“Se chiedessimo ai piloti quale sia la loro pista preferita, penso che, tranne Suzuka, sarebbero tutte europee. Dobbiamo stare attenti ad allontanarci da queste piste. I circuiti che spariranno dal calendario probabilmente sono quelli che amiamo di più”. Queste le parole di Oscar Piastri durante la conferenza stampa pre-Gran Premio di Abu Dhabi.
Un monito, quello del pilota australiano, che segue i recenti accadimenti nel mondo della Formula 1. Proprio ieri Zandvoort ha annunciato il suo addio al Circus: l’edizione 2026 sarà l’ultima in calendario. I promoter della gara olandese non accettano l’imposizione che spinge per la rotazione dei Gran Premi europei. Una pista che era rientrata qualche anno fa anche grazie all’hype creato dalla presenza di Max Verstappen esce immediatamente dalla lista dei 24.
Un tracciato con peculiarità che non si trovano altrove, con le sue curve ad alto banking, cede il passo ai circuiti di nuova generazione voluti da Liberty Media, che sono tutti uguali a se stessi: repliche infinite di un modello che vede la pista nascere al centro della città e svilupparsi tra muretti e curve a 90°.

Tipologie di layout che più volte sono state criticate da Max Verstappen e che evidentemente non aggradano nemmeno i piloti di nuova generazione come Oscar Piastri. In effetti, la Formula 1 sta smarrendo la sua anima. Con l’addio del GP d’Olanda probabilmente vedremo anche quello di Imola, il cui contratto scade a fine 2025. Per ora non si intravedono margini per un rinnovo ed è anche in discussione l’idea che si possa recuperare la gara saltata nel 2023 a causa dell’alluvione.
L’Enzo e Dino Ferrari potrebbe condividere la sorte (assolutamente non positiva) di altri circuiti storici come Magny-Cours, Le Castellet, Nürburgring, Hockenheim, Jerez de la Frontera e via citando. Le difficoltà europee sono sancite dalla totale assenza di Francia e Germania. È proprio quest’ultima, la mancanza della nazione tedesca, a rappresentare una vera e propria anomalia, poiché nel 2026 vi saranno due soggetti molto importanti che hanno la propria base di riferimento nella Mitteleuropa: Audi e Mercedes.
La nuova F1 “spaventa” Oscar Piastri
Liberty Media ha dimostrato di non avere una cultura storica del motorsport, andando a cercare mercati esotici che soddisfino istanze finanziarie ed esigenze di intrattenimento che piste allocate lontano dalle grandi città non possono chiaramente offrire. Ecco perché l’Europa è in sofferenza. La spending review che caratterizza il Vecchio Continente è solo una parte del problema, ma non l’unico elemento a determinare la difficoltà nell’organizzare Gran Premi.

F1: indicatore economici in crescita. Ma l’anima?
La Formula 1 è lo sport più popolare al mondo, con 750 milioni di fan provenienti da tutto il pianeta. Una crescita continua rispetto ai rilevamenti più recenti datati 2021, stimata nel 5,7%, con un aumento di 50 milioni di persone. Ciò si traduce in un incremento delle sponsorizzazioni: rispetto ai livelli precedenti al periodo del Covid, il valore medio di un accordo di partnership per i team è passato da 2,8 a 5 milioni di dollari, con una variazione sensibile anche nella durata media, passata da 3 a 5 anni.
Numeri che dimostrano come Liberty Media stia operando bene sul fronte del fatturato e della vendibilità del prodotto, ma come lo stia facendo a discapito dei valori tecnici del motorsport, che vengono sublimati in piste altamente probanti e non di certo in nastri d’asfalto asettici, resi più accattivanti dalle luci artificiali e da tutto quel contorno glamour che vi ruota intorno.
Quello di Piastri è un vero e proprio grido d’allarme che andrebbe ascoltato. Ovviamente non si chiede di far implodere il sistema, che ha bisogno di essere foraggiato con grandi iniezioni di denaro, ma sarebbe opportuno bilanciare meglio le esigenze di spettacolo – e di relativo business – con la storicità di una categoria che rischia di smarrire se stessa e, nel tempo, di perdere quei tifosi che oggi invece continuano ad aumentare.
Crediti foto: McLaren, F1