I grandi campioni tendono a essere divisivi, così come le storie che li accompagnano. Lewis Hamilton ha sancito il passaggio alla Ferrari in questo 2024 ormai agli sgoccioli. Da quel momento è stata una lunga teoria di commenti favorevoli o contrari a un’operazione i cui benefici – o eventuali effetti negativi – saranno valutati soltanto nel momento in cui il sette volte campione del mondo si calerà nell’abitacolo della vettura italiana.
Fino a quel momento si tratterà solo di congetture, speculazioni, pareri più o meno leciti e analisi che non possono mai essere totalmente predittive, poiché gli elementi a supporto sono veramente scarsi. Hamilton non è stato protagonista di un grande 2024? Forse, ma ci sono tante attenuanti a sua discolpa, visto che ha disputato una stagione da dimissionario e che la Mercedes W15 non andava incontro alle sue esigenze di pilotaggio, essendo più cucita intorno allo stile di George Russell.
Che lui sia ancora affamato di vittorie e che abbia ancora la capacità di sciorinare prestazioni di livello assoluto lo hanno dimostrato alcune gare di questo campionato. Chiaramente un po’ di polvere si è depositata sulle prestazioni di un campione che a gennaio compirà 40 anni e che, soprattutto in qualifica, non sembra avere lo smalto dei tempi d’oro. Ma anche in questo caso potrebbe aver pesato una vettura non proprio nelle sue corde.
Insomma, sull’affare Ferrari-Hamilton si può dire tutto e il contrario di tutto. Proprio per questo registriamo il parere di chi critica – anche in maniera piuttosto feroce e forse ingenerosa – un’operazione nella quale Fred Vasseur e i vertici della Ferrari hanno invece visto vantaggi non solo commerciali (come le malelingue affermano), ma anche tecnici, visto che Lewis può dare la possibilità di introdurre un metodo operativo vincente, cosa che in Ferrari manca.

Hamilton-Ferrari: la stroncatura di Lucas Di Grassi
“Non avrei mai portato Hamilton in Ferrari. Innanzitutto è costoso, molto costoso, e penso che non sia più nel suo periodo migliore. Avrei ingaggiato un altro pilota che avrebbe potuto raggiungere l’apice in Ferrari al momento giusto”. Queste le osservazioni del pilota brasiliano rese a Motorsport.
Di Grassi contro l’operazione Hamilton-Ferrari, le nostre contro-osservazioni
Costo dell’operazione
Secondo Lucas Di Grassi, Hamilton è una manovra troppo costosa. Questo è falso, per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto, bisogna ricordare che lo stipendio di un pilota è escluso dal budget totale imposto dalle norme finanziarie della Formula 1. La Ferrari è un gruppo in salute e gli introiti che giungono dalle sponsorizzazioni, dai dividendi stabiliti dal Patto della Concordia e da tutto l’indotto che giunge come ritorno d’immagine superano ampiamente il miliardo di euro per stagione. Questa evidenza rende l’operazione assolutamente affrontabile.
Ma c’è anche un’altra considerazione da fare: Hamilton e Ferrari sono i soggetti commercialmente più forti della Formula 1. Si è creato un blocco ancora più potente che si finanzierà da solo e, anzi, andrà a creare ultra-profitti che annullano i rischi paventati dal pilota brasiliano.

Competitività di Hamilton
In Formula 1 non si “gioca” per vincere la battaglia economica; lo si fa per primeggiare sui rivali. Quindi, l’operazione Hamilton va valutata anche da un punto di vista strettamente tecnico. Come detto in apertura, i giudizi potranno essere espressi soltanto dopo aver visto in pista il sette volte iridato. Secondo Di Grassi, Lewis avrebbe superato l’apice prestazionale. Anche questo è un fattore da verificare.
E anche se fosse accaduto davvero, bisognerebbe vedere qual è l’apporto che un pilota con tanta esperienza può portare in un team che deve continuare il suo percorso di crescita. Vasseur, John Elkann e Benedetto Vigna hanno probabilmente fatto una valutazione di carattere generale, ritenendo che Lewis possa accrescere la cifra tecnica dell’intera scuderia. L’intesa va letta anche in questa chiave.
Meglio un pilota all’apice della carriera?
Secondo Di Grassi, la Ferrari avrebbe dovuto puntare su un driver in fase ascendente e non nella parte calante della sua carriera. Questa è una giusta osservazione, ma risulta abbastanza semplicistica. Chi avrebbe potuto ingaggiare la Ferrari? Qual è quel pilota che risponde a queste caratteristiche ed era libero sul mercato? Onestamente, non se ne intravedono, considerando che tutti i conducenti di un certo livello avevano già contratti blindati con i team rivali.
Nella Ferrari Driver Academy non c’è attualmente un interprete capace di garantire immediata solidità. Oliver Bearman, il talento più cristallino, è andato in Haas perché è evidente che il suo percorso di crescita è tutt’altro che compiuto e avrebbe accanto a un mastino affamato come Charles Leclerc. Forse l’unica opzione che sarebbe stata coerente con l’idea espressa da Di Grassi era quella di mantenere in squadra Carlos Sainz, ma la Ferrari ha evidentemente fatto valutazioni diverse, ritenendo che lo spagnolo avesse parimenti raggiunto il climax della sua carriera.
In quattro anni accanto a Leclerc, lo spagnolo è riuscito a stare davanti solo in una circostanza, nell’anno del debutto, segno che evidentemente non poteva dare più di quanto abbia offerto nella sua esperienza in rosso. Visto che il Cavallino Rampante voleva accrescere il tasso tecnico, ha pensato che Hamilton potesse rappresentare quello strumento per poterlo fare.
Insomma, abbiamo provato a decostruire l’idea di Lucas Di Grassi, dimostrando che ci sono elementi che invece spiegano come l’affare Hamilton potrebbe essere positivo per la Ferrari. Valutazioni che, come quelle del brasiliano, avranno bisogno del giudizio della pista. Non resta che attendere qualche mese per avere i primi concreti riscontri.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP