L’impassibile

Max Verstappen sembra essere impassibile alla tempesta che sta sconquassando la Red Bull. Per quanto potrà reggere l'olandese prima che gli effetti della guerra si faranno sentire?

Il fuoriclasse lo vedi nei momenti di difficoltà. Quando tutto sembra giocare a sfavore, il fenomeno tira la zampata decisiva che annichilisce gli avversari. Ciò è stato il giro che ieri ha consentito a Max Verstappen di prendersi la pole position del Gran Premio di Arabia Saudita. Un crono simbolico perché abbatte il record che fu di Lewis Hamilton; un fatto che racconta che, per la prima volta, una vettura di nuova generazione può essere più veloce delle auto del 2021.

Non che la Red Bull RB20 non avesse la possibilità di supportare il driving dell’olandese. Stiamo comunque parlando della migliore macchina del lotto che probabilmente farà vedere di essere ancor più dominante sui 50 giri della gara odierna. Quel che Max Verstappen è riuscito a fare, in realtà, è risultare impassibile a tutto ciò che sta accadendo nel suo team. E di cose se ne stanno verificando a Milton Keynes.

Ormai è una guerra senza quartiere, uno stato di natura hobbesiano come abbiamo scritto in un articolo di ieri. Ogni giorno al libro della faida interna si aggiunge un nuovo capitolo. Sarebbe troppo lungo ripercorrere le tappe di una guerra interna che di fatto nasce  nel 2023 quando Max stava dominando in lungo e largo il mondiale.

Christian Horner e Jos Verstappen
Christian Horner e Jos Verstappen parlano amabilmente. La quiete prima della tempesta?

La frattura, che oggi s’è fatta netta, si è aperta tra la quota austriaca del team formata da Mark Mateschitz, figlio di Dietrich, Oliver Mintzlaff, Helmut Marko, Adrian Newey e dai Verstappen (padre e figlio) e quella thailandese (che detiene il 51% del pacchetto) che ha in Christian Horner il suo esponente plenipotenziario di spicco.

Dopo le accuse mosse a Horner, scagionato da un’indagine interna assai fumosa e dalle conclusioni insoddisfacenti, Chalerm Yoovidhya, n°1 di Red Bull GmbH Thailandia, ha dato un segnale forte per far capire chi sostiene chi. Prima del Gp del Bahrain ha preso un volo e si è presentato nel paddock di Sakhir dove si è fatto vedere a più riprese col suo uomo inglese. Da qui la rottura definitiva con l’uscita di Jos Verstappen (che non s’è visto a Jeddah) e il colpo di scena di ieri sera.


Red Bull: si apre la grande fuga?

Helmut Marko confermando quanto ormai tutti sanno, ha reso manifesto il clima di guerra minacciando dimissioni veloci. Una mossa che i vertici di Red Bull non hanno apprezzato intimando il silenzio all’ottantenne ex pilota di Graz che, per tutta risposta, ha parlato ai media austriaci affermando che nessuno può imbavagliarlo. 

Qualcuno potrebbe pensare che la posizione di Marko non è poi così centrale all’interno del team. Si parla pur sempre di un personaggio che dirige l’accademia dei piloti e che ha un contratto della durata di un paio d’anni ancora. In realtà non è così: voci dal paddock dicono che la clausola rescissoria presente nel contratto di Max Verstappen – e confermata dallo stesso Marko – abbia un’ulteriore postilla che concederebbe all’olandese la possibilità di potersi liberare se Helmut decidesse di dire addio al sodalizio anglo-austriaco.

Messa in questi termini la cosa si fa seria. E sapete perché? Dietro le mosse del super consigliere Red Bull ci potrebbe essere la Mercedes. Toto Wolff, ieri sera,  in maniera piuttosto ammiccante, il boss della Stella a Tre Punte ha aperto le porte a Helmut Marko dicendo “Ci manca una mascotte possiamo dargli un cappello rosso”. Una battuta dietro la quale potrebbero celarsi strategie ben più grandi nella portata.

Mercedes deve sostituire Lewis Hamilton. La prospettiva di poter avere Max Verstappen e di acquistare tutto il pacchetto che gli ruota intorno non va esclusa in maniera aprioristica. Quindi Mercedes potrebbe aprire le porte al pilota, al papà Jos, a Helmut Marko. Quindi a tutto il suo cerchio magico. E chissà, come scrivevamo qualche giorno fa, che in questo mega passaggio non possa rientrare addirittura quel Adrian Newey che molti vogliono vicino alla Ferrari.

Red Bull, Adrian Newey e Max Verstappen

Anche quest’ultima immagine, ossia quella che riconduce al tecnico più geniale della Formula 1 in procinto di abbandonare la Scuderia Campione del mondo, dà la cifra dello sconquasso che in questo momento si vive nel team. Una serie di movimenti tellurici di elevatissima magnitudo che per ora non si stanno riverberando sulla pista. La RB20 è una macchina ancora dominante, che gode e sfrutta il vantaggio che avevano accumulato i modelli precedenti. Ma se la rivoluzione dovesse compiersi davvero e i pezzi grossi come Marko e Adrian  Newey dovessero dire addio, la pista ne comincerebbe a risentire.

E forse è in quel momento che Max Verstappen inizierebbe ad accusare il colpo di questa diaspora interna che va consumandosi inesorabilmente. Per ora l’olandese sta mostrando grandissima maturità. Riesce a scindere gli ambiti ed è capace di tenere ancora buoni rapporti con Christian Horner sebbene questi sia stato messo sotto accusa dal padre Jos. 

Ma le tensioni, alla lunga, rischiano di inghiottire chi ora riesce a tenere botta perché continua a vincere come se nulla fosse. Nel 2026 la Formula 1 conoscerà una delle sue più grandi rivoluzioni tecniche ed affrontarla senza dei punti di riferimento solidi come Adrian Newey e la Ford – che tuttora è alla finestra e non è sicura di voler proseguire nell’accordo tecnico commerciale con Red Bull – potrebbe essere l’elemento che dà la spallata definitiva alle certezze del tre volte iridato.

L’impassibile Max rimarrà tale finché il suo team, nonostante quanto sta accadendo, gli darà la possibilità di poter continuare a imporsi con continuità. Nel momento in cui le prestazioni dovessero calare, statene certi, Max sarà il primo a passare dall’altro lato della barricata e a pretendere una vettura veloce e vincente. Che potrebbe cercare – e forse trovare – in altri contesti tecnico-sportivi. Che sorgono nella non lontana Brackley?  


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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