L’approdo di Sergio Perez al progetto Cadillac non rappresenta solo il ritorno in pista di un pilota che forse ha ancora qualcosa da dire e da dare, è l’ingresso in un programma tecnico e sportivo che nasce con l’obiettivo di affermarsi già nella nuova era regolamentare che vigerà dal 2026 al 2030, salvo contrordini. Ovviamente non nell’immediato, ma compiendo i passi calibrati e necessari per crescere e stabilizzarsi.
Nel contesto della presentazione della sua nuova avventura professionale, il pilota messicano ha offerto una riflessione di grande interesse, soffermandosi sul valore di Lewis Hamilton e su ciò che le nuove monoposto potranno rappresentare per entrambi.

Sergio Perez e il tributo a Hamilton
Perez non ha esitato a lodare il sette volte campione del mondo, sottolineando come il britannico abbia dimostrato un livello di adattabilità fuori dal comune anche nei momenti più difficili della sua carriera.
“Con Lewis l’avete già visto”, ha dichiarato in un passaggio rilasciato ai media americani. “Ha fatto un lavoro straordinario alla Mercedes quando non avevano una macchina competitiva. Credo che per lui, alla fine di un’era, cambiare squadra e adattarsi sia stato difficile. Ma ovviamente è un pilota fantastico e sicuramente troverà la soluzione”.
Parole che non vanno lette soltanto come un tributo personale, ma come una chiave interpretativa del presente e del futuro prossimo della massima serie. Hamilton, come i suoi colleghi, ha dovuto affrontare, a partire dal 2022, il passaggio alle vetture ad effetto suolo. Per il sette volte iridato, che era reduce dalla beffa suprema di Abu Dhabi, si è trattato di un cambiamento radicale che ha reso più complessa la gestione della monoposto sia sul piano della guida sia sul lato della messa a punto. La Mercedes, dopo anni di dominio assoluto con le Frecce d’Argento ibride, si è trovata improvvisamente a rincorrere. Eppure, Hamilton ha saputo mantenere alto il livello, contribuendo allo sviluppo delle monoposto e dimostrando ancora una volta il suo valore, pur senza negare difficoltà di adattamento che sono deflagrate in Ferrari.

