Quando Lewis Hamilton ha annunciato il suo passaggio alla Ferrari la Formula 1 ha salutato l’evento come uno dei trasferimenti più clamorosi della storia. A giusta ragione. Eppure, dopo diversi mesi dall’inizio di questa nuova avventura, si sollevano dubbi sulla sua effettiva durata. Non da fonti qualunque, ma da Ralf Schumacher, ex pilota e commentatore per Sky Sports, che nel podcast Backstage Pit Lane ha avanzato un’ipotesi tanto provocatoria quanto plausibile: la Ferrari potrebbe decidere di separarsi anticipatamente dal sette volte campione del mondo.
Ferrari – Hamilton: il contratto “abbastanza lungo” e la sua fragilità
Hamilton stesso, in vista del Gran Premio del Brasile, aveva parlato di un “contratto abbastanza lungo”, lasciando intendere un impegno fino al 2027. Ma in Formula 1, come la storia insegna, i contratti sono spesso più fragili delle monoposto che sfrecciano in pista. Il caso più recente è quello di Sergio Perez, scaricato dalla Red Bull prima della scadenza naturale dell’accordo. Un precedente che dimostra come le performance contino più delle firme apposte sulla carta. Ma anche la storia di Hamilton spiega quanto siano caduchi certi vincoli legali. In Mercedes, infatti, si è liberato con relativa facilità applicando una clausola rescissoria da egli stesso pretesa.
Ed è proprio sulle performance che si concentra l’analisi di Schumacher. I numeri parlano chiaro: dall’arrivo di Hamilton, l’unica vittoria è quella ottenuta nella Sprint Race cinese. Zero podi nelle restanti 21 gare canoniche. Nel frattempo, il compagno di squadra Charles Leclerc ha raccolto sette podi e gode di un vantaggio di 66 punti in classifica (214 contro 148). Un divario che, per un pilota del calibro di Lewis, suona come una sonora smentita delle aspettative. Una sconfitta netta che non può essere coperta da attenuanti di sorta.

L’ombra di Oliver Bearman
Nel discorso di Schumacher si inserisce un elemento che aleggia da qualche tempo nella grande narrazione della Formula 1: Oliver Bearman. Il giovane pilota britannico sta impressionando alla Haas e rappresenta un’alternativa economicamente vantaggiosa. “Costa una frazione di Hamilton e sta facendo cose meravigliose“, osserva il tedesco. La tentazione per la Ferrari potrebbe essere forte: perché continuare a investire cifre astronomiche su un campione avanti con l’età se si ha a disposizione un talento emergente a costi contenuti?
La domanda non è puramente retorica. La Formula 1 contemporanea è sempre più orientata alla sostenibilità economica, anche per scuderie blasonate come la Ferrari e nonostante i contratti dei piloti siano esclusi dal budget cap. E se a questo si aggiunge il precedente del 2009, quando la Rossa pagò un risarcimento milionario a Kimi Raikkonen per far posto a Fernando Alonso, lo scenario delineato da Schumacher appare meno fantasioso di quanto sembri.

L’età e il “film troppo veloce”
Schumacher non risparmia critiche dirette al driver di Stevenage: “Mi aspetto di più da un pilota di così alto calibro”. Gli errori, le penalità, l’incidente con Sainz alla curva 1 in Brasile: tutto contribuisce a disegnare il ritratto di un pilota non più al massimo della forma. E poi c’è l’età. Hamilton compirà 41 anni all’inizio della stagione 2026, un dato che secondo il tedesco pesa sulle sue prestazioni: “In qualche modo si ha la sensazione che il film sia diventato quasi un po’ troppo veloce per lui“.
L’analisi si fa ancora più tagliente quando Schumacher suggerisce che Hamilton debba dare “più del 100%” solo per tenere il passo di Leclerc, consumando energie che gli impediscono di avere margini di manovra. La domanda centrale diventa allora: è solo questione di adattamento alla vettura o Hamilton ha davvero superato il suo apice prestazionale?
Una riflessione necessaria
Al di là delle provocazioni, l’intervento di Schumacher impone una riflessione critica. La Ferrari ha investito non solo denaro, ma anche credibilità e aspettative su Hamilton. L’ipotesi di una separazione anticipata non è solo una questione contrattuale, ma un potenziale terremoto mediatico e sportivo. Se davvero la Scuderia dovesse optare per questa strada, segnerebbe probabilmente la fine della carriera in Formula 1 del britannico, difficilmente immaginabile altrove dopo un fallimento così clamoroso.

Certo, è ancora presto per trarre conclusioni definitive. Ma i segnali ci sono, e ignorarli sarebbe ingenuo. La Formula 1 è uno sport spietato. E se i cronometri continueranno a dire ciò che dicono ora, la domanda non sarà più “se” la Ferrari e Hamilton si separeranno, ma quando. Per ora, resta solo da vedere se il sette volte campione del mondo riuscirà a invertire la rotta. La stagione è ormai morente e il 2026 sa di ultimo appello. Nel frattempo Maranello tiene gli occhi puntati sul suo talento che cresce in Haas. E lui guarda con interesse a cosa succede a Via Abetone.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Haas F1
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