F1 – Il grande inganno della Red Bull

La Red Bull RB20 è una macchina imperfetta ma di certo è ancora il punto di riferimento della F1 2024. Raccontarla come inseguitrice conviene soprattutto a...

Raccontare una Red Bull in difficoltà fa comodo. Sapete a chi? Alla Red Bull. Una bella occasione per spostare la pressione nella metà campo avversaria. Ne sa qualcosa la Ferrari che doveva spaccare il mondo e invece è tornata a casa ammaccata dopo le pesanti randellate che ha preso in Canada. Legnate (metaforiche, s’intenda) che meriterebbero forse certi narratori che millantano competenze auto conferite. Che simpatico circo in certe redazioni dis-analitiche.

Sembra quasi che in Québec la Red Bull abbia vinto da underdog. Qualcuno si è addirittura sperticato nello stilare classifiche valoriali di stampo lunare visto che mettevano la RB20 alle spalle delle McLaren e delle Mercedes. Il trionfo sarebbe arrivato solo per il gran manico di Max Verstappen. Che comunque non è mancato.

In alcune fasi di gara la MCL38 è sembrata più veloce, in altre è salita in cattedra la W15 che comunque aveva gomme più fresche e prestazionali. Nelle battute iniziali, fin quando la pista è stata bagnata, la macchina anglo-austriaca è stata la più veloce. Come si può vedere un soggetto soverchiante non c’era e a turno ne emergeva uno sugli altri. 

Red Bull Monaghan
Red Bull RB20: una vettura in cerca della piena adattività

Red Bull: l’arte di “depressurizzare” il team

Chiaramente un volpone scafato come Helmut Marko non poteva non giocare su questa narrazione e ha rincarato la dose facendo pensare che a Milton Keynes sono alle prese con rebus di difficile risoluzione. 

Dopo le difficoltà di Monaco abbiamo reagito arrivando in Canada con un assetto di base più morbido. Ma non è stato sufficiente. Dato che la vettura della Racing Bulls si è dimostrata molto forte sotto questo aspetto a Montreal, stiamo esaminando più da vicino dove la Red Bull Racing potrebbe aver commesso un errore”.

Fermi tutti: Helmut ritiene addirittura che i fenomeni della progettazione di Milton Keynes hanno bisogno di prendere lezioni da Jody Egginton che, diciamolo, non è che abbia mai sfornato progetti da far urlare al miracolo. Ancora, al di là di una qualifica importante di Ricciardo, non sembra che in gara la vettura faentina sia sembrata una schiacciasassi implacabile. 

Quindi la RB20 avrebbe problemi alle sospensioni. Di certo qualcosa di perfettibile c’è, ma da qui a dover studiare la sorellina minore ne passa. Ma non è finita qua. In Red Bull ci sarebbero problemi ancora più serie e limitanti. Leggete: 

Non sarà semplice vincere perché la nostra monoposto e il nostro simulatore hanno alcune debolezze e stiamo lavorando duramente per correggerle. Il nostro sistema non simula correttamente i cordoli. Parliamo di una struttura tecnicamente all’avanguardia, ma non è stata impostata correttamente o non interpreta correttamente i dati. Le prossime tre gare ci diranno quanto varranno le varie vetture. Non vinceremo tutte le gare, ma è un bene per noi che gli altri non riescano a essere costanti”.

Helmut Marko osserva la telemetria per capire cosa non è andato nel venerdì di Imola della Red Bull

Fanno un po’ sorridere le parole di Helmut Marko che parla di un simulatore che non legge bene certi dati. Tenendo presente che Red Bull usa una galleria del vento molto datata (per questo ne stanno costruendo una nuova, l’ultimo regalo fatto da Mateschitz prima di passare a miglior vita) e che da due stagioni lavora con limitazioni ATR afflittive, sarebbe curioso sapere come fanno a sfornare macchine fortissime come la RB18, dominanti come la RB19 e comunque trainanti come la RB20 se anche la sfera simulativa e computazionale non sono al top.

La sensazione è che quel volpone di Marko si diverta parecchio ad amplificare problematiche evidenti ma non di certo così devastanti come vengono narrate per una stampa che troppo spesso si nutre di gossip e non di sano buon senso.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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