Con il ritorno della F1 tornano anche le polemiche, o per meglio dire, riemergono i sospetti. Anche questo 2024 – e non è certo una novità – ha avuto la sua dose di storie ai “limiti del consentito”. Prima si è parlato della famosa “frenata sdoppiata” della Red Bull, senza che ve ne fosse una prova certa, poi si è giunti alle ali anteriori flessibili – un grande classico degli ultimi anni – della McLaren MCL38 e della Mercedes W15.
Successivamente, sempre a proposito di ali, ma stavolta posteriori, è stato sollevato il caso del famigerato finto DRS delle monoposto papaya, che avrebbe infranto lo spirito del regolamento (concetto ampiamente decostruito, leggi qui), anche se nessuna norma scritta lo vietava.
Ora, a un giorno dall’inizio delle attività per il Gran Premio degli Stati Uniti, emerge un’altra questione, un’altra potenziale polemica, l’ennesima storia di accuse non confermate che, anziché fare chiarezza, alimenta i soliti meccanismi mediatici che vanno alla ricerca di un colpevole da condannare in contumacia. Veniamo ai fatti.
F1 e sospetti: qualcuno bara con le altezze?
Si sta diffondendo in queste ore la voce che un team in particolare – e non abbiamo idea di chi possa essere – abbia sfruttato il regime di Parco Chiuso in modo, come dire, fantasioso. La bomba è stata sganciata dalla testata britannica Autosport, una fonte che non è certo avvezza a pubblicare articoli sensazionalistici per ottenere qualche facile click. Questo genere di notizie è solitamente più affine a testate meno serie.
Il giornale afferma che vi sia stata una fitta interlocuzione tra le scuderie che si sentono lese e la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA). Anche in questo caso, non si conosce il nome dei protagonisti. L’accusa è la seguente: si ritiene che una squadra abbia alterato l’altezza della monoposto nel regime di Parco Chiuso, contravvenendo a una delle regole basilari della Formula 1 attuale, un’infrazione che dovrebbe condurre automaticamente alla squalifica o, quantomeno, a una sanzione significativa.

F1: la FIA è incapace di controllare o preferisce l’accordo riservato? Meccanismo che alimenta i sospetti
Senza entrare nei dettagli di articoli e commi – un editoriale non è la sede per questo tipo di approfondimento – ciò che si intende sottolineare è che se la FIA avesse contezza del fatto che si sta consumando un illecito senza intervenire, saremmo di fronte a una situazione di gravità inaudita, per due motivi principali.
Il primo è che, anziché punire e sanzionare, il giudice cercherebbe un accordo tra le parti per far sì che una prassi illegale venga interrotta. Non è questo il modo corretto di procedere, visto che a fronte di un’infrazione accertata è prevista una pena automatica, specie per alcuni tipi di violazioni.
In secondo luogo, se la questione riguardante l’interlocuzione tra le parti per trovare un compromesso sanzionatorio (come già visto in occasione dell’infrazione del budget cap da parte della Red Bull o nella gestione della vicenda che toccò la Ferrari con il proprio propulsore, ndr) non fosse vera, ciò dimostrerebbe che chi è deputato al controllo non dispone degli strumenti adeguati per verificare una situazione del genere. E questa ipotesi, se vogliamo, incute ancora più timore, poichè lascia pensare che anche in altri ambiti cruciali si possa operare al di fuori delle regole.
Con quest’ultima considerazione abbiamo alimentato il sospetto. Ed è proprio questo il punto: con un tale modo di procedere, è naturale che i professionisti dell’informazione, così come semplici i tifosi, si lascino andare a congetture, foraggiate da un contesto in cui non c’è mai certezza della regola né della pena.
Abbiamo atteso quattro settimane per rivedere i bolidi sfrecciare in pista e di tutto avremmo voluto parlare tranne che dell’ennesima polemica, che probabilmente, visti i precedenti, si risolverà in un classico nulla di fatto. Ma nel frattempo avremo ulteriormente avvelenato i pozzi. Che bella la Formula 1…
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP
Foto Copertina: Motorsport Magazine