Idrogeno e benzine drop-in: il doppio binario della F1 Net Zero Carbon

Col programma Net Zero Carbon, la F1 intende tracciare la strada e non subire alcune scelte, come quella del full electric, che oggi sembrano più politiche che razionali

F1 Net Zero Carbon. Così si chiama l’ambiziosa road map che la categoria ha scritto per diventare veramente ecosostenibile entro il 2023. Un cambio di paradigma totale che parte dall’uso responsabile dei materiali di consumo e finisce ai carburanti che alimentano le vetture per passare dalla logistica alle metodologie costruttive di tutto ciò che concerne la vita del Circus.

In questo futuro ormai imminente si sta pensando anche all’alimentazione a idrogeno? La risposta è affermativa visto che la materia è stata oggetto di approfondimenti nell’ultimo Consiglio Mondiale del Motorsport tenutosi nel giovedì del Gran Premio del Bahrain. Ne ha dato conto direttamente la Federazione Internazionale dell’Automobile con una nota:

Come parte del programma di transizione energetica, che definisce l’introduzione graduale di fonti di potenza alternative nel motorsport, FIA continua lo sviluppo di power unit alimentate a idrogeno in diversi campionati e discipline. Per la prossima fase, la FIA concentrerà i suoi sforzi nel contribuire allo sviluppo e alla promozione di soluzioni basate sull’ idrogeno stoccato in forma liquida”. 

Non una novità visto che, già sul finire dell’anno passato, v’era stata un’altra manifestazione di interesse quando fu data comunicazione della creazione di un gruppo che aveva il compito di valutare l’impatto dell’alimentazione a idrogeno. Tra le parti in causa c’erano Extreme H, la serie off-road alimentata dall’elemento in questione, FIA e Formula 1.

L’utilizzo dell’idrogeno sarebbe compatibile col mantenimento in vita dei motori ICE. Ma la F1 vuole giocare una partita ancora più grande che è quella della creazione di un carburante sostenibile nella produzione e allo scarico che sia adattabile a tutti i motori a combustione interna. La cosiddetta benzina drop-in, un caposaldo della F1 Net Zero Carbon.

Power unit Honda
Power unit Honda: uno dei segreti dei successi Red Bull

Il progetto è ambizioso. Una prerogativa, la voglia di azzardare, che non manca a chi ora guida la Formula 1. Questa disciplina è vista come un semplice sport, ma in realtà è molto di più. Si parla di un concentrato di tecnica che spesso ha fatto da apripista a soluzioni che usiamo tutti i giorni nelle nostre automobili. C’è un po’ di F1 in diversi ambiti del nostro quotidiano e questa natura non si realizza per caso, ma proprio grazie a quella spinta innovatrice che la massima disciplina del motorsport ha sempre promosso. 

Chi ora possiede il pacchetto di maggioranza, Liberty Media Corporation, intende istituzionalizzare questo ruolo da locomotiva del progresso proponendosi come soggetto che traccia una strada che possa essere in grado di far curvare traiettorie preimpostate forse in maniera un po’ troppo frettolosa.

Il tema è di quelli spinosi visto che si riferisce alle motorizzazioni del futuro. Semplificando all’estremo ci sono due filosofie confliggenti: da un lato chi spinge per il full electric, come i burocrati europei, dall’altro chi ritiene che il motore a combustione interna sia arrivato ad un tale livello di sviluppo che non se ne può fare a meno, soprattutto se lo si adopera con benzine pienamente sostenibili.

E’ quest’ultimo il messaggio di cui la F1 Net Zero Carbon intende farsi bandiera. Una visione, non utopistica e basata su elementi concreti, che intende dimostrare come sia possibile conciliare propulsione “tradizionale” ed esigenze ambientali. Quello delle benzine drop-in è il mercato del futuro.

I colossi del petrolio devono fronteggiare l’inevitabile abbandono delle fonti fossili. Riconvertire la produzione da parte del comparto petrolchimico è un obbligo per mantenere le quote di mercato e, magari, per incrementarle a scapito di quei soggetti che non riusciranno a cavalcare l’onda del cambiamento. 

In F1, è ormai cosa nota, debutterà, nel 2026, una nuova generazione di power unit che dovrà essere alimentata da benzine ecosostenibili. L’obiettivo della FIA e di Liberty Media è quello di soddisfare il programma F1 Net Zero Carbon che si prefigge di arrivare ad una Formula Uno Full Green entro il 2030. Operazione ambiziosa ma necessaria nella quale credono soggetti già coinvolti in Formula 1. 

