Hamilton – Ferrari. Nel corso dell’ultima puntata della nostra rubrica audiovisiva, “CriticaLive”, è stato ospite lo storico ingegnere di pista di Michael Schumacher negli anni d’oro della Rossa, Luca Baldisserri (rivedi qui la puntata).
A nostra precisa domanda sul futuro che attende la Ferrari e sull’arrivo del pilota che ha vinto più Gran Premi, conquistato più pole position ed eguagliato i titoli di Schumacher (di cui Baldisserri è stato stretto collaboratore, basti pensare all’idea geniale dei celeberrimi “4 pit stop” al Gran Premio di Francia a Magny-Cours, dove il fenomeno tedesco stravinse pur fermandosi più volte dei rivali), l’ingegnere ha mostrato qualche perplessità sull’età dell’asso di Stevenage.
Il problema dell’età di Hamilton non se lo pone solo Baldisserri, ma anche una parte del mondo Ferrari. Quando fu annunciato l’arrivo del driver inglese, lo scorso 1° febbraio, l’universo della Formula 1 è andato in fibrillazione: il trasferimento dell’anno, in cui il pilota più vincente e iconico degli ultimi 10 anni approda nella scuderia più vincente di sempre.
Tuttavia, alcuni appassionati, tifosi della Rossa, hanno storto il naso vedendo questa operazione come una trovata commerciale e per nulla sportiva, considerando che, fra meno di 50 giorni (49 per la precisione), l’eptacampione compirà 40 anni.
Ma l’età, in F1 e nello sport in generale, conta davvero?
Nella massima serie ci sono stati casi in cui piloti più stagionati hanno vinto titoli mondiali, disponendo però di monoposto altamente competitive. Non andando molto indietro nel tempo, gli ultimi mondiali vinti da Niki Lauda e Nelson Piquet, rispettivamente nel 1984 (a bordo della McLaren) e nel 1987 (con la Williams), li hanno visti trionfare a 35 anni.
Andando più avanti nel tempo, troviamo i casi limite di Nigel Mansell e Alain Prost che, rispettivamente a 39 e 38 anni, dominarono i campionati 1992 e 1993 con le Williams FW14B e FW15C, due delle vetture più dominanti nella storia della F1.
Più di recente, gli ultimi “vecchietti” a vincere un titolo mondiale sono stati Michael Schumacher e proprio il prossimo ferrarista, Lewis Hamilton, anche loro a 35 anni, come Lauda e Piquet.
I dubbi sul talento inglese emergono soprattutto in fase di qualifica. Hamilton detiene il record di pole position, ma negli ultimi 3 anni ne ha conquistata solo una (in Ungheri, ndr) ed è stato spesso battuto dal suo compagno di squadra, il connazionale George Russell. Il suo prossimo collega sarà Charles Leclerc, uno dei migliori qualificatori attualmente in pista.
Tornando a Mansell e Prost, che come detto avevano a disposizione vetture formidabili, il primo conquistò 14 pole e il secondo 13, in stagioni composte da soli 16 Gran Premi. Se Hamilton avesse un’auto competitiva, potrebbe non arrivare ai numeri di quei due assi della Williams, ma potrebbe comunque togliersi molte soddisfazioni, considerando anche chi sarà il suo principale avversario in qualifica. L’inglese è un animale da gara: il meglio, come sempre, dovrà darlo lì.

I 40 anni di Hamilton saranno un limite per la Ferrari? Non possiamo saperlo con certezza
In altri sport, come il calcio, esistono atleti che regalano ancora prestazioni di altissimo livello. Basti pensare a fenomeni come Cristiano Ronaldo o Lionel Messi, entrambi vicini alla quarantina, che continuano a stupire il mondo e puntano ai prossimi Mondiali del 2026, quando avranno rispettivamente 41 e 39 anni. O ancora a Luka Modrić, il metronomo del Real Madrid, che sfiora i 40 ma continua a distribuire assist fantastici ai suoi compagni.
Adesso tocca ad Hamilton fugare i dubbi. Se ci riuscirà, significherà che sia lui sia la Ferrari saranno in stato di grazia e in lotta per entrambi i titoli. L’età è solo un numero? Solo Hamilton ce lo potrà dire.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Formulacritica