Cinque anni fa, nel lunedì che precedeva il Gran Premio di Montecarlo, la Formula Uno si risvegliò con lo shock della notizia della morte di Lauda. Niki non ce l’aveva fatta: a settant’anni, dopo il trapianto di un polmone subito otto mesi prima, il coriaceo ex pilota di Ferrari, McLaren e Brabham aveva perso una battaglia combattuta con fierezza dal momento in cui sfuggì al fato, in quel drammatico incidente al Nurburgring.
La scomparsa del carismatico personaggio, dell’abile imprenditore, dello scaltro dirigente ha lasciato un vuoto enorme in tutto l’ambiente motoristico e in special modo in quella Mercedes di cui era azionista e presidente onorario. Una figura fondamentale per Brackley, per la crescita tecnica dell’intero team.
Un consigliere fidato per Toto Wolff. Uomo di raccordo con Daimler AG vista la sincera amicizia che aveva con Dieter Zetsche, allora n°1 della casa di Stoccarda. Lauda era anche una sorta di padre sportivo per Lewis Hamilton che non aveva mai nascosto di aver dato una svolta alla propria carriera proprio grazie ai suggerimenti che il viennese dispensava con disinteressata generosità.
![Lewis Hamilton](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/02/Hamilton-jpg.webp)
Niki Lauda: una figura chiave nella carriera di Hamilton
È forse strano a dirsi, ma Niki e Lewis avevano sviluppato un rapporto speciale nonostante la differenza anagrafica e sebbene conducessero due stili di vita antitetici. Fu proprio Lauda a tessere la ragnatela verbale e diplomatica che alla fine scardinò la volontà di Hamilton convincendolo ad approdare in una Mercedes in crescita ma ancora immatura per la vittoria.
Fu il tre volte campione del mondo a far comprendere all’ex McLaren che avrebbe potuto ereditare il sedile di Michael Schumacher provandone ad eguagliare i risultati. Cosa puntualmente avvenuta. Anzi, operazione nella quale Lewis è addirittura riuscito a migliorare certi record che si pensavano indistruttibili.
Del rapporto con Lauda Hamilton ha parlato più di una volta dopo quel 20 maggio del 2019. L’inglese ha spesso raccontato dell’importanza della presenza del carismatico austriaco in seno alla squadra e di come ne abbia orientato carriera ed obiettivi. “Parlare di Niki è una cosa molto difficile”, ebbe a dire Lewis dopo la scomparsa del suo mentore.
“Avere il supporto di qualcuno come Lauda richiede un enorme rispetto. Che deve essere reciproco. All’inizio quasi non mi considerava un pilota. Poi ci siamo seduti, a Singapore, e abbiamo parlato. Era il 2012, è venuto nella mia stanza e ha capito, chiacchierando, che tra di noi c’erano parecchie cose in comune. C’era più di quanto entrambi pensassimo. Da quel momento in poi abbiamo avuto una relazione fantastica”.
Un colloquio avvenuto due anni prima del passaggio in Mercedes che è esplicativo di quanto il carisma dell’ex Ferrari abbia giocato nel determinare un cambio di casacca che si è rivelato la migliore scelta per l’esistenza sportiva di Hamilton : “È stato Niki a convincermi a venire in Mercedes. Si trattava di un ambiente nuovo che però mi ha dato la possibilità di crescere senza cambiarmi. Ci vuole un po’ di tempo per abituarsi ad accettare ciò che è diverso nella vita”.
![Niki Lauda](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/05/Lauda-Ham-jpg.webp)
Lewis espresse un concetto chiave: la paura del cambiamento. Un atteggiamento di chiusura da cui bisognerebbe rifuggire per darsi ogni opportunità di crescita umana e professionale. Superare questo timore è spesso uno degli elementi chiave che aiuta a migliorare. E se questo avvenne fu grazie a Lauda che fece capire a Hamilton che quella McLaren non poteva più essere la sua zona di comfort.
Forse proprio quegli insegnamenti hanno spinto l’anglo-caraibico a mollare la Mercedes per abbracciare il rosso della Ferrari. Certe lezioni ti entrano dentro e lo fanno quando sono impartite da un maestro che si considera modello totale.
“Sono grato per l’opportunità che Niki mi ha dato e lo amerò per sempre”, disse Hamilton che fonisce un tenero ricordo esplicativo del loro rapporto: “Niki pensava sempre a come far migliorare le cose. E quando facevo un buon lavoro si toglieva il suo cappellino. Era il suo più grande segno di rispetto. Dopo le gare parlavamo molto. Mi chiedeva di cosa avessi bisogno per migliorare; era sempre pronto a darmi preziosi suggerimenti”.
Un legame che non è mai sembrato di facciata quello tra i due piloti che sicuramente sono tra i più iconici della Formula Uno. Un incontro che ha dispiegato le ali a Hamilton che ha potuto trovare un ambiente lavorativo che ne ha esaltato le qualità di guida.
In Mercedes, in dodici lunghi anni di matrimonio, non s’è mai avuta una formalizzazione scritta degli status di prima e seconda guida, ma è chiaro che Lauda abbia lavorato per creare un contesto che riuscisse a far esprimere al meglio un pilota che, dopo il rocambolesco titolo del 2008, aveva incontrato qualche difficoltà, nonostante sia riuscito a vincere almeno un Gran Premio a stagione. Trend spezzatosi con questa nuova generazione di vetture.
Probabilmente Lauda, da campione affermato, aveva intravisto in Hamilton l’uomo che avrebbe avuto la chance di scrivere indimenticabili – e chissà se irripetibili – pagine di motorsport. E così gli ha preparato il campo. Anche se la liaison umana nulla ha avuto a che fare con la sfera professionale. E questo è il segreto della definitiva esplosione di Lewis Hamilton.
![Carlos Sainz e Lewis Hamilton](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/03/Carlos-Sainz-e-Lewis-Hamilton-jpg.webp)
Oggi Lewis, quasi a voler chiudere un cerchio virtuale che si era aperto nel 1974, è prossimo a consumare il matrimonio con la Ferrari che per Lauda fu delizia e croce. Niki, per vincere il suo terzo e ultimo campionato del mondo, dovette emigrare in McLaren passando per la Brabham e per una pausa più o meno voluta.
Proprio Woking, la scuderie in cui Hamilton ottenne il primo titolo. Chissà che Lewis, per raggiungere l’ottava corona che aveva tenuto tra le mani in una morsa poco stretta a metà dicembre 2021, non riesca a tagliare il traguardo proprio vestito di rosso. Un incastro storico singolare che sicuramente farebbe sorridere di gusto il buon Niki.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team