GP Usa 2025 – Un anno fa, ad Austin, la Ferrari era riuscita a sorprendere tutti. Sulla carta, il Circuit of the Americas non doveva sorriderle: lo Snake, quella sequenza di curve veloci che premia stabilità, precisione nell’inserimento e la capacità di gestire le transizioni laterali, sembrava un incubo annunciato per la SF-24. Eppure, gli ingegneri, Charles Leclerc e Carlos Sainz riuscirono a trovare il giusto equilibrio, a leggere la pista, a portare la Rossa su un livello competitivo che in pochi si aspettavano.
Fu la dimostrazione che, con una gestione perfetta del pacchetto tecnico, non c’erano presunti limiti tecnici che tenessero. Ne venne fuori una doppietta clamorosa che rilanciò le ambizioni iridate del Cavallino Rampante che vide sfuggire la corona d’alloro solo all’ultima gara in favore di una McLaren che, oggi, ha più che doppiato la Rossa.

Dodici mesi dopo, tutto è cambiato. Maranello giunge in Texas in uno stato di depressione tecnica e psicologica. La SF-25, nata per colmare il divario con i migliori, è ormai una vettura senza possibilità di sviluppo. Non c’è più margine per innovare, non c’è più tempo per correggere. Ogni aggiornamento introdotto in stagione è sembrato un cerotto su una ferita profonda. A fine ciclo normativo c’è ben poco da fare.
Leclerc, che lo scorso anno aveva segnato il colpo grosso, oggi appare frustrato, consapevole che il suo talento non basta a mascherare le carenze strutturali del progetto. Lewis Hamilton, invece, arriva con motivazioni opposte: Austin è una delle sue piste preferite, e il sette volte campione del mondo non vuole sprecare l’occasione di brillare.
Ma tra voglia e riuscita c’è il duro scoglio della realtà che racconta di una vettura incapace di adattarsi e che potrebbe soffrire ancora di più considerando che, con il format sprint, le sessioni di test si limiteranno alla sola Fp1. Un ostacolo ulteriore da gestire in un weekend che, secondo gli analisti, si preannuncia ostico per le caratteristiche costitutive della vettura italiana.
Già, perