Per anni la McLaren è stata l’eccezione che confermava la regola. In un paddock dominato da loghi, titoli venduti e denominazioni dettate dal denaro degli sponsor, il team di Woking aveva provato a mantenere intatta, negli ultimi anni, la propria identità. Nessun title sponsor, nessuna aggiunta nel nome, soltanto “McLaren”, con quell’aura di storia e prestigio che resisteva anche all’era moderna: leggi qui.
Dal 2026, però, anche questa ultima fortezza andrà a crollare. Con l’annuncio ufficiale arrivato ad Amsterdam a margine del weekend del GP d’Olanda, la squadra papaya si è consegnata definitivamente al mercato: Mastercard diventerà Official Naming Partner, trasformando la scuderia in “McLaren Mastercard Formula 1 Team”. Una scelta che porta in dote circa 100 milioni di dollari all’anno, per un accordo che potrebbe protrarsi fino alla metà del prossimo decennio.
È, di fatto, la più grande intesa commerciale della storia della McLaren, e al tempo stesso il colpo di spugna finale su quell’immagine romantica di team “indipendente” che si distingueva dalla concorrenza. Perché ormai la Formula 1 è una vetrina in cui i nomi storici convivono a braccetto con i giganti della finanza e dell’industria: Red Bull è “Oracle”, Mercedes è “Petronas”, Ferrari è diventata “HP”, Aston Martin ha Aramco. Mancava solo la McLaren, che si era sempre sottratta a questa logica.

Zak Brown e Andrea Stella hanno scelto di non restare più a guardare. Sullo sfondo di una crescita tecnica impressionante – con una monoposto che ha riportato il team a lottare costantemente con i top e poi a imporsi in maniera perentoria – arriva ora anche il passo commerciale definitivo. Mastercard, già sponsor della squadra, ha deciso di consolidare il matrimonio, legando più saldamente il suo brand al nome stesso della McLaren.
Un’operazione inevitabile? Forse sì, se si pensa ai bilanci e alla guerra di investimenti in cui sono impegnati i top team. Ma resta il fatto che l’ultima mosca bianca della Formula 1 ha scelto di dipingersi con i colori del business. La “McLaren” pura e semplice, quella che evocava Senna, Prost o Hakkinen, dal 2026 non esisterà più. Evoluzione comprensibile nell’era della sovraesposizione mediatica di un team che è tornato finalmente in cima al monte del motorsport. Un’attrattiva troppo grande per chi vuole visibilità e paga con moneta sonante.
Ora gli occhi sono tutti puntati su Cadillac, il nuovo soggetto che sta per sbarcare in Formula 1. Per ora il team americano mantiene un nome asciutto e identitario. Potrebbe essere quindi l’ultimo baluardo contro la commercializzazione selvaggia. Ma da qui all’avvio del prossimo campionato c’è tempo e anche gli americani potrebbero piegarsi alla munifica moda degli ultimi anni che snatura la storia ma porta tanti dobloni nei forzieri.
Crediti foto: McLaren F1
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