L’inverno della ragione della F1

L’inverno della F1 2024: gossip e congetture spacciate per legge, tribunali mediatici che diventano fori di diritto, tifosi affamati di sensazionalismo che smarriscono la ragione

Con un tempismo da film di bassa qualità si è chiuso (forse) un caso spinoso che ha caratterizzato la breve pausa invernale della F1. L’indagine interna condotta dalla Red Bull (naturalmente affidata a professionisti la cui buona fede non è da mettere in discussione, altrimenti è meglio chiudere prima di inziare) ha sollevato Christian Horner dalle accuse. Che erano pesanti, sgradevoli, perniciose visto il ruolo che assume nel team l’imputato.

Corruzione etica, immoralità, grettezza mentale, sfruttamento di posizioni dominanti… C’era un po’ tutto nel campionario degli addebiti che venivano mossi a Horner da un tribunale autocostituitosi e che, solerte e implacabile, aveva lanciato sentenze a pioggia. Un po’ come quando si lancia la merda nel ventilatore, avete presente?

Verdetti preconcetti e preventivi: questo è il vero problema di una faccenda che è stata chiacchierata tanto, troppo, senza che nessuno avesse prove schiaccianti da portare a difesa e in supporto delle proprie tesi accusatorie.

Alcuni organi di stampa avevano addirittura parlato di messaggi inchiodanti visionati in prima persona. Prove allusive ma mai pubblicate. Strano, nevvero? E su queste argillose basi si sono costruiti castelli di carta che ieri, nel pomeriggio, sono stati spazzati via dal comunicato prodotto dalla scuderia campione del mondo in carica:

L’indagine indipendente sulle accuse mosse al signor Horner è stata completata e Red Bull può confermare che il reclamo è stato respinto. Il denunciante ha il diritto di ricorrere in appello. Red Bull è convinta che l’indagine sia stata equa, rigorosa e imparziale”.

Ancora: “Il rapporto dell’indagine è confidenziale e contiene informazioni private delle parti e dei terzi che hanno assistito all’indagine, pertanto non faremo ulteriori commenti per rispetto di tutti gli interessati. Red Bull continuerà a impegnarsi per avere gli standard lavorativi migliori“. 

Red Bull - Christian Horner
Christian Horner, team principal del team Oracle Red Bull Racing

Caso quasi archiviato considerando che si legge, nel dispaccio, che il denunciante ha il diritto di ricorrere in appello. Cosa che non si sa se avverrà. Di certo l’affare si è sgonfiato, così come tutte le previsioni catastrofiche fatte da certa stampa sensazionalistica ma anche da taluni osservatori del motorsport che prevedevano scenari apocalittici e riverberi fatali sulle prestazioni di un vettura che sin da oggi, con molta probabilità, continuerà a fare ciò che faceva l’anno scorso: imporsi alla concorrenza. Vero Jacques Villeneuve?


L’inverno della F1: gossip e congetture spacciate per legge. 

L’inverno 2024 sarà ricordato come quello della ragione congelata. Il caso Horner ne è cartina di tornasole, così come lo era stato il precedente evento che aveva coinvolto Toto Wolff e Susie Stoddart, sua compagna di vita. 

Per quanto riguarda i succitati coniugi, tutto prendeva le mosse da un’inchiesta giornalistica nata da un articolo di Business F1, l’organo di stampa che aveva messo in piedi la congettura alludendo a un presunto passaggio di notizie confidenziali favorito dalla vita matrimoniale e dalle cariche che la coppia occupa nel motorsport

La FIA, seguendo l’onda emozionale del pubblico tribuno, aveva avviato un’indagine allusiva, svolta in contumacia e che, chiaramente, aveva generato la reazione virulenta dei presunti colpevoli che avevano replicato con due tuonanti note disgiunte. E tutta una serie di azioni legali protettive di cui stavolta i soliti bene informati non avevano traccia. Succede sempre così quando le carte esistono per davvero. 

Quel che è accaduto dopo è storia nota: in una raffica di mitragliate mediatiche, FOM e scuderie, avevano preso le distanze dall’operato federale. Si erano smarcate dall’accusa di aver segnalato il caso ai vertici parigini e, fattore ancor più decisivo, avevano offerto piena fiducia a Toto Wolff – in qualità di membro del Patto della Concordia (e capo scuderia) – e a Susie Stoddart, in veste di managing director della F1 Academy . 

La Federazione Internazionale dell’Automobile, rea di aver stabilito colpevolezze senza fatti probatori marmorei, si era trasformata da accusatrice ad accusata, vedendosi contrarre le pareti del Circus intorno a sé. Da qui un cambio di passo repentino e a tratti ridicolo col quale aveva chiuso l’indagine e il caso. 

Toto Wolff, team principal e co-proprietario del team Mercedes AMG F1

Place de la Concorde ne è uscita ridimensionata e ammaccata, i coniugi Wolff rafforzati e riabilitati. Stesso processo, con dinamiche diverse, che ha portato all’epilogo di quello che è stato definito, in maniera roboante, “Horner-Gate”. Il pluripremiato manager, che sulla materia si era sempre esposto poco e solo se rintuzzato da scomode domande, è ora più forte che mai. Chi esce annacquato da queste storie, che sono ormai sempre più quotidiane, è certa stampa e un modo censurabile – questo sì – di fare informazione. 

Ma ne escono indeboliti anche i tifosi, quelli forcaioli, quelli che si esaltano nell’esporre al pubblico ludibrio il vincente di turno. Il giustizialismo dissennato, anche stavolta, è stato spazzato via dal tempo, dalle indagini e dalla verità che ha ridato dignità a chi l’aveva persa suo malgrado.

Anche se – e questo è l’aspetto più sgradevole di queste storie – certe etichette sono dure a morire e difficili da cancellare. Ora tacciano i giudici senza costrutto e parli la pista. Buon campionato del mondo a tutti. Fino alla prossima polemica.


Crediti foto: Mercedes AMG F1, Oracle Red Bull Racing

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