La stagione 2026 di Formula 1 sta per entrare nel vivo e, di certo, non mancano le opinioni inerenti. Tra zone grigie del regolamento, novità tecniche e sportive, non mancano quelle in merito al futuro dei piloti. Il mercato, infatti, sarà uno dei temi cruciali e tra i protagonisti, potrebbe esserci Lewis Hamilton.
La nuova stagione, per il pilota della Ferrari, potrebbe rivelarsi nuovamente impegnativa. È chiamato a dare numerosi risposte e non solo in merito all’adattamento con l’ambiente di Maranello. Il 2026 segna la rottura con le vetture ad effetto suolo e Lewis dovrà dare prova che la vittoria sia ancora un traguardo della sua portata.
Hamilton: cosa non ha funzionato nel primo anno in Ferrari
La nuova annata, quindi, darà risposte in merito al futuro di Lewis Hamilton all’interno del paddock. Le voci espresse in merito sono già tante. A queste si aggiungono quelle di Ted Kravitz, giornalista di Sky Sports. Kravitz è spesso presente in pit lane e intervenuto allo show Sky F1, racconta le problematiche affrontate dal #44 nella scorsa stagione.
“Pensava di poter portare l’esperienza accumulata durante il periodo in Mercedes”, racconta il reporter, “per poi modificare solo alcune cose e riportare la Ferrari a vincere con continuità”. Dichiarazioni che hanno del vero e che trovano riscontro anche in quelle espresse da Fred Vasseur, che ha ammesso di aver sottovalutato il passaggio di Lewis in Ferrari, dopo anni trascorsi in un team con modalità di lavoro differenti.
E il Team Principal non viene citato a caso in quanto gli errori commessi sono da entrambe le parti: pilota e dirigenza. Hamilton ha scelto di guidare la Ferrari per un unico obiettivo: l’ottavo titolo mondiale. L’impresa, lo consacrerebbe come il più grande di questo sport. E la volontà iniziale dei vertici di Maranello era quella di impostare il progetto attorno a lui. Un intento, che nel corso delle gare, si è dovuto modificare – o rimandare – in quanto a rivelarsi il riferimento tecnico del team è stato Charles Leclerc.
Lewis Hamilton: tra aspettative, promesse e realtà
Infatti, Ted Kravitz nelle sue dichiarazioni lo sottolinea: “Credeva di avere due figure come John Elkann e Fred Vasseur che lo sostenessero completamente”, spiegando anche come il tutto sia cambiato in seguito alle famose parole: “i piloti devono pensare a guidare”.
“Hamilton”, dice ancora Kravitz, “entra nell’inverno pensando: ok, se riesco a migliorare alcune cose, allora forse ho ancora una possibilità di ottenere dei successi”. Anche la durata del contratto è un aspetto che ha influito sulla scelta di Lewis Hamilton di lasciare Brackley.
“È andato in Ferrari perché gli offrivano un accordo a lungo termine più esteso rispetto a quello proposto dalla Mercedes, oltre alla promessa che avrebbe potuto effettivamente vincere qualche gara”, ha aggiunto Kravitz poco dopo.
Nel leggere quanto espresso dal giornalista britannico, si percepisce l’elemento chiave del futuro in rosso di Hamilton: la vittoria. Il che implica che molti aspetti debbano sposarsi con il suo stile, le sue modalità di lavoro, ma anche che la Ferrari sia in grado di realizzare una monoposto competitiva, che lo porti a lottare costantemente per il gradino più alto del podio.
Il suo primo rivale ce l’ha seduto a fianco, ossia Charles Leclerc, che difficilmente farà da seconda guida. Incredibilmente forte, solido e con ulteriore maturità acquisita, è anch’egli in Ferrari per un scopo ben preciso, motivo per il quale gli è difficile lasciare l’Italia per andare altrove.

Il 2026 come spartiacque definitivo
A sostenerlo è anche Günther Steiner, che al quotidiano austriaco Krone, dice: “Non dobbiamo mai dimenticare che Lewis ha un compagno di squadra molto forte come Charles Leclerc. Quest’anno è salito sul podio diverse volte, ma non ha vinto alcuna gara. Con questa macchina, però, un podio era già un risultato rispettabile”.
L’ex Team Principal della Haas racconta anche che se Ferrari riuscisse a realizzare una monoposto competitiva nel 2026, allora Lewis Hamilton resterà ancora in Formula 1. In caso contrario, potrebbe dar vita ad una situazione insostenibile e, quindi, a un potenziale motivo di addio. Dichiarazioni, che potrebbero assumere anche un carattere “banale”, ma in cui sono racchiuse tutte le speranze dei tifosi Ferraristi. Quelle speranze intatte, dal lontano 2007, ma che perdono credibilità anno dopo anno.
Il futuro di Hamilton – così come quello di Leclerc – dipende dalle capacità degli uomini Ferrari ed è d’obbligo fare alcune considerazioni. Non tanto dettate dalla tecnica, quanto dalla passione, dal sostegno per una squadra che delude sempre le aspettative. Nessuno si aspetta nulla, ma tutti si augurano una sola cosa.
L’augurio è quello di poter osservare una monoposto simile alla MCL39, in grado di far duellare i propri piloti. Una speranz che, sul piano pratico, potrebbe tradursi in un commento in merito alle capacità – o incapacità – del muretto box di gestire i propri driver. Di gestire un’eventuale prima e seconda guida.
Una speranza di poter osservare una bagarre fino all’ultima curva o di potersi schierare in favore di Lewis o Charles su chi meriti il mondiale. L’augurio di poter essere partecipi di una sfida al vertice fino all’ultima gara, con l’aggiunta magari anche di un terzo incomodo. Illusione, certo, che altro non è che un sentimento che trova condivisione.
Crediti foto: Scuderia Ferrari
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