Horner-Gate: diritto calpestato e leciti dubbi etici

Un "leak" anonimo ha riaperto l'Horner-Gate che si riteneva chiuso dopo la conclusione dell'indagine interna avviata dalla Red Bull. Quali scenari si possono aprire ora?

48 ore fa sembrava essere andato tutto in archivio. A distanza di due giorni l’Horner-Gate è più vivo che mai. E non perché il comunicato emesso dalla Red Bull lasciava intendere che l’accusante aveva diritto e facoltà di ricorrere, ma per ragioni meno nobili e decisamente irrituali.

La partita è arrivata ai supplementari a causa di una pratica non edificante, per via di un modo di procedere ormai diffuso ma non per questo accettabile: la pubblicazione non autorizzata di materiale riservato. Qualcosa che non dovrebbe confarsi a nessuno stato di diritto ma che proprio negli stati di diritto sta diventando norma e prassi dilagante. 

I cosiddetti leak sul caso Horner sono giunti nella serata di ieri, dopo che i motori si erano spenti al termine dei due turni di libere del Gp del Bahrain. Tutto partiva da una e-mail anonima inoltrata da un misterioso account chiamato febtwentyninth e cosegnata nelle caselle di giornalisti, addetti ai lavori, plenipotenziari della FIA e della FOM.  

I lettori ci scusino per l’eloquio di bassa lega, ma siamo letteralmente alla merda gettata nel ventilatore che la spara, tra terribili olezzi, nell’etere. E questo giudizio non è una maldestra difesa di Christian Horner che, eventualmente, dovrà rispondere delle sue azioni nelle deputate sedi. E’ un atto di tutela del diritto di ognuno di non essere esposto alla gogna mediatica da novelli tribuni assetati di sangue mediatico. 

In questa storia, dai contorni chiaramente torbidi, c’è di mezzo una donna di cui a pochi sembra interessare. La persona che in realtà è la potenziale parte lesa che viene intesa come semplice causa scatenante di un procedimento che, a seconda del tifo, è considerato necessario o inutile. Non ci sono grigi, non c’è volontà di capire nel merito i fatti: si parteggia per una linea o per l’altra disumanizzando i protagonisti. 

Christian Horner - team principal Oracle Red Bull Racing
Christian Horner – team principal Oracle Red Bull Racing

Horner-Gate bis: cosa può accadere ora?

Fatta questa doverosa premessa, si giunge agli effetti che quel che sta accadendo potrebbero produrre sulla Red Bull, sul suo team principal e sulla Formula 1 in generale. Quali possono essere? Si entra in un campo minato, congetturale, dove tutto è relativo e nulla  prevedibile.

Bisogna ragionare per assurdo e ammettere che i leak siano veri. Ieri, in prima battuta, si era sparsa la voce che le chat fossero state costruite ad arte. Cosa che non ha trovato conferma nella classica smentita di rito che accompagna analoghe fattispecie.

Julianne Cerasoli, giornalista che sta seguendo il caso molto da vicino, ha riferito, tramite un post su X, che i media inglesi stavano ricevendo messaggi dagli avvocati che minacciano denunce in caso di divulgazione del materiale. Cosa che confermerebbe che forse qualcosa di fondato c’è.

Considerando la loro veridicità – e non stiamo affatto dando una notizia – emergerebbero due cose abbastanza inquietanti: Red Bull sarebbe stata superficiale nell’indagine interna non valutando tutto il castello probatorio o, peggio ancora, avrebbe sotterrato elementi che andavano usati nell’inchiesta interna.

E’ grave diffondere dati sensibili, privati e senza autorizzazione. Lo ribadiamo con forza. Ma lo è altrettanto nasconderli o escluderli da un processo serio. Questo ragionamento, sia ben inteso, è del tutto congetturale perché manca l’elemento essenziale: la conferma che il procedimento sia stato concepito e condotto in maniera superficiale.


Horner-Gate: FIA, F1 e Ford vogliono risposte

Ciò contemplato e fatti i necessari distinguo, c’è una domanda che aleggia nel paddock e che ha a che fare con l’etica e non con le procedure: Red Bull è o non è correa? Ammettiamo che la risposta sia affermativa, la Ford cosa farà dopo le pressanti richieste di Mark Rushbrook, Global Director di Ford Performance Motorsport e di Jim Farley, CEO del gruppo di Dearborn?

Come abbiamo indicato in precedenza, senza una risposta soddisfacente, i valori di Ford non sono negoziabili. È fondamentale che i nostri partner nelle corse condividano e dimostrino un impegno genuino verso quegli stessi valori. Io e il mio team siamo disponibili in qualsiasi momento per discutere la questione. Rimaniamo fiduciosi in una soluzione che tutti possiamo sostenere”. Questo diceva Farley non più di una settimana fa. 

Jim Farley, CEO di Ford

Oggi sembra che siano stati fatti compiuti passi indietro. Il diretto interessato, Horner, visibilmente infastidito, ha fugacemente commentato gli ultimi sviluppi:Non parlerò di speculazioni anonime, ma ribadisco che ho sempre negato le accuse. Ho rispettato l’integrità dell’indagine indipendente e ho collaborato pienamente in ogni fase del percorso. Si è trattato di un’indagine approfondita ed equa condotta da un avvocato specializzato indipendente e si è conclusa respingendo la denuncia presentata“.

Nel frattempo pare che la FIA, che l’anno scorso aveva mutuato il codice comportamentale del Comitato Olimpico Internazionale, voglia vederci chiaro. Ma anche la F1, che aveva prodotto una nota a riguardo, potrebbe sentire il bisogno di approfondire la questione. 

E’ sgradevole che il caso si sia riaperto in questa maniera. Bisogna ricordare che, in punta di diritto, elementi rubati non possono essere considerati fatti probatori. Da questo punto di vista Red Bull e Horner potrebbero avere gioco facile.

Eticamente, invece, il discorso è profondamente diverso. Se venissero confermate le responsabilità del manager di Leamington Spa e l’inefficacia dell’indagine interna operata dalla Red Bull, si possono immaginare conseguenze serie. Ricordando sempre che in ballo c’è la posizione di una donna la cui dignità va protetta e tutelata.


Crediti foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Ford Motorsport

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