In questi giorni si sta parlando molto di Lewis Hamilton in Ferrari. Una dinamica normale, scontata, che sta facendo un po’ irritare i “vigili urbani del giornalismo”, pronti a multare chi, secondo loro, sta abusando di una notizia che nelle loro intenzioni offuscherebbe la grandezza di Charles Leclerc. Baggianate. Si parla di Hamilton innanzitutto per un motivo: sia lui che la Ferrari, anche se non in maniera massiccia, hanno comunque offerto la possibilità di dare qualche piccola notizia, come quelle del cambio di status lavorativo o proprio l’annuncio che l’intesa prendeva ufficialmente il via.
Ancora, le parti hanno usato i loro social network per dare ulteriori dettagli, anche in maniera simpatica, iniziando di fatto l’avvicinamento al momento in cui il sette volte campione del mondo vestirà fattivamente il rosso.
Dall’altro lato, sul fronte Leclerc (e sia chiaro che non è intenzione cominciare una battaglia ridicola tra fazioni), non c’è nulla da registrare, se non che il buon Charles porta a spasso il suo cane per le strade di Montecarlo. Ebbene, non ci sono i margini per ritenere questa notizia qualcosa di interessante su cui costruire delle valutazioni e, perché no, anche delle congetture in un periodo in cui i motori sono fermi.
Fatto questo doveroso preambolo, che probabilmente farà storcere il naso ancora di più a chi ha fischietto in bocca, paletta in mano e taccuino delle multe pronto a essere compilato, veniamo al dunque parlando ancora una volta di lui, di Sir Lewis Hamilton.
Il britannico si appresta a quarant’anni – che compirà domani – a vivere una nuova esperienza professionale. Il cambiamento non è mai una cosa semplice, specie quando viene da un matrimonio molto lungo e quando l’età avanza. Lewis è chiaramente nella fase terminale della sua carriera e gli va dato atto di essersi messo in discussione abbandonando un top team per abbracciarne un altro il cui blasone pesa e nel quale non è mai semplice operare, visto che c’è un ambiente circostante non proprio sereno. Le critiche di cui sopra non fanno altro che dimostrare come la stampa, soprattutto quella italiana, pare passi più tempo ad accusarsi reciprocamente piuttosto che a informare. Ciò che noi proviamo comunque a fare andando per la nostra strada.
Ogni passaggio ha bisogno di un adattamento. Lewis dovrà capire le dinamiche operative della scuderia di Maranello, le dovrà assimilare in maniera molto rapida e dovrà creare quell’amalgama che, per esempio, aveva in Mercedes col suo fido Peter “Bono” Bonnington. Già tra pochi giorni Hamilton avrà modo di assaggiare la pista con la rossa e lavorare più da vicino con Riccardo Adami, ingegnere di pista che ha supportato Carlos Sainz e che adesso gestirà le gare del sette volte iridato.

