare su cosa porta prestazione e dove investire”.
L’obiettivo, per il 2026, non è semplicemente migliorare. È aumentare esponenzialmente il potenziale di sviluppo. “Voglio che il nostro ritmo di crescita ci permetta non solo di competere per la quinta posizione, ma di guardare stabilmente più in alto”.
Il livello raggiunto nella prima parte del 2025 ha persino sorpreso il team stesso. “A Miami e Imola siamo andati oltre le aspettative. Ma Barcellona ci ha ricordato che non siamo ancora arrivati. Serve costanza, serve un sistema che funzioni anche sotto pressione. È quello che stiamo costruendo”.

Una visione, quella di Vowles, che non si limita alle prestazioni della vettura, ma si estende all’intero ecosistema squadra: “La Williams è passata dall’essere fanalino di coda a lottare regolarmente per i punti. È un cambiamento enorme. Ogni aspetto sta evolvendo: l’approccio all’analisi dei dati, il modo in cui operiamo, il modo in cui collaboriamo”.
E se qualcosa va storto, il processo è chiaro: “Ogni volta che falliamo, il post gara è scrupoloso, trasparente e produttivo. L’obiettivo è correggere tutto già dalla settimana successiva. Nessuna zona della squadra è ancora al livello di chi lotta per un campionato, ma la direzione è quella giusta”.
Il podio? Non è ancora il momento di parlarne sul serio. “Qualsiasi podio nel 2025 sarebbe fortuito. Non è ancora il nostro livello reale. A Montreal potremmo essere competitivi, ma servirebbe una gara caotica davanti a noi. Dobbiamo guadagnarci quei risultati, non sperarli”.
Nel laboratorio Williams, il tempo non è scandito dal semaforo verde. Ma da un obiettivo chiaro e definito: arrivare pronti alla rivoluzione del 2026 con una squadra finalmente all’altezza della propria storia.
Crediti foto: Williams Racing
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