Un paio d’anni fa, Petronas, in collaborazione con Mercedes che aveva testato su un proprio camion un carburante ecologico nello spostamento da Zandvoort a Monza, ha iniziato a studiare un propellente avio per alimentare i motori a reazione portando il “concetto verde” anche negli spostamenti aerei. La realizzazione di una tale tecnologia sarebbe rivoluzionaria, una pietra miliare vera e propria alla quale i vertici di Liberty Media guardano con estremo interesse. La partita è di enorme valenza e gli interessi economici derivanti mastodontici.


La F1 può bloccare la controversa svolta full electric 

L’obiettivo ancora più ambizioso della Formula 1 – forse celato ai più – è quello di aprire una strada filosofica che faccia vacillare le decisioni prese da politici burocrati con visioni di corto respiro e che rischiano di devastare il settore automobilistico in nome di una riconversione elettrica forzata e per la quale, forse, non siamo ancora pronti. Il Parlamento Europeo, tramite il programma “Fit for 55”, ha stabilito che vieterà l’immissione sul mercato di auto nuove con motore a combustione interna entro il 2035 per poi arrivare ad un ban totale della circolazione nel 2050. 

Chiaramente la palla deve passare alla Commissione Europea che è l’organo che fattivamente legifera. È proprio in questo cammino decisionale che la Formula Uno può e deve incunearsi. Le aziende petrolchimiche, tutelando i loro legittimi interessi commerciali, devono essere in grado di fare quadrato, con la collaborazione dei team, e di dimostrare che è possibile definire benzine verdi sia allo scarico sia nel processo di produzione

Stefano Domenicali, CEO della F1

Se questo avverrà, e pare che lo scenario sia piuttosto concreto, l’Unione Europea, ma anche alcuni stati federali statunitensi che hanno predisposto politiche elettriche molto stringenti, possono rendersi conto con elementi tangibili di poter intraprendere un percorso alternativo.

Talvolta è necessario creare degli esempi concreti per convincere chi, probabilmente, non ha competenze tecniche specifiche ma legifera comunque. E quel castello di prove materiali intende crearlo la massima serie del motorsport, come aveva spiegato il suo CEO, Stefano Domenicali, in un’intervista: 

“Come Formula 1 dobbiamo chiederci cosa possiamo accelerare in termini di sviluppo. Il tema dei carburanti sostenibili è fondamentale. La percezione su questo, lo dimostra il mercato, sta cambiando. Credo che sia stata fatta un’ottima scelta quando per primi abbiamo deciso di imboccare questa strada. Non vogliamo fare guerre tecnologiche contro la mobilità full electric, è una tecnologia che avrà un suo mercato, ma crediamo che la Formula 1 possa accelerare la possibilità di avere benzine sostenibili al giusto prezzo”. 

“Questo sarà un grande aiuto per la mobilità in senso assoluto, inclusa quella commerciale, aeronautica, e quella che comprende il parco vetture attualmente circolanti nel mondo che equivale a circa un miliardo e mezzo. È una sfida molto importante e sono certo che aiuterà anche a compattare la visione di tutte le squadre”.


F1: trasformare i carburanti drop-in un prodotto di massa 

La vera sfida è dunque sui costi. I carburanti drop-in a ecosostenibili potranno avere successo solo se non saranno una miscela per bolidi da corsa, ma diverranno un bene di massa con prezzi contenuti ed accessibili a tutti.

Per rendere questo scenario concreto serve il supporto della politica. Ecco che la fase due deve essere quella dell’interlocuzione, della trattativa diretta con i soggetti preposti a prendere quelle decisioni che determinano i destini economici, ambientali e culturali dei popoli. 

Fusto di carburante Petronas. Crediti foto: Diego Catalano, Gp del Belgio 2022

F1, idrogeno – biocarburanti: la politica del doppio binario

La F1, con i tempi che si è data, è in anticipo rispetto a quanto alcune realtà statuali hanno stabilito. Questa differenza programmatica può essere decisiva per reimpostare certe scelte. Anche perché, a livello globale, la maggioranza dei paesi intende andare avanti con motorizzazioni endotermiche. E questi potrebbero acquisire le tecnologie provenienti dalla classe regina diventando apripista per chi oggi pensa di esserlo. 

Il “Piano A” è questo e se dovesse fallire, sempre in considerazione del fatto che  si opera in virtù di idee lungimiranti, entra in gioco il discorso relativo all’idrogeno. La F1 si muove su due piani che si intrecciano. L’uno non esclude l’altro.

Si va avanti spediti nella concreta volontà di applicare il programma Net Zero Carbon che ha scadenza 2030. Il Circus non vuole farsi trovare impreparato, né seguire gli eventi. Vuole esso stesso essere anticipatore di filosofie e dunque stella polare da seguire. 


Crediti foto: F1, FIA

Exit mobile version