È un quesito che ci ha accompagnato per tutto il 2024 e che lo farà almeno fino a marzo: Lewis Hamilton è stato un affare per la Ferrari da un punto di vista tecnico o il suo ingaggio aveva solo ragioni commerciali, come i detrattori più accaniti sostengono?
Il campionato chiusosi l’8 dicembre ad Abu Dhabi non è stato uno dei migliori per il sette volte iridato, è un fatto acclarato. Di positivo c’è il ritorno alla vittoria: ben due sono stati i trionfi, tra l’altro ottenuti su piste iconiche e iper-impegnative come la casalinga Silverstone e Spa-Francorchamps.
Di negativo c’è il fatto di aver perso nuovamente il duello interno sia per quanto riguarda le qualifiche (leggi qui gli score), sia per quanto riguarda le gare (leggi qui). Situazione che si è riverberata su una classifica che ha visto George Russell essere ancora una volta davanti al connazionale.
Questi fatti hanno indotto a pensare che il fuoriclasse di Stevenage fosse in fase calante. Chiaramente stiamo parlando di un pilota che tra pochi giorni compirà 40 anni, quindi certamente non ci si può attendere che la sua carriera stia ancora sviluppandosi verso il punto apicale. Tuttavia bisogna stare attenti con i giudizi taglienti, evitando di giungere a conclusioni forse affrettate.
Lewis Hamilton non è stato autore di un mondiale in chiaroscuro per mancanza di stimoli o per una guerra interna che Mercedes gli avrebbe fatto dopo che il primo febbraio è stato annunciato il suo passaggio in Ferrari. No, Hamilton ha pagato dazio a causa di una W15 che non ha mai sentito sua, soprattutto nell’esercizio del giro veloce, quando il feeling e la simbiosi con la macchina devone essere totali.

Andrew Shovlin spiega il difficile adattamento di Lewis Hamilton alla Mercedes W15
Innanzitutto, va sottolineato che il distacco medio che Hamilton ha pagato in qualifica da Russell si è amplificato in termini di posizioni in griglia. Con un pacchetto valoriale molto ravvicinato, perdere anche solo un paio di decimi a volte costava diverse posizioni. Questa dinamica ha amplificato la differenza tra i due alfieri della Mercedes.
Il capo degli ingegneri di pista, Andrew Shovlin, ha spiegato che le difficoltà di Hamilton sono dipese sostanzialmente da un’auto non troppo veloce e con una finestra di setup eccesivamente stretta. Qualcuno dirà – lecitamente – che questi problemi affliggevano anche George Russell.
Uno degli aspetti tecnici caratteristici della W15 era la tendenza a bloccare i freni in staccata, elemento che non si sposa con lo stile di guida del pilota ex McLaren. Ancora, la vettura tendeva a tracciare traiettorie in uscita non proprio fluide, comportandosi quasi “a scatti”, altro fattore che non si confà al driving di Hamilton.
Nelle gare dove questi problemi sono stati superati, come Silverstone, Spa-Francorchamps ma anche Las Vegas, Lewis è riuscito a reggere il confronto e a offrire prestazioni di rilievo. Tuttavia, il problema è che la monoposto non è riuscita a esprimersi in questo modo nell’arco delle 24 gare.

Lewis Hamilton e la difficoltà col posteriore della Mercedes W15
Molti dei piloti che tendono a primeggiare in frenata hanno incontrato difficoltà con le vetture di nuova generazione. I problemi di Hamilton si sono osservati in tutti i tre anni di questa tipologia di vettura. Sono quindi le caratteristiche delle auto a effetto suolo che non sono state mai del tutto digerite dal campione britannico? Secondo Shovlin non è questa la soluzione del rebus.
A parere dell’ingegnere, il problema è dipeso da una caratteristica che ha accompagnato le vetture Mercedes negli ultimi tre anni: far ruotare la vettura evitando il surriscaldamento del posteriore. In effetti, già l’anno scorso Hamilton si era molto lamentato del posteriore della W14, tanto da sollevare dubbi sulla filosofia costruttiva della vettura. Perplessità che si sono fatte talmente grosse e convincenti che il padre di quell’auto, Mike Elliott, è stato di fatto messo ai margini del team fino ad arrivare alla risoluzione contrattuale.
Lo stile di guida di Hamilton ha acuito i problemi sul giro singolo. La difficoltà a mantenere le gomme posteriori nella finestra operativa ideale si è fatta sentire sensibilmente in questa stagione, determinando la sonora sconfitta interna nell’esercizio del push.
Russell ha dimostrato di sapersi adattare meglio alle caratteristiche della Freccia d’Argento. Non che Hamilton non abbia provato a usare assetti simili a quelli del compagno di squadra, ma con risultati quasi mai soddisfacenti. I problemi di Lewis sono emersi nel momento in cui bisognava spingere al massimo sul giro secco. È in quelle circostanze – e lo abbiamo osservato più volte nel comportamento dinamico della W15 – che sono venute a galla le difficoltà con il posteriore.
La macchina tendeva a scattare in sovrasterzo, costringendo Lewis a “remare” da centro fino a fine curva, cosa che gli faceva perdere preziosi centesimi di secondo per ogni piega. Un comportamento che dipendeva sia dagli assetti sia dal modo in cui veniva preparato il giro veloce con gomme posteriori non perfettamente in finestra termica.
Mercedes, a detta dello stesso Shovlin, non è riuscita a fornire con costanza una vettura che permettesse a Lewis di raggiungere il limite in base alle sue caratteristiche di pilotaggio. Non è stato facile entrare in una buona finestra di bilanciamento e, specie per Lewis, una volta arrivatici, non è stato semplice mantenerla aperta. Così si spiegano i fine settimana iniziati bene in termini di setup e finiti male con l’incapacità di adattarsi a una pista che andava cambiando.
Tutte queste problematiche si sono annacquate nel momento in cui le distanze si allungavano. Sul passo gara Hamilton ha mostrato spesso di essere davanti al compagno di squadra, ma la track position lo ha fortemente penalizzato perché a volte si trovava a dover recuperare molte posizioni, visto che non sempre riusciva a raggiungere la Q3, cosa che Russell riusciva a fare con più sistematicità.