La sfida delle monoposto a effetto suolo
Dal 2022 le monoposto di Formula 1 hanno adottato un pacchetto tecnico che ha imposto la rivisitazione dello stile di guida degli interpreti. L’introduzione del fondo ad effetto suolo ha ridotto la dipendenza dall’aerodinamica superiore e, di conseguenza, dalle turbolenze che rendevano difficile seguire da vicino la vettura davanti. Questa rivoluzione, mirata a limitare l’effetto delle scie negative e ad incrementare il numero dei sorpassi (con effetti rivedibili a essere onesti) ha comportato anche nuove complessità per i piloti.
Le vetture, oggi, hanno un comportamento in curva molto diverso rispetto al passato, con velocità più elevate nelle sezioni medio-veloci, ma con un equilibrio spesso instabile nelle fasi di transizione e nelle frenate, ciò che è da sempre il punto forte di Lewis. La gestione del porpoising, fenomeno di risonanza aerodinamica che ha caratterizzato il primo anno delle nuove regole, ha richiesto molto lavoro di affinamento tecnico. Alcuni piloti hanno saputo adattarsi rapidamente a un contesto che andava definendosi via via che passavano le gare, altri hanno incontrato maggiori difficoltà.
È in questo quadro che si inserisce una riflessione di Pat Symonds, Chief Technical Officer della Formula 1 fino a pochi mesi fa e ora coinvolto nel progetto Cadillac. L’ingegnere inglese ha lasciato intendere come Perez e Hamilton possano trarre vantaggio dalle nuove monoposto del 2026, in quanto le loro caratteristiche di guida si sposerebbero meglio con i principi che regoleranno la prossima generazione di vetture.
Verso il 2026: la nuova frontiera
Il regolamento dell’anno prossimo porterà in pista monoposto completamente diverse. L’elemento più discusso è la power unit, che vedrà una netta ridistribuzione tra la componente endotermica e quella elettrica. L’ICE, alimentato da biocarburanti, resterà un 1.6 litri turbo, ma fornirà una potenza inferiore rispetto all’attuale, bilanciata da un incremento sostanziale della parte ibrida. Il recupero di energia da MGU-K sarà più che raddoppiato, rendendo la gestione della batteria e delle strategie di delibera un fattore cruciale in gara.
Dal punto di vista aerodinamico, si punterà su vetture più leggere e con un carico ridotto rispetto a oggi. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato aumentare la manovrabilità e l’agilità in pista, dall’altro ridurre le velocità di percorrenza nelle curve veloci per incrementare la possibilità di seguire in scia tenendo sempre elevata la sicurezza, un tema su cui il legislatore non fa sconti.
Inoltre, si prevede un ritorno a soluzioni che rendano più immediato il feeling di guida, eliminando alcune delle criticità legate al comportamento estremo delle attuali vetture a effetto suolo riducendo, anche se di poco, l’impronta a terra degli pneumatici.
Perez e l’adattabilità come chiave, Hamilton e il valore dell’esperienza
Per Perez, che negli ultimi anni ha vissuto la difficile esperienza di confrontarsi con un compagno di squadra come Max Verstappen, il 2026 rappresenta una sorta di reset. L’arrivo in Cadillac coincide con un progetto che nasce senza eredità ingombranti, costruito intorno a una filosofia nuova e con il contributo diretto di figure esperte come quella Symonds.
Il messicano ha spesso dimostrato di saper interpretare le corse con grande intelligenza, soprattutto nella gestione degli pneumatici e delle strategie di gara. La capacità di adattarsi a monoposto meno stabili e di estrarre prestazioni consistenti in condizioni variabili potrebbe rappresentare un vantaggio significativo in un contesto dove i team dovranno imparare rapidamente a conoscere i limiti di un regolamento inedito.
Dall’altra parte, Hamilton affronta il 2026 come una nuova opportunità per riaffermarsi. Dopo anni alla Mercedes e con il passaggio a una nuova realtà sfidante come quella della Ferrari, il britannico non ha smarrito quel bagaglio tecnico e umano così vasto. La sua abilità nel leggere le situazioni, unita a una sensibilità di guida affinata negli anni, potrebbe renderlo uno dei piloti meglio equipaggiati per interpretare il nuovo regolamento.
Il commento di Perez, in questo senso, assume un valore particolare: riconosce non solo i risultati del rivale, ma anche la sua capacità di reinventarsi. Ed è proprio questa caratteristica che potrebbe rivelarsi decisiva nella transizione verso il 2026.

Una nuova era di rivalità e opportunità
L’elogio di Perez a Hamilton non è dunque un semplice gesto di cortesia, ma una chiara indicazione di come i piloti stessi percepiscano il cambio regolamentare. Le auto del 2026 non saranno un’evoluzione di quelle attuali, ma un cambio di paradigma totale. In questo scenario, il talento puro dovrà necessariamente accompagnarsi a una capacità di adattamento tecnica e mentale.
Cadillac rappresenta un’incognita ma anche una delle sfide più stimolanti degli ultimi anni. Affidarsi a un pilota esperto come Perez (e Bottas) significa puntare su una figura in grado di guidare lo sviluppo e di interfacciarsi con ingegneri e progettisti in una fase delicatissima. Al tempo stesso, Hamilton, pur in un altro contesto, rimane il riferimento della categoria per capacità di lettura e approccio professionale. La Ferrari potrebbe finalmente sfruttare le caratteristiche per le quali ha deciso di puntare su Lewis e che non si sono ancora viste in questo complesso 2025.
Se le previsioni di Symonds troveranno riscontro, il 2026 potrebbe offrire a entrambi una nuova occasione di brillare, riportando al centro la qualità del pilota in un campionato che, negli ultimi anni, ha spesso visto la differenza essere dettata soprattutto dalla superiorità tecnica delle macchine.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, F1
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