La F1 corre veloce verso quel futuro che essa stessa ha tracciato. Convinta, risoluta, diretta nonostante qualcuno provi a spostarne la direzione con ravvedimenti dell’ultima ora. Non ve ne saranno. Nessun ostacolo fermerà il cambiamento previsto per il 2026 nonostante la battaglia politico-tecnica continui a impazzare con una Red Bull che s’agita parecchio ma che probabilmente dovrà alzare bandiera bianca accettando ciò che essa stessa ha determinato a compiere. È tardi, il tempo scorre veloce e i vertici della serie non intendono relativizzare il contesto operativo con controproducenti sterzate last minute.
Lo ha spiegato Stefano Domenicali in una chiacchierata con Autosport: “Qualcuno ha cercato di spingere per una proroga delle norme attuali, ma sarebbe stato totalmente sbagliato. Dobbiamo rispettare tutti coloro che hanno investito in questo progetto complesso e costoso. Mettere in discussione le decisioni precedenti sulle power unit sarebbe un grosso errore“, ha detto il CEO italiano fresco di rinnovo ribadendo ancora una volta che il solco è stato scavato e che nulla lo colmerà.

La F1 in cerca di solidità
La classe regina del motorsport vive anni floridi in cui la crescita è costante e i dividendi per i soggetti – 11 dall’anno prossimo – non accennano a regredire in portata. Una stagione d’oro che non va però data per scontata perché il rischio che eventi esogeni determinino una brusca frenata, con annessa inversione di tendenza, è sempre dietro l’angolo.
Domenicali ha insistito su forme di protezione contro una possibile crisi economica come quella del 2009 che, ricorderete, spinse marchi come BMW o Toyota ad andarsene inaspettatamente. “Sarebbe sbagliato da parte mia non considerare questa possibilità, soprattutto alla luce dell’attuale clima economico. Renault, dopo molti anni, ha lasciato la Formula 1. Dobbiamo essere chiari, i produttori sono essenziali, ma siamo abbastanza maturi per sapere che, se una grave crisi colpisce questo settore, i gruppi automobilistici più potenti dovranno prendere una decisione“.
Da qui la necessità di rendere il “giocattolo” meno costoso e più profittevole. “Ecco perché dobbiamo semplificare e ridurre significativamente i costi, pur mantenendo un collegamento tecnico con le tecnologie rilevanti per le auto stradali, come i carburanti sostenibili. Se una crisi costringe qualcuno a interrompere il proprio programma di Formula 1, saremo in grado di rispondere in modo indipendente e cercare alternative“, ha detto Domenicali.

E proprio gli sviluppi recenti lo hanno dimostrato. Dopo la prima bocciatura della candidatura Andretti-Cadillac, la Formula 1 ha accolto il gruppo americano proprio per sostituire il motorista francese che aveva dismesso il proprio programma. Una scelta quasi obbligata che però ha dimostrato flessibilità e apertura mentale da parte di chi stabilisce le regole del gioco. Un’elasticità che però non ci sarà in relazione alle regole 2026 ritenute blindate ed efficaci per vincere le sfide che sono sul tavolo.
La Formula 1 va dritta per la sua strada e fino al 2031 non vi saranno scossoni di sorta. Forse si contempleranno solo degli aggiustamenti marginali, delle calibrazioni per evitare che un solo soggetto s’imponga alla concorrenza attardata.
Crediti foto: F1, Cadillac