Lewis Hamilton esce dal mondiale 2025, il peggiore della sua gloriosa carriera, con una consapevolezza: non ha la mente rivolta al 2026, né a un futuro più lontano. Il sette volte campione del mondo ha ammesso apertamente di non avere “una mentalità per il prossimo anno“. Parole che hanno il sapore di una confessione sincera e allo stesso tempo come un campanello d’allarme per la Ferrari. È un Hamilton stanco, affaticato, quasi svuotato, che chiude la sua prima stagione in Rosso tornando a una dimensione psicologica che ricorda da vicino quella del post-2021.
A Yas Marina ha rimontato dal sedicesimo all’ottavo posto, un risultato dignitoso nel contesto di un weekend complicato – l’ennesimo – fin dalle prove libere, quando un errore alla curva 9 lo ha messo fuori gioco in FP3. L’incubo è proseguito con l’eliminazione in Q1 per la terza gara consecutiva, un’eventualità quasi impensabile per chi ha dominato un’epoca. E tuttavia Hamilton, come spesso accade nei giorni più bui, ha tirato fuori l’orgoglio, chiudendo con una strategia aggressiva a due soste che gli ha permesso di salvare qualche punto. Acqua che però non disseta.

Lewis Hamilton: il bilancio del 2025 è altamente negativo
La stagione 2025, però, va oltre il singolo risultato: è stata un accumulo di frustrazioni, aspettative tradite e sensazioni che fanno pensare a qualcosa di più profondo di una semplice mancanza di performance. Hamilton e Ferrari avevano iniziato l’anno sulle ali dell’entusiasmo, galvanizzati da una partnership destinata – nelle intenzioni – a riportare il Cavallino Rampante dove dovrebbe essere. L’illusione si era accesa con la pole e la vittoria nella Sprint di Shanghai, ma si è spenta rapidamente. Da quel momento, nessun podio in 24 Gran Premi: è la prima stagione in cui Hamilton non sale sul podio da quando è in Formula 1. Una statistica quasi anti-storica.
E mentre Charles Leclerc ha racimolato sette podi senza comunque vincere, Hamilton ha vissuto uno dei campionati più difficili della sua carriera, chiudendo a 86 punti dal compagno di squadra e con una Ferrari appena quarta tra i costruttori. Un risultato che ha evidenziato il bisogno di cambiamenti strutturali: più che un semplice aggiornamento tecnico, serve una revisione culturale e metodologica.
Il parallelo con il 2021 torna prepotente. Allora Hamilton era uscito da una stagione conclusa in modo controverso, scosso dalle decisioni dell’allora direttore di gara Michael Masi ad Abu Dhabi. Si era allontanato dal mondo esterno, mettendo in pausa perfino la comunicazione social, alla ricerca di un equilibrio emotivo. Nel 2022 era rientrato, ma non più con la stessa scintilla che aveva alimentato gli anni del dominio Mercedes. Una luce meno intensa, un approccio più misurato, quasi l’ombra di un campione ferito.
Oggi Hamilton sembra tornare a quella forma mentale. Le sue parole dopo Abu Dhabi sono emblematiche: “Al momento non ho una mentalità fissa per il prossimo anno. Non sto pensando al prossimo anno, il 2026 non è nei miei radar. Sto pensando solo al Natale, al tempo con la famiglia, a riprendermi“. È la dichiarazione di un pilota che sente il bisogno di fermarsi, di respirare, di lasciare sedimentare un’annata che ha minato fiducia, sicurezza e prospettive.
La domanda che si affaccia prepotente è la stessa che in molti si posero due anni fa: basterà una pausa invernale? Con un calendario così compresso e con l’enorme sfida regolamentare del 2026 già alle porte, l’inverno non sarà un vero rifugio. Sarà breve, intenso, strategico. E forse non sufficiente per un Hamilton che, più che mai, deve recuperare non solo energie ma prospettive.

La Ferrari potrà dargli la piattaforma tecnica per ripartire? Il nuovo regolamento rappresenta un reset totale, ma per sfruttarlo serve coesione interna, chiarezza progettuale e una struttura che non ripeta gli errori sistemici del 2025. Hamilton, dal canto suo, dovrà ritrovare quella scintilla che spesso è sembrata spegnersi per frustrazione più che per limiti fisici.
L’inverno dirà se sarà possibile ricostruire il binomio più atteso degli ultimi vent’anni. Ma una cosa è certa: Hamilton sta attraversando un crocevia personale simile a quello del post-2021. E da questo bivio, come allora, può uscire soltanto in due modi: trasformato o ridefinito dalla sconfitta. Ferrari spera nella prima opzione. Anche Hamilton, probabilmente, ci spera.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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