11 mesi fa, lo scorso 1° febbraio 2024, la Ferrari, con l’annuncio dell’approdo del sette volte campione del mondo, il pilota britannico Lewis Hamilton, scioccò non solo la F1, ma il mondo intero. Mai in Formula 1 c’era stato un annuncio che sconvolse così tanto la categoria: il pilota più vincente della storia si legava alla scuderia col miglior palmares, ma anche la più iconica del pinnacolo del motorsport.
Fan, appassionati e tifosi della Ferrari sono stati in fibrillazione e, io per primo, ho sentito, dopo anni di delusioni e promesse mancate, la sensazione che qualcosa sia cambiato a Maranello per ritrovare la via del successo, ormai perduta da 17 anni.
Non c’è solo la speranza che il fenomeno di Stevenage possa riportare il Cavallino Rampante dove merita, sul tetto del mondo, ma si sono accesi anche i soliti mugugni dei diffidenti di fronte a questa operazione di una portata mai vista prima.

Forse l’unico lato positivo sarà il successo commerciale dell’accordo tra i due gruppi del settore, Ferrari e “l’azienda Hamilton”, ma solo la pista potrà giudicare il matrimonio tra questi due colossi del motorsport.
Proprio ieri pomeriggio, Sir Lewis Hamilton ha cambiato l’immagine profilo dei suoi social media con una foto dei tempi dei kart, con un casco rosso, segno dell’incontenibile voglia del britannico di indossare la tuta rossa della Ferrari.
Andando al succo dell’articolo, ho atteso questo momento da 10 anni o poco più. Hamilton aveva lasciato la McLaren per andare nel team ufficiale della Mercedes, sostituendo Michael Schumacher nel 2013. La Ferrari, l’anno dopo, ingaggiò il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel.
Seppur il talento tedesco facesse battere i cuori romantici dei ferraristi, vista la stessa nazionalità tedesca di Michael, all’epoca, se fossi stato in Ferrari, non l’avrei ingaggiato.
Vettel veniva sì dai 4 mondiali vinti in Red Bull, ma con il cambio di regolamento dell’era turbo-ibrida, la casa anglo-austriaca si trovò in difficoltà contro coloro che sarebbero stati i dominatori incontrastati di quel periodo: proprio la Mercedes di Hamilton.
Vettel, oltre ad alzare bandiera bianca contro la corazzata tedesca, venne battuto anche dal suo compagno di squadra Daniel Ricciardo; da lì scaturì l’addio alla Red Bull e l’approdo in Ferrari. Come ben sappiamo, la Red Bull ha una mentalità monoteistica, dove si dà priorità solo a un pilota, come era Vettel ieri e come lo è Verstappen oggi. In Ferrari è tutt’altro discorso, o per meglio dire, tutt’altro mondo.
Avrei preferito Hamilton al posto di Vettel. L’inglese, in quegli anni, non se la passava proprio bene, ma era abituato a soffrire ed è grazie a lui se la McLaren riusciva a lottare per un titolo, per le vittorie o per i podi. E a differenza di Vettel, ha avuto un compagno competitivo, un campione del mondo come Jenson Button.
Oggi Hamilton arriva alla corte di Maranello in una situazione analoga, seppur con qualche anno in più. La Mercedes, con le monoposto ad effetto suolo, ha passato il testimone alla Red Bull e Hamilton è ritornato a soffrire come mai fatto in carriera.

Dal ritorno dell’effetto suolo, l’eptacampione ha totalizzato solo due vittorie nell’anno appena trascorso e una pole position, addirittura nel 2023. Hamilton, fatto tesoro delle esperienze negative passate in McLaren e in Mercedes, avrà sicuramente gli stimoli per agguantare quell’ottavo titolo, strappatogli ingiustamente nel nome dello spettacolo a tutti i costi, in quel nefasto Gran Premio di Abu Dhabi del 2021.
Vincendo l’ottavo titolo in Ferrari, diventerebbe il pilota con più allori in F1 e l’unico, nell’epoca moderna, ad aver vinto il titolo in tre diverse scuderie – dietro solo a Fangio con ben cinque scuderie – e staccando i vari Schumacher, Prost, Lauda, Piquet, Fittipaldi, Stewart, Graham Hill e Brabham.
Per Lewis Hamilton è il momento di fare la storia, e il ragazzino che è in me non sta più nella pelle.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Lewis Hamilton