Hamilton e il mancato adattamento alle monoposto a effetto Venturi
In questo caso parliamo di normale assestamento alla nuova realtà professionale. C’è un altro aspetto che Hamilton deve sistemare una volta per tutte, ed è una cosa che non ha a che fare né con la Ferrari né con la Mercedes, bensì con il suo stile di guida, che secondo alcuni non si conforma pienamente alle vetture a effetto Venturi.
Il tema è dibattuto ed è stato affrontato già diverse volte negli anni scorsi: Hamilton ha un modo di frenare molto aggressivo che non si sposerebbe con le peculiarità di queste monoposto, che variano più sensibilmente i livelli di carico aerodinamico in base alla velocità rispetto a quanto accadesse con le auto della vecchia generazione. Soprattutto, al mutare della velocità, le macchine tendono a comportarsi in maniera differente.
A velocità contenute l’anteriore tende a non attivarsi e quindi il carico si sposta per lo più sull’asse arretrato; viceversa, quando i chilometri orari crescono, l’elemento aerodinamico avanzato si comporta come un altro canale Venturi, creando una spinta verticale che cresce in maniera esponenziale all’aumento della velocità, generando un disequilibrio che tende a creare sovrasterzo soprattutto nelle curve veloci.
Dunque, per sintetizzare, le macchine tendono a essere sottosterzanti quando si va piano e sovrasterzanti quando si va veloce. Questo tipo di problema è stato superato dalla McLaren introducendo l’ala anteriore flessibile. Lo spieghiamo in questo focus: clicca qui.
Non tutti i team tecnici sono riusciti a trovare questo delicatissimo equilibrio e anche chi l’ha fatto ha dovuto comunque combattere con una tendenza innata ai comportamenti sopra descritti. Hamilton, così come altri piloti, ha incontrato delle difficoltà ad adattarsi a questa situazione e forse non ha del tutto superato tali problemi.
Ne ha dato conto Kevin Magnussen a GPblog. Il danese è uno di quei piloti che ha uno stile molto simile a quello del campione di Stevenage, e di quest’ultimo ha parlato: “È difficile perché non posso approfondire i dati e analizzarli in quanto tali, ma posso vedere delle tendenze. Abbiamo una sorta di dati GPS. Sono curioso di dare un’occhiata e vedere se riesco a trovare delle somiglianze. Sembra che i piloti che hanno questo particolare modo di guidare, come noi, facciano un po’ più fatica degli altri“, ha spiegato l’ormai ex pilota di F1, che si lancerà nel WEC con BMW.

“Penso che sia chiaro che Lewis stia facendo fatica. È stato bravissimo in tutte le auto che ha guidato, anche prima della Formula 1. È stato fantastico. Ma queste macchine sono molto particolari. E credo che anche gli pneumatici, oltre ad essere molto particolari dal punto di vista aerodinamico e meccanico, siano molto strani“.
Non c’è una controprova a quanto rilevato dal pilota danese, ma sicuramente il suo è un punto di vista molto interessante, poiché proviene da chi ha guidato fino a poche settimane fa questa tipologia di auto e soprattutto da chi ha potuto osservare in pista Hamilton e valutare anche i dati telemetrici che si possono ricavare con i sistemi informatici odierni.
L’avventura che Hamilton si appresta a vivere in Ferrari, quindi, vedrà la necessità di adattarsi sia al nuovo contesto sia al superamento delle difficoltà emerse in questi tre anni, in cui ha sofferto nel confronto con George Russell, che probabilmente ha uno stile di guida più “rotondo” e sicuramente più affine a questa generazione di monoposto.
Hamilton-Leclerc: stili simili per una Ferrari 677 adatta a entrambi
Lewis deve fare presto, non può permettersi di perdere una stagione in attesa dello stravolgimento regolamentare del 2026. Tutti i fari sono puntati sul britannico e perdere immediatamente in maniera netta il duello interno con Leclerc rischierebbe di essere una mazzata sulla sua carriera. D’altro canto, va detto che, come Hamilton, anche Charles è un pilota che ama staccare profondamente e che adora avere un anteriore puntato e un retrotreno più leggero da controllare.

Da questo punto di vista, quindi, Hamilton potrebbe trovare vantaggio con un compagno di squadra con cui lavorare per risolvere gli stessi problemi e giungere a una monoposto che si possa adattare allo stile di entrambi.
Anche questo ha valutato Fred Vasseur quando ha voluto ingaggiare l’ex Mercedes: sanata finalmente questa piccola problematica che vedeva due conducenti avere stili diversi, offrendo feedback differenti e orientando lo sviluppo in due aree diverse. Con la partenza di Sainz, la Ferrari potrà contare su driver dallo stile simile – anche se non del tutto uguale – che possono contribuire a generare un’unica traccia di sviluppo agli ingegneri. E questo può essere un vantaggio sia per Hamilton che per Leclerc.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, F1TV, Getty Images