Horner Gate: Ford alza la posta

Ford vuole vederci chiaro e alza la posta. Dopo le osservazioni di Mark Rushbrook, ora è il CEO Jim Farley a chidere solerzia nella chiusura delle indagini. Il reparto powetrains è a rischio?

Ne avevamo dato conto nella nostra videonotizia del 21 febbraio: Ford chiedeva rapidi chiarimenti circa l’inchiesta in corso in casa Red Bull, l’ormai famoso Horner Gate. A muoversi, in prima battuta, era stato Mark Rushbrook, Global Director di Ford Performance Motorsport, che aveva espresso più di una perplessità per quanto sta accadendo dall’altra parte dell’oceano:

In quanto azienda familiare governata da standard molto elevati di comportamento e integrità, ci aspettiamo lo stesso dai nostri partner”, aveva sottolineato il manager.

Parole che, da sole, erano bastate a far tremare le mura di Milton Keynes e nello specifico del reparto powertrains ancora in via di sviluppo. Il comparto motori, un asset strategico per il futuro della scuderia anglo-austriaca, rischia di perdere solidità senza la presenza del partner americano che potrebbe clamorosamente decidere di chiamarsi fuori se l’impasse dovesse proseguire. 


Horner Gate: scenda in campo il CEO di Ford, Jim Farley

Ne sono seguiti giorni di silenzio, ma in bassa frequenza la questione è andata avanti. Ford, mentre le vetture giravano in pista per i test del Bahrain, ha chiesto di proseguire spediti sulla questione. Secondo l’agenzia AP (Associated Press) stavolta è sceso in campo addirittura in CEO del gruppo, Jim Farley, che avrebbe scritto di proprio pugno una lettera alla Red Bull in cui si legge che la casa di Dearborn non è soddisfatta della lentezza con cui si sta operando oltreoceano e che la questione va presa maggiormente sul serio.

Jim Farley - Ford
Jim Farley, CEO di Ford

AP, riporta motorsport, avrebbe preso visione del contenuto della missiva in cui è contenuto un passaggio chiave che spiega come Ford sia frustrata dalla mancanza di una risoluzione o di una chiara indicazione da parte del team su quando giungere a una soluzione equa e giusta. Ancora, si sarebbe espressa preoccupazione per la mancanza di piena trasparenza nei riguardi di Ford sulla vicenda. 

Ford sta imbastendo la campagna pubblicitaria necessaria a supportare l’alleanza con Red Bull e per questo ha una certa premura. Un passaggio chiave della lettera è il seguente: “Come abbiamo indicato in precedenza, senza una risposta soddisfacente, i valori di Ford non sono negoziabili. È fondamentale che i nostri partner nelle corse condividano e dimostrino un impegno genuino verso quegli stessi valori. Io e il mio team siamo disponibili in qualsiasi momento per discutere la questione. Rimaniamo fiduciosi in una soluzione che tutti possiamo sostenere”. 

Non è solo il colosso del Michigan a fare richieste sempre più insistenti. Anche la Formula 1, la settimana prima dei test, aveva prodotto una nota ufficiale con la quale si domandava celerità e nella quale, alla fine, si alludeva all’incompatibilità con i valori dello sport di una figura eventualmente macchiatasi di un reato di grande gravità etica. 

Red Bull, quindi, è alle strette deve uscire da questa sorta di melina mediatica nella quale si è calata facendo capire, nel caso di accertate responsabilità di Christian Horner, che ne prende le distanze e che non sta provando a coprire il manager. 

Christian Horner, team principal Oracle Red Bull Racing

A Milton Keynes il messaggio è giunto e per questo, pur attendendo gli esiti dell’indagine interna, hanno aperto i casting per la successione al dirigente di Leamington Spa. 

Il nome che circola più insistentemente è quello del team manager Jonathan Wheatley. In seconda battuta è emerso quello di David Coulthard, attualmente ambasciatore del gruppo. Altre voci parlano di due ulteriori possibili soluzioni: Oliver Oakes, fondatore di Hitech GP, e Otmar Szafnauer. Questi i nomi emersi, ma al vaglio di Red Bull GmbH ve ne sarebbero altri ancora.


Crediti foto: Ford, Oracle Red Bull Racing

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