Un bel tacer non fu mai twittato

Analisi di alcuni tweet scritti da personalità del motorsport a proposito della pugile algerina Imane Khelif

L’ultima settimana dei Giochi della XXXIII Olimpiade, in corso a Parigi, è stata segnata dalla controversia che ha coinvolto la pugile algerina Imane Khelif, 25 anni, “colpevole” di iperandrogenismo. Questa condizione le aumenta i livelli di testosterone, costringendola a un trattamento per ridurli: una sorta di “doping al contrario”.

La destra mondiale, dal governo italiano a quello ungherese, miliardari come Elon Musk e Donald Trump (quest’ultimo in corsa per la Casa Bianca) e l’autrice della saga di “Harry Potter”, J.K. Rowling, si sono accaniti contro il corpo di questa ragazza dopo che nel primo match alle Olimpiadi, la pugile italiana Angela Carini ha scelto di ritirarsi dall’incontro dopo appena 45 secondi dall’inizio.

Imane Khelif: quando il mondo del motorsport dovrebbe imparare a tacere

Sappiamo tutti che il mondo del motorsport è un universo a sé stante e che non fa parte del CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Tuttavia, in alcuni casi deve seguire i suoi dettami, come per esempio per la squalifica degli atleti russi per il caso del “doping di Stato”, in cui i piloti di nazionalità russa non potevano gareggiare sotto la propria bandiera e, in caso di vittoria, l’inno russo non poteva essere suonato.

Antonio Felix da Costa, TAG Heuer Porsche Formula E Team

Alcuni piloti molto noti nel panorama del motorsport hanno voluto esprimere la loro opinione sulla boxeur algerina. Tra questi, Lucas di Grassi, pilota brasiliano di origini italiane, che ha gareggiato in F1 nel 2010 con la Virgin ed è attualmente in Formula E con l’ABT Cupra, con la quale è diventato campione del mondo nella stagione 2016-2017 con la scuderia Audi.

Su X (il nuovo nome di Twitter, piattaforma social di proprietà di Elon Musk), Di Grassi si è lanciato in una ridicola lezione di genetica sui cromosomi X e Y, accusando l’atleta algerina di essere un uomo, seppur nata donna.

António Félix da Costa, pilota portoghese anch’egli in Formula E con la Porsche e campione del mondo nella stagione 2019-2020 con la Techeetah, è entrato in difesa del collega, sostenendo che si tratti di un semplice dibattito e che non ci sia bisogno di tutto questo “odio”. Odio che si sta riversando invece tutto su una donna di 25 anni.

L’ultimo pilota a esprimere la sua opinione su X è stato Jann Mardenborough, cresciuto a pane e Gran Turismo, la cui storia è stata raccontata anche dal sottoscritto. Mardenborough ha difeso la pugile italiana Angela Carini, affermando che dopo essersi allenata per 4 anni si è trovata davanti a un “brother”, insinuando che Imane Khelif sia un uomo.

Come detto sopra, il motorsport non si è mai interessato dei diritti civili e ha gareggiato in Stati sotto dittature militari, sotto apartheid, ed è ancora oggi utilizzato da Paesi antidemocratici che non rispettano i diritti civili e umani per mostrarsi belli agli occhi del mondo. Il motorsport ha bisogno di personalità come Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, attenti ai diritti civili e umani, e non di chi li nega.

Imane Khelif ieri ha battuto ai punti, nei quarti di finale, la pugile ungherese Luca Hamori, che l’aveva rappresentata con una stories sul suo profilo Instagram come un minotauro, mostro della mitologia greca. La boxeur algerina l’ha sconfitta e le ha stretto la mano, per poi lasciarsi andare a un pianto liberatorio, dopo tutto il vomito d’odio che le è piovuto addosso. 

È arrivata in semifinale e tornerà in Algeria, Paese notoriamente poco rispettoso della comunità LGBTQ+, almeno con la medaglia di bronzo. Per tutto quello che ci sta insegnando, però, ha già vinto la medaglia d’oro.


Crediti foto: Formulacritica

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