Il Gran Premio del Brasile non si ricorderà soltanto per la straordinaria vittoria di Max Verstappen, ma anche per il siparietto che ha visto protagonisti Stefano Domenicali, CEO della F1, e Lewis Hamilton. Il sette volte iridato, mentre il dirigente imolese era impegnato in un’intervista televisiva, ha fatto irruzione nello schermo invocando una sterzata netta per risolvere problematiche che emergono ogni volta che cadono delle gocce di pioggia. In calce all’articolo troverete il video dell’accaduto.
“Dateci gomme da bagnato vere e termocoperte e andiamo in pista”, ha tuonato il sette volte iridato col sorriso sulle labbra, suscitando la replica finto-divertita di un Domenicali visibilmente imbarazzato. Non ha torto il britannico, poiché questa generazione di monoposto incontra troppe difficoltà nel momento in cui la pista è bagnata.
Piloti poco abituati a guidare in condizioni difficili, gomme che con l’effetto spray incidono sulla visibilità e coperture che generalmente non riescono ad assolvere il compito per cui dovrebbero essere progettate: questi alcuni motivi delle difficoltà ormai innegabili che vengono a galla – è il caso di dirlo – con asfalto bagnato.
Le intermedie funzionano abbastanza bene; il vero problema è rappresentato dalle full wet, che troppo spesso restano riposte sugli scaffali invece di calzare ai piedi delle monoposto per permettere a queste ultime di girare in pista, come sempre accaduto nella storia della classe regina del motorsport.

I driver “old school” contro la F1 timorosa della pioggia
Attribuire tutte le responsabilità di questa situazione alla Pirelli sarebbe un errore concettuale che non vogliamo affatto commettere. Il costruttore italo-cinese è imbeccato da chi scrive le regole e da chi detiene il pacchetto di maggioranza della serie, seguendo specifiche richieste che la P lunga esaudisce.
Non a caso, Hamilton ha alluso alle termocoperte, uno strumento che la Formula 1 contemporanea vede sempre meno di buon occhio, pensando di rimuoverlo nel prossimo futuro. Negli anni ha già subito limitazioni d’uso, cosa che nei fatti rende sempre più difficili i giri di uscita, soprattutto con pista bagnata che spesso si accompagna a temperature molto basse.
È quindi una questione filosofica che andrebbe affrontata alla base. Non è un caso che alle rimostranze di Lewis Hamilton si siano aggiunte quelle di un altro pilota con un bagaglio di esperienza sconfinato: Fernando Alonso. L’asturiano, parlando del Gran Premio del Brasile, ha riferito quanto segue a Dazn Spagna: “Non erano le condizioni ideali, ma non abbiamo nemmeno degli pneumatici da Formula 1. Quando piove un po’ ci sono sempre aquaplaning e incidenti. A volte non si riesce nemmeno a seguire la Safety Car. Dobbiamo migliorare questo aspetto”.
Oltre al fatto che le caratteristiche delle gomme attuali vengano comunque definite a tavolino, Pirelli, che ovviamente è sotto accusa da parte dei piloti più esperti, deve affrontare altre problematiche. La prima è sicuramente quella di una classe di driver disabituata a vedersela con l’acqua copiosa. Emblematica è stata la richiesta di alcuni conducenti di fermare la gara non appena le visiere iniziavano a coprirsi di gocce.
Ancora, c’è una questione che diventerà sempre più difficile da affrontare e quindi da superare: quella dei test in pista. Ormai Pirelli può lavorare quasi esclusivamente su simulazioni e analisi computazionali, visto che i team non possono più eseguire sessioni private e che non è semplice organizzare delle sedute con le piste bagnate artificialmente.

Con un calendario a 24 gare e con il budget cap a limitare l’azione delle squadre, è sempre più complesso organizzare delle giornate dedicate allo studio e allo sviluppo di gomme da bagnato. I decisori della Formula 1 dovrebbero affrontare una volta per tutte questa problematica, prima che la categoria si trasformi definitivamente in una serie incompatibile con le condizioni più complesse ma spettacolari.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma potrebbe essere proprio questo uno degli obiettivi del futuro prossimo. Per tale ragione, i conducenti della vecchia scuola come Hamilton, Alonso, Hulkenberg e altri restano sempre basiti nel momento in cui vedono che una gara va fermata quando la pioggia diventa la grande protagonista.
Eppure sarebbe semplice: basterebbe introdurre dei test specifici extra budget e soprattutto bisognerebbe rompere il dogma del parco chiuso, che andrebbe superato nel momento in cui si dichiara weekend bagnato. Ma in Formula 1, si sa, le cose semplici non trovano spazio.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Pirelli Motorsport, F1