Lewis Hamilton in Rosso era il mio sogno da ferrarista. Quel 1° febbraio, giorno dell’annuncio del suo ingaggio alla corte di Maranello, non lo dimenticherò, come non lo faranno milioni di tifosi della Rossa. Quel sogno, seppur concretizzatosi con 10 anni di ritardo, dopo un anno e mezzo si è tramutato ben presto in un incubo.
Quella pole nella Sprint Qualifying e quella roboante vittoria, senz’appello, nella Sprint Race del Gran Premio di Cina sono state una perfetta illusione. Dopo quegli eventi, nulla è andato nel verso giusto per il sette volte iridato.
Le prestazioni non arrivano, soprattutto quando Leclerc riesce a portare la SF-25 sul podio per due volte consecutive, a Monte Carlo e a Barcellona. Il rapporto col suo nuovo ingegnere di pista, l’esperto Riccardo Adami, non ne vuol sapere di decollare, tra incomprensioni e silenzi che valgono più di mille parole.
Hamilton ha lasciato la Mercedes, dove era entrato in maniera roboante tra i grandi della Formula 1, e oggi si ritrova in Ferrari, dove sembra – o addirittura è – un corpo estraneo, che non riesce a entrare in simbiosi con gli uomini di Maranello. La situazione di Hamilton ricorda per certi versi quella di un altro campione dl Circus, Ayrton Senna, nella sua breve e tragica esperienza alla Williams.

Senna in Williams: un rapporto mai nato
Così come Hamilton, Senna lasciò la McLaren – il team che lo rese grande – viste le difficoltà che la scuderia di Woking incontrava nell’affrontare la Williams, dominatrice dei mondiali del 1992 e 1993, prima con Nigel Mansell e poi con l’odiato avversario del brasiliano, Alain Prost. L’ingaggio di Senna non fu privo di difficoltà. Le trattative furono lunghe e complesse, con continui “rilanci” contrattuali che crearono tensioni. Inoltre, la metodologia di lavoro di Senna, estremamente meticolosa, si scontrò con la cultura della Williams.
Il tutto era nelle mani del direttore tecnico Patrick Head e del genio dell’aerodinamica Adrian Newey, mentre Frank Williams, viste le sue condizioni, rimaneva nelle retrovie.
Numerosi furono gli scontri con gli ingegneri della Williams, visti i deludenti esiti nei test pre-stagionali all’Estoril.
Bernard Dudot, noto ingegnere della Renault che forniva i suoi propulsori al team di Grove, testimone di tali diatribe, dichiarerà: “Mentre Prost e Mansell segnalavano un problema ma lasciavano fare, Senna, dopo la segnalazione, rimaneva a controllare che i meccanici eseguissero le modifiche richieste”.
Queste dichiarazioni fanno ben capire come il rapporto tra il campione brasiliano e la Williams s’inclinò quasi subito.
La stagione 1994 iniziò tra difficoltà tecniche e contatti in pista. Senna conquistò anche le prime due pole position, in Brasile e in Giappone, anche se non riuscì mai a concludere un Gran Premio. Il tutto poi finì tragicamente, quel maledetto giorno del 1° maggio, a Imola.

Hamilton e la Ferrari: un anno di prova
Hamilton, così come Senna, si è ritrovato in un ambiente del tutto nuovo, a cui non era affatto abituato, e sta affrontando difficoltà che non immaginava potessero mai presentarsi a un pilota della sua immensa esperienza.
Che quest’anno gli sia da lezione.
Il prossimo campionato mondiale vedrà una rivoluzione tecnica senza precedenti, con l’addio alle monoposto ad effetto suolo, e chissà se, con la nuova generazione di auto, potrà ritornare ai suoi gloriosi fasti. Basterà un anno in Ferrari, ad Hamilton, per trovare quel feeling necessario per ritornare alla vittoria?
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, McLaren F1, Williams Racing
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