In difesa del gardening leave

Abolire il "giardinaggio" rischierebbe di essere un clamoroso autogol. Più che il superamento servirebbe disciplinare puntualmente il gardening leave

Il gardening leave è quella pausa forzata che ingegneri e altre figure del mondo della F1 devono osservare quando cambiano squadra. Si tratta di una disposizione molto diffusa nel Circus, concordata di volta in volta tra le scuderie e i soggetti che si spostano.

Negli ultimi tempi, nei paddock si vocifera che questo sistema potrebbe essere rivisto, con l’introduzione di un giro di vite che porterebbe addirittura alla sua abolizione. Un cambiamento del genere aprirebbe alla piena e totale mobilità da un team all’altro, anche durante lo svolgimento del campionato.

Questo offrirebbe vantaggi per chi acquisisce personale, ma toglierebbe molte garanzie a chi rimane orfano di un tecnico di rilievo. Proprio per questo motivo, il sistema del “giardinaggio” andrebbe forse meglio disciplinato e, in ogni caso, generalmente tutelato.

Il mercato del lavoro della Formula 1 è molto particolare e non assimilabile a quello tradizionale. Non stiamo parlando di semplici operai che si spostano da una catena di montaggio all’altra: qui sono in gioco competenze e professionalità con un know-how specialistico che può fare la differenza in una competizione sportiva.

Immaginate, ad esempio, se un direttore tecnico si trasferisse da una scuderia all’altra tra un Gran Premio e quello successivo, portando con sé conoscenze e segreti che potrebbero essere immediatamente applicati nella nuova squadra. Una pratica non proprio eticamente corretta, che rischierebbe anche di far lievitare i prezzi degli ingegneri, attirati da offerte straordinarie fatte da team in difficoltà temporanee, pronti ad affidarsi a chi ha già individuato soluzioni vincenti.

La questione è anche motivazionale. Con quale spirito un professionista affronterebbe gli ultimi giorni in una squadra sapendo che presto lavorerà per la concorrenza? È come se un calciatore si trovasse a giocare contro la compagine in cui si trasferirà, in una partita decisiva per un posto in Champions League. Inutile dire che, anche indirettamente, il condizionamento psicologico potrebbe risultare determinante.

Mattia Binotto Audi
Matia Binotto è diventato CEO Audi dopo un lungo periodo di gardening a seguito dell’esperienza in Ferrari

F1: la necessità di disciplinare il gardening leave

Il gardening leave, sebbene poco amato da molti, andrebbe semplicemente perfezionato e meglio regolamentato, stabilendo tempistiche specifiche in base al ruolo che il tecnico occupa all’interno del team. Ciò che manca attualmente è una linearità procedurale, poiché gli accordi vengono definiti di volta in volta.

Tuttavia, aprire alla completa liberalizzazione del mercato degli ingegneri in Formula 1 sarebbe rischioso, visto minerebbe il principio dell’equa competizione che è alla base di ogni sport.

Il fatto che negli ultimi anni ci sia stato un massiccio movimento di personale tra i dieci team presenti in Formula 1 ha portato molti a chiedere un allentamento delle restrizioni. Ma questa è una visione egoistica e di corto respiro che rischia di creare ulteriori problemi. Forse, anziché puntare alla totale libertà, sarebbe più opportuno codificare le attuali consuetudini in un regolamento scritto per bene, senza scappatoie o coni d’ombra.

Ovviamente, questo è solo il punto di vista di chi scrive e non pretende di essere oggettivo.


Crediti foto: F1

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