Lewis Hamilton e le prospettive in Ferrari
Hamilton arriva in Ferrari sperando di trovare una vettura – per ora denominata Progetto 677 – che sia più sincera e che abbia una finestra operativa più ampia, in modo da permettergli di essere veloce in gara – cosa che avviene con relativa semplicità – ma anche in qualifica.
Proprio sul giro singolo, Hamilton dovrà vedersela probabilmente con il miglior qualificatore della griglia, e quindi il rischio che il duello interno possa trasformarsi in una sorta di incubo per il sette volte campione del mondo. In questo 2024 Charles Leclerc, pur battendo Carlos Sainz, di tanto in tanto ha evidenziato qualche difficoltà proprio nella messa in finestra delle coperture Pirelli.
Un grande lavoro è stato fatto con Callum Frith, responsabile degli pneumatici per la Scuderia italiana, ma non tutte le difficoltà sono state superate. La Ferrari SF-24, a un certo punto, aveva preso una via di sviluppo non proprio consona allo stile del monegasco, che ricorda un po’ quello di Hamilton. Anche a Charles, infatti, piace un anteriore più solido con un retrotreno da controllare.
Proprio l’asse arretrato deve lasciarsi guidare senza mostrare quegli scatti di cui parlava Shovlin. Con gli aggiornamenti introdotti durante l’estate, la Ferrari è diventata una vettura meno tendente al sottosterzo e più facile da guidare con un posteriore in controllo; cosa che infatti ha aiutato Charles, che nella seconda metà del 2024 è stato il pilota che ha racimolato più punti di tutti gli altri contendenti.
L’anno prossimo in Ferrari ci saranno quindi due driver che in linea di massima preferiscono un’auto con caratteristiche ben precise, a differenza di quanto accadeva in questo 2024 con Carlos Sainz che tende a gradire monoposto leggermente sottosterzanti. Chiaramente questa divergenza di stile si è anche riflessa sulla strada di sviluppo intrapresa da Maranello. L’anno prossimo, invece, il sentiero da seguire sarà uno solo: entrambi i conducenti potrebbero giovarsi di questa condizione tecnica.
Chiaramente non abbiamo la palla di cristallo, né intendiamo azzardare previsioni su quali saranno gli esiti del duello interno alla Ferrari, ma è possibile immaginare che la monoposto del 2025, se dovesse andare sulla scia di quanto abbiamo visto negli ultimi mesi del campionato 2024, potrebbe essere uno strumento che permette a Hamilton di superare le difficoltà viste nell’arco dell’ultimo mondiale.
D’altro canto, anche la Rossa ha dei piccoli problemi da superare, come ha detto Fred Vasseur durante l’incontro stampa di fine anno. Risolvere definitivamente quei problemi di gestione termica delle gomme emersi di tanto in tanto è fondamentale per evitare l’andamento sinusoidale che ha caratterizzato la stagione 2024.
A Maranello si vogliono evitare quegli alti e bassi che alla lunga hanno pesato nella corsa al campionato costruttori e si intende impostare una monoposto veloce sin da subito e che possa svilupparsi nonostante dal primo gennaio sarà possibile lavorare alle vetture di nuova generazione che caratterizzeranno il campionato 2026.
Hamilton spera di trovare una macchina che non sia capricciosa come le ultime tre che ha dovuto guidare sotto le insegne della Stella a Tre Punte. Vedremo se i tecnici della Ferrari riusciranno in questa operazione e se le difficoltà incontrate nell’ultimo anno da parte del campione britannico erano veramente tecniche e non riferibili, come sostengono i detrattori, a un pilota in fase calante.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP