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I rimorsi e le speranze di Carlos Sainz

Dall’illusione mondiale con McLaren e Ferrari alla sfida ingegneristica con Williams, la parabola del pilota spagnolo che rincorre il titolo iridato

Dario Sanelli by Dario Sanelli
13 Settembre 2025
in F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Carlos Sainz

Carlos Sainz osserva la sua Ferrari spenta dai commissari di pista nel Gp d'Austria 2022

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L’intervista concessa da Carlos Sainz a DAZN Spagna si inserisce in un momento decisivo della sua carriera. A 31 anni, il pilota madrileno ha alle spalle esperienze che lo hanno portato a misurarsi con contesti molto diversi, dal lavoro di ricostruzione con McLaren, alla pressione costante della Ferrari, fino all’attuale avventura con la Williams.

Dietro le sue parole, tuttavia, non c’è soltanto il racconto emotivo di un percorso sportivo, ma soprattutto una lettura tecnica che consente di analizzare quanto le scelte di un pilota siano inevitabilmente legate alle dinamiche di sviluppo di una monoposto e di un team.

Gli anni in McLaren: un’occasione mancata per il mondiale?

Quando Sainz definisce i suoi anni a Woking come “forse i migliori della carriera”, la frase va contestualizzata. In McLaren, tra il 2019 e il 2020, Carlos trovò un ambiente ideale per crescere: una squadra in ricostruzione, una monoposto non ancora competitiva per le vittorie ma capace di garantire costanza e di riportare il team nella parte alta della griglia.

Dal punto di vista tecnico, la McLaren di quell’epoca lavorava su basi solide: un reparto aerodinamico che stava gradualmente recuperando competitività e una struttura interna rinnovata, con Andreas Seidl a capo delle operazioni. Sainz seppe inserirsi perfettamente in questo contesto, formando con Lando Norris una coppia che contribuì a rilanciare l’immagine del team.

Oggi, guardando alla McLaren che lotta stabilmente per podi, vittorie di tappa e titoli, lo spagnolo ammette che rimanere in Inghilterra avrebbe potuto significare giocarsi il mondiale. È un’osservazione che fotografa bene una delle leggi non scritte della Formula 1: la competitività di un team segue cicli di sviluppo che raramente coincidono con le tempistiche di un singolo pilota.

Carlos Sainz e Charles Leclerc - Scuderia Ferrari
L’abbraccio tra Carlos Sainz e Charles Leclerc – Crediti foto: Scuderia Ferrari HP

Ferrari: tra pressione e opportunità

La chiamata della Ferrari nel 2021 non lasciava margini di scelta. “Quando arriva la Ferrari, non si può dire di no”, ha spiegato il figlio d’arte. Una decisione che, dal punto di vista tecnico, lo ha portato a confrontarsi con un progetto di vettura in piena transizione regolamentare.

La SF21 prima, e la SF-75 poi, hanno rappresentato monoposto incapaci di mantenere continuità di rendimento. Nel 2022, con l’introduzione delle nuove regole sull’effetto suolo, Ferrari riuscì a partire con una vettura estremamente competitiva in qualifica, salvo poi mostrare limiti evidenti riferiti alla scarsa affidabilità della power unit.

Sainz, in questo contesto, ha dovuto lavorare non solo per adattarsi a monoposto spesso difficili da interpretare, ma anche per reggere il confronto interno con Charles Leclerc, considerato l’uomo di riferimento della Scuderia. Il madrileno non ha mai accettato un ruolo da gregario e, anzi, ha saputo cogliere vittorie e podi che lo hanno consacrato come uno dei piloti più costanti e affidabili del Circus.

L’approdo in Williams: un salto nel buio. Ma calcolato

La nuova avventura con Williams rappresenta, forse, la sfida più complessa della carriera di Sainz. Il team di Grove, pur mostrando segnali di rinascita sotto la guida di James Vowles, resta ancora distante dai vertici. La FW47 attuale è una monoposto che paga un deficit sia sul fronte aerodinamico che nella gestione complessiva del pacchetto tecnico.

Gli inizi di questa stagione non hanno sorriso a Sainz: ritiri frequenti, gare fuori dalla zona punti e un gap evidente rispetto alla concorrenza diretta. Tuttavia, la scelta di legarsi a Williams va letta con una chiave più strategica che immediata.

Dal punto di vista tecnico, la squadra britannica ha intrapreso un percorso di modernizzazione delle infrastrutture, con un importante investimento in simulazioni CFD e galleria del vento. L’obiettivo dichiarato è arrivare al 2026, anno della rivoluzione regolamentare con i nuovi motori ibridi e l’aerodinamica stravolta, con una base competitiva solida. È su questo arco temporale che si innesta il progetto Sainz: non semplicemente un pilota per migliorare i risultati a breve termine, ma una figura capace di guidare lo sviluppo e contribuire al processo di crescita interna.

Carlos Sainz
Carlos Sainz, Williams Racing

Ferrari vs Williams: due filosofie a confronto

Analizzare il passaggio da Ferrari a Williams significa anche mettere a confronto due filosofie tecniche. A Maranello, Sainz ha trovato un team con risorse ingenti, capace di generare soluzioni aerodinamiche avanzate ma spesso vittima di eccessiva pressione e di errori strategici. In Williams, invece, il contesto è opposto: budget inferiore, ma una libertà operativa maggiore e la possibilità di impostare un progetto a medio-lungo termine senza il peso di aspettative immediate. Per un pilota come Sainz, questo può tradursi in un ruolo più centrale, con la possibilità di orientare le scelte tecniche del team e di influenzarne direttamente la crescita.

Sainz non ha nascosto i propri obiettivi: portare Williams almeno a un podio, se non a una vittoria. Dichiarazioni che, a una prima lettura, possono sembrare ambiziose, ma che riflettono la volontà di dare una direzione chiara al progetto. Per raggiungere un simile traguardo serviranno tre condizioni. In primis un piano di sviluppo costante e mirato, capace di colmare il gap con i team di centro-gruppo. Sarà altresì necessaria una gestione strategica senza errori, aspetto che negli ultimi anni ha spesso limitato la gloriosa scuderia inglese. In ultima battuta bisognerà sviluppare la capacità di sfruttare ogni occasione favorevole affinando la gestione dei weekend di gara. E in questo un ex tattico come James Vowles potrebbe aiutare la franchigia di Grove.

Una carriera segnata dalle scelte di tempismo

Guardando in prospettiva, la carriera di Carlos Sainz è l’esempio perfetto di come il tempismo possa influenzare la traiettoria di un pilota in Formula 1. In McLaren, ha lasciato una squadra che stava per esplodere competitivamente. In Ferrari, ha trovato gloria parziale ma senza il materiale tecnico per lottare fino in fondo per il titolo. Oggi, in Williams, si gioca la carta più rischiosa ma anche potenzialmente più gratificante: essere parte integrante della rinascita di un team storico che cerca di tornare protagonista.

Per Sainz, dunque, non si tratta solo di vincere gare o conquistare podi, ma di lasciare un’impronta tecnica e sportiva in una fase calda della Formula 1, con il 2026 all’orizzonte come anno spartiacque per il futuro del pilota e della scuderia che rappresenta.


Crediti foto: Williams, Scuderia Ferrari HP

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Tags: Carlos SainzF1FerrariNewsWilliams
Dario Sanelli

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Parlo poco, scrivo tanto. E lo faccio sul motorsport per formulacritica.it.

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