Hamilton – Ferrari: narrazioni di comodo per tifosi sognatori

La trattativa che ha portato Lewis Hamilton in Ferrari è stata davvero così repentina? Al di là delle versioni dei protagonisti insistono diversi dubbi sull'epica del fulmine a ciel sereno

Sulla “trattativa del secolo”, quella che ha portato Lewis Hamilton in Ferrari, si è detto molto (forse pure troppo) e tanto si è romanzato. Quando questo succede il battello della fantasia prende velocemente il largo e si perdono di vista i punti nodali della vicenda. L’ingaggio del sette volte iridato, il pilota più famoso se si osservano i numeri iperbolici che produce sui canali social, i termometri della notorietà dell’epoca che viviamo, è passato alla storia come una specie di sortita silenziosa, un’operazione tattica di precisione come se ne vedono nei film americani. 

Nulla di tutto questo, toglietevi dalla testa le immagini dei militari incappucciati che, senza sparare un sol colpo, vanno a recuperare l’ostaggio e lo mettono in salvo. La mossa Hamilton-Ferrari nasce da lontano, da quel “faremo rumore” sussurrato da Frédéric Vasseur nel corso dello scorso campionato quando gli fu chiesto cosa bollisse nel pentolone di Maranello. 

Anzi, se proprio la si vuol dire tutta, la trattativa affonda le radici nei mesi precedenti. Ai giorni in cui Carlos Sainz e il suo clan spingevano per un rinnovo veloce per non correre un anno intero da dimissionario (cosa puntualmente verificatasi). Segnali giungevano e qualcuno iniziò a coglierli. Avvisaglie che per noi osservatori senza accesso alle segrete stanze ma che quelli che saltano di hospitality in hospitality avevano percepito.

Frédéric Vasseur - Team principal Scuderia Ferrari
Frédéric Vasseur – Team principal Scuderia Ferrari

Hamilton-Ferrari: tutto nasce con un rinnovo “azzoppato” 

La cesura storica che apre alla biforcazione sistemica, per dirla alla Immanuel Wallerstein, si realizza nella lunga trattativa che ha portato il pilota di Stevenage a prolungare l’intesa con la Mercedes. Giorni, settimane, mesi a parlare di tutto, ma con le firme che slittavano a causa di piccoli dettagli. Che tali non erano, evidentemente. 

Lewis pensava di meritare, anche per i patimenti degli ultimi due anni (tre?), un’intesa più lunga e un ruolo da ambasciatore Mercedes nel mondo. Wolff, Ratcliffe e Kallenius non erano del medesimo avviso e non avevano altro da offrire che un biennale secco. In quell’istante la stella inglese s’è messa all’ascolto e ha vagliato altre proposte.

Quando Christian Horner andò strombazzando ai quattro venti che Lewis s’era proposto per la Red Bull pochi ci credettero. Quelle affermazioni, a un mese dall’annuncio stravolgente, prendono una nuova e più credibile connotazione. Nello stesso intervento il n°1 della Red Bull riferì che il driver si era offerto alla Ferrari. La reazione più composta fu una risata sguaiata. E invece…

Dai passaggi sopra menzionati è evidente che l’accordo tra le parti ha radici in un passato abbastanza lontano. La narrazione dell’intuizione lampo è onestamente ridicola. Così come lo è quella, alimentata dalle parti, di un legame nato sottotraccia senza che i manager che siedono su dorati scranni avessero annusato la puzza di bruciato.

Dire a Sainz che avevamo deciso di rimpiazzarlo non è stata tra le telefonate più facili della mia vita. così come non è stato neanche semplice telefonare a Toto Wolff per metterlo al corrente di quanto fosse successo”. Così s’era espresso Frédéric Vasseur a margine della presentazione della Ferrari SF-24. Così ha continuato nelle settimane successive. Fred, ti voglio bene, ma non ti si crede. 

Wolff, che di Vasseur è testimone di nozze e grande amico, è un altro personaggio di questa commedia teatrale che ha alimentato una narrazione criptica. La sensazione è che si stia giocando a rendere la trattativa più epica di quanto in realtà non lo sia stata. Il dirigente viennese, interpellato sulla cosa, sembra sempre cadere dal pero.

Lewis Hamilton in uno dei suoi tanti look

Hamilton – Ferrari, fulmine a ciel sereno: un romanzo di fantasia

Ma la storia non regge: troppi gli interessi in ballo e con quella scappatoia contrattuale che Lewis ha preteso e ottenuto (potersi liberare dopo un anno, ndr) era nell’ordine delle cose che le due entità più rappresentative della Formula 1 si legassero nel matrimonio più atteso della storia del motorsport

A smontare, forse un po’ impietosamente, questa esposizione onirica è stato Charles Leclerc, anch’egli a margine della presentazione della SF-24: “Questo tipo di accordo non si stipula in un giorno. Ci vuole tempo ed ero consapevole di questa trattativa prima di firmare il mio contratto . Quindi non è stata una sorpresa per me. Con Lewis abbiamo parlato specialmente dopo che tutto è stato annunciato ed è diventato ufficiale“. 

Spiegazione onesta che pone fine, forse una volta e per sempre, a quella descrizione sensazionalistica che riporta all’estemporaneità e che è stata alimentata, come sopra evidenziato, da Toto Wolff, Frédéric Vasseur e, recentemente, dallo stesso Hamilton. Il passaggio del secolo, perché tale è, non è stata una botta improvvisa e nemmeno è figlio di un capriccio di John Elkann, come molti si sono affrettati a riportare. 

Si tratta invece di un’operazione di ampio respiro, partita da lontano, calibrata in ogni dettaglio nei rischi e nei benefici, anche commerciali, che determinerà. Una manovra che per essere formalizzata ha avuto bisogno del placet di diverse figure chiave che orbitano nel mondo della Formula 1 e non solo. Con buona pace di chi si è lasciato imbonire dall’epica della sorpresa. 


Crediti foto: Mercedes AMG F1, Scuderia Ferrari

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