Il caso recente del rapido avvicendamento tra Liam Lawson e Yuki Tsunoda ha attirato l’attenzione dei fan della Formula 1. Ma dietro le quinte, c’è un retroscena ben più significativo: Red Bull aveva tentato di riportare in squadra Alexander Albon come sostituto di Sergio Perez. Non Tsunoda, non Lawson. A rivelarlo è Lawrence Barretto, corrispondente F1, che conferma quanto sia stato concreto il tentativo della squadra di Milton Keynes.
Perché Red Bull ha cercato Albon prima di tutti?
La risposta è semplice: Red Bull non si fida davvero dei suoi giovani. Dopo una stagione 2024 da dimenticare per Sergio Perez, conclusa con un ottavo posto nel Mondiale, lontano anni luce da Max Verstappen, la scuderia austriaca aveva deciso di voltare pagina. Ma al momento della scelta, invece di promuovere subito un talento interno, si è mossa per sondare la disponibilità di una vecchia fiamma: Alexander Albon, ora pilota di punta in Williams.
Barretto spiega che il team ha tentato concretamente di riportare Albon per affiancare Verstappen, ma l’operazione è fallita. Questo dettaglio, poco pubblicizzato, mette in discussione l’efficacia del reparto junior Red Bull: se c’è bisogno di tornare a cercare un ex pilota, forse il vivaio non è così solido come si vuole far credere.
Tsunoda promosso, Lawson retrocesso: cosa c’è davvero dietro?
Dopo il fallimento dell’opzione Albon, Red Bull ha dovuto pescare nel proprio bacino. E qui si è consumato un altro colpo di scena. Inizialmente, la squadra aveva scelto Lawson, forte di test positivi e di un buon finale di stagione 2024. Ma dopo appena due weekend (tra cui una disastrosa qualifica in Cina, conclusa in ultima posizione), Lawson è stato retrocesso a Racing Bulls.
Yuki Tsunoda, che sembrava ormai intrappolato in VCARB, è stato chiamato in prima squadra. Un riconoscimento meritato, viste le buone performance a inizio 2025, ma che evidenzia come il piano Red Bull fosse tutt’altro che chiaro o coerente.
Red Bull ha davvero un piano B credibile?
Il caso Albon dimostra che Red Bull è in difficoltà quando si tratta di rimpiazzare i propri piloti senior. Con un sistema teoricamente capace di sfornare campioni (Vettel, Verstappen), negli ultimi anni ha mostrato crepe evidenti: da Gasly a Ricciardo, da Albon a Lawson, nessuno ha davvero convinto al fianco del campione del mondo.
Oggi, Tsunoda ha una chance importante, ma Red Bull sa bene che se fallisse anche lui, le opzioni sarebbero limitate. Lawson ha perso fiducia, Albon è irraggiungibile, e nessun altro giovane sembra pronto. La soluzione potrebbe essere, ancora una volta, affidarsi all’esterno e ingaggiare un pilota che ha già fatto la sua esperienza altrove, come avvenuto con lo stesso Sergio Perez.
Il futuro? In bilico più che mai
Questo scenario apre un interrogativo più ampio sulla gestione dei talenti in casa Red Bull. In un’epoca in cui i top team devono muoversi con lungimiranza, Milton Keynes sembra navigare a vista. E mentre Verstappen continua a bruciare l’asfalto su cui viaggia, il sedile accanto a lui rimane il posto più scomodo della Formula 1.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing