L’effetto sbornia è già terminato? Dopo meno di due mesi dall’annuncio dell’ingaggio di Lewis Hamilton da parte della Ferrari si è drasticamente smorzato l’entusiasmo degli osservatori e di molti tifosi. I toni quasi trionfalistici per un’acquisizione roboante si sono trasformati, in maniera abbastanza repentina, in sinfonie dissonanti nelle quali si evidenziano i rischi di un’operazione costosa anche se dal ritorno d’immagine molto elevato.
Probabilmente hanno pesato le due gare sottotono di cui si è reso protagonista l’inglese in questo avvio di mondiale 2024 in cui sta soffrendo una Mercedes W15 inaspettatamente problematica. Basta così poco per demolire una carriera e per ritenere che alla Ferrari sia stato quasi “tirato il pacco”? Ovviamente no, ma a leggere certi commenti inaciditi il sospetto che qualcuno lo pensi seriamente viene.
Giancarlo Fisichella, qualche giorno fa, affermava che per Lewis non sarebbe stato semplice adattarsi a un contesto in cui c’è un pilota, Charles Leclerc, che opera da anni e conosce alla perfezione vita, morte e miracoli dei suoi uomini. Punto di vista onesto e comprensibile.
Ralf Schumacher, più duro e meno amichevole, affermava invece quanto segue: “Sicuramente porterà la sua esperienza e le sue intuizioni, ma penso che la Ferrari sia già sulla buona strada. Hamilton non sarà in grado di contribuire molto. Non penso che abbia le qualità di Verstappen. Non credo che sia costante come lui: non può eliminare quel decimo in più a ogni costo”.

Non è finita qua. “Non so se il passaggio alla Ferrari sarà ciò che serve al team”, ha detto Alan Jones, ex pilota australiano, commentando il trasferimento di Hamilton da Brackley a Maranello. “Sicuramente – ha proseguito – è stato un bene perché quando ha firmato per la Ferrari il prezzo delle azioni è salito di circa 20 miliardi di dollari o giù di lì. Già adesso George Russell sta iniziando a dargli un po’ di filo da torcere e più si va avanti più questo peggiorerà“. Numeri un po’ a casaccio quelli sparati dall’ex campione del mondo ma che danno la temperatura dello scetticismo che aleggia intorno al matrimonio.
Il giudizio si fa ancora più impietoso in una chiosa che rasenta l’assurdo: “Il numero di sfilate a cui partecipa e il numero di cose che fa in giro non lo aiuteranno di certo. Sinceramente non credo che sia stata una grande operazione. In termini di aumento del prezzo delle azioni, invece, lo è stato. Ma non credo che lui sia la risposta”. Alan vorremmo ricordarti che Lewis ci ha vinto sette mondiali conducendo questo tipo di vita extra-pista. Forse ti è sfuggito questo “piccolo” dettaglio nelle tue “lucidissime” analisi.
Il fastidio di Frédéric Vasseur
Il coro dei dubitanti, come dimostrato, tende a farsi abbastanza pingue. Tanto che qualcuno, dopo il buon esordio di Oliver Bearman nel Gp dell’Arabia Saudita, ha iniziato a spingere massicciamente per il giovane talento dell’Academy che avrebbe il pedigree per prendersi la Rossa sin dal prossimo anno. Calma, questo è il modo perfetto per bruciare un qualsiasi pilota. E poi, cribbio, un po’ di misura nelle cose! Dopo due settimane di chiacchiere è dovuto intervenire il team principal della Ferrari, il grande artefice dell’ingaggio di Hamilton, per rimettere le cose sulla giusta rotta.

“Non cominciate a parlare del dopo Hamilton, Lewis non è ancora in squadra“, ha tuonato Fred che, da scafato scopritore di talenti, ha sottolineato come il ragazzo, dopo la positiva parentesi nella massima serie, deve tornare a farsi le ossa in F2. Cosa che, salvo problemi fisici che non auguriamo a Carlos Sainz (domani è chiamato a superare il test medico della FIA), accadrà sin da questo fine settimana. Il prossimo step per Ollie sarà quello di fare dei test già concordati con la Haas nelle libere di un paio di gare di fine stagione.
C’è chi crede nel matrimonio Hamilton – Ferrari
Uno sponsor del legame sembra esistere. Si tratta di Rob Smedley, ex ingegnere di pista di Felipe Massa. Uno che conosce bene la Rossa e ritiene che il britannico possa adattarsi alla perfezione alla nuova realtà italiana. “Penso che Lewis prospererà in quell’ambiente. Non ha vinto sette campionati del mondo per caso. Ci è riuscito perché è uno dei grandi di tutti i tempi. Credo che uno come Lewis possa dare alla Ferrari uno o due punti percentuali in più: è tutto ciò di cui hanno bisogno”. Vasseur tira un sospiro di sollievo: uno che questa situazione la vede bene esiste!

Sarà anche comodo affermarlo, ma solo la pista potrà sentenziare in maniera inappellabile. Quelle che si leggono in questi giorni sono solo opinioni, rispettabili, ma pur sempre giudizi soggettivi basati sulle sensazioni e non su elementi probanti. E questo vale per gli ultra ottimisti e per i super pessimisti.
Certo è, per quanto ci riguarda, che due gare “molli” non bastano per cestinare la straordinaria carriera di un sette volte iridato che, pochi mesi fa, con un ferro ammaccato come era la W14, ha “rischiato” di finire davanti a Sergio Perez che tra le mani aveva un missile terra-aria. Un po’ di giudizio non guasterebbe…
Crediti foto: Scuderia Ferrari, Williams Racing