Il “giro più veloce” è una delle massime espressioni nella storia della F1, dove le prestazioni del mezzo a disposizione e il talento del pilota entrano in simbiosi come non mai. Agli albori della Formula 1, nel suo primo decennio (1950-1959), i padri fondatori del “pinnacolo del motorsport” vollero premiare con un punto bonus chi effettuava il giro più veloce in gara.
Dal 1960 la regola fu abolita e sarebbero valsi solo i punti in base alla posizione finale della gara di ogni Gran Premio, fino al 2018. In vista del campionato mondiale di F1 del 2019, la nuova proprietà, l’azienda americana Liberty Media (operante in vari settori dei mass-media), insieme alla F1 Commission, decise di reintrodurre il punto bonus per chi compie il giro veloce in gara. Tuttavia, il punto sarebbe valso solo per chi si fosse classificato tra i primi 10 in ogni Gran Premio.
Liberty Media non voleva omaggiare gli anni ’50 della F1, ma sembrava piuttosto desiderosa di smantellare ciò che Bernie Ecclestone, storico patron della, aveva costruito durante la sua lunga egemonia. Questa regola si è rivelata un’arma a doppio taglio: da un lato, ricompensa le capacità del pilota e le prestazioni dell’auto, a patto che ci si classifichi tra i primi dieci; dall’altro, permette di “rubare” il punto bonus con una sosta ai box negli ultimi giri, montando gomme soft, anche se non si è nella top ten.

F1: il punto addizionale per il giro veloce genera polemiche
In casi di lotte serrate tra due piloti, questa regola può risultare fondamentale nella corsa ai titoli mondiali. Troppo spesso, da quando è stata reintrodotta, abbiamo visto team in lotta per il campionato richiamare un loro pilota ai box, senza rischiare di perdere posizioni, per montare gomme morbide e guadagnarsi o sottrarre il punto bonus del giro più veloce agli avversari. Una sorta di “rubamazzetto” o “rubamazzo”, come preferite.
Nel noto gioco di carte del “rubamazzo”, ogni tessera presa dal tavolo deve rimanere scoperta, visibile all’avversario, che può “rubarla” se possiede una carta dello stesso valore. In Formula 1, questa tattica viene spesso abusata dai team in situazioni estreme.
All’ultimo Gran Premio di Singapore, durante il penultimo giro, l’ormai ex pilota della Visa CashApp Racing Bulls, l’australiano Daniel Ricciardo, è stato richiamato ai box per montare gomme morbide, ottenendo poi il giro più veloce, ma non il punto bonus, dato che si era classificato nelle ultime posizioni. Questa mossa del team satellite della Red Bull ha tolto il punto suppletivo al vincitore del Gran Premio, il principale rivale della scuderia anglo-austriaca, Lando Norris della McLaren. Per questo motivo, il team principal della Red Bull, Christian Horner, ha ringraziato Ricciardo nel suo ultimo atto in F1.
Le polemiche tra fan e appassionati su questa regola controversa e sul modo in cui viene sfruttata dai team non si sono fatte attendere.
Come detto nell’introduzione, il giro più veloce è una manifestazione del talento del pilota e delle prestazioni del veicolo, ma negli anni ’50 aveva un significato diverso rispetto a oggi. Adesso, per fare un giro veloce, basta un pit-stop negli ultimi giri, montando gomme nuove (quasi sempre morbide) con il serbatoio quasi vuoto. Non c’è nulla che metta in risalto né il pilota né la monoposto: solo gomme nuove e un serbatoio scarico.
Se si volesse davvero premiare sia il pilota che la vettura, bisognerebbe introdurre un punto bonus per chi ottiene la pole position. Nella stessa riunione che ha reintrodotto il punto bonus per il giro più veloce si era discusso anche di introdurre un punto aggiuntivo per la pole position, ma la proposta fu scartata, poiché per molti la partenza al palo è già un importante vantaggio. Il giro più veloce in gara ha ormai perso valore e serve solo a “rubare” il “mazzo” all’avversario, generando polemiche e drammi inutili.
Liberty Media e la F1 Commission dovrebbero sedersi a un tavolo e riconoscere la pole position come massima espressione del talento del pilota e delle prestazioni della sua monoposto. Così facendo, metterebbero d’accordo piloti, scuderie, fan e appassionati.
Crediti foto: Formulacritica, Scuderia Ferrari HP, Oracle Red Bull Racing