F1 – È risaputo che le prove libere sono fondamentali per lo “zoccolo duro” dei tifosi, che seguono con passione questo meraviglioso sport. Le monoposto girano in pista per mettere le basi delle qualifiche del sabato e della gara della domenica. Le prove libere del Gran Premio del Messico, come tutto i resto del weekend, sono speciali a modo loro: si svolgono ad altitudini record, ben sopra il livello del mare, e il pubblico in visibilio tifa incessantemente per l’eroe di casa, il pilota messicano della Red Bull Sergio Pérez, con cori da stadio: “Checo! Checo! Checo!”.
La seconda sessione di prove libere è stata l’occasione in tutto il mondiale in cui Pirelli, fornitore ufficiale di pneumatici per la F1, può testare le gomme dell’anno successivo sulle monoposto attuali. Per questo motivo, la sessione viene prolungata di 30 minuti rispetto all’ora regolamentare, un ritorno al passato.
I piloti sono così costretti a provare poco, o a non provare affatto, le coperture che utilizzeranno nel resto del Gran Premio. Per noi spettatori, la sessione inizia a mezzanotte, come un qualsiasi programma di seconda o terza serata. L’emittente italiana, considerando i pochi spettatori ancora svegli a quell’ora e il fatto che i piloti giravano con gomme che non avrebbero usato nel weekend, si è lanciata in una sorte di “varietà”.
Si sono intervistati piloti senza un futuro certo in F1, come l’altro eroe locale Pato O’Ward, che scherza con la giornalista che dirama in esclusiva la serie nel Belpaese. Un commentatore tecnico, nonché uomo Ferrari, si è travestito da “mariachi” – il tipico musicista messicano – con tanto di sombrero, ed è stato costretto a fare gag stereotipate sul Messico, mentre si parlava di motorsport. Tra una gag e l’altra, giusto per tenere incollato il pubblico sonnecchiate agli schermi, si è discusso anche di quanto Verstappen possa essere scorretto nei duelli corpo a corpo.

F1 – Varietà: quando il monopolio non giova
Gli abbonati italiani, gli appassionati di F1, pagano tanto per seguire lo sport che amano e spesso devono subire un trattamento che sfocia facilmente nel trash, come un qualsiasi programma della TV generalista. La Formula 1 in Italia (e non solo) è sotto un ferreo monopolio, almeno fino al 2027.
Di recente, l’NBA ha lanciato una promozione tramite la sua piattaforma streaming, un’iniziativa semplice, economica e globale che ha reso felici i fan di tutto il mondo, superando le barriere imposte dalle varie emittenti nazionali. Anche la Formula 1 possiede la sua piattaforma di streaming, F1TV, ma Liberty Media preferisce vendere i diritti per macroaree, come avviene con Sky, che trasmette la categoria in Italia, Germania e Regno Unito.
Il pubblico non ama il monopolio, ma la libertà di scelta. Si potrebbe migliorare F1TV, affiancandola alle emittenti che già trasmettono la Formula 1, con un prezzo equo, simile a quello dell’NBA, che permetta anche la condivisione tra amici e parenti. In questo modo, si offrirebbe una scelta per il racconto da seguire, permettendo anche ai giovani appassionati con risorse limitate di avvicinarsi allo sport.
La F1, come prodotto televisivo, ha bisogno di un cambio di passo. Con il tempo, il pubblico potrebbe stancarsi e abbassare il volume. O, peggio ancora, cambiare canale Chi racconta la F1, oggi, fa più rumore di un motore turbo-ibrido. Anche quando non ce n’è bisogno…
Crediti foto: F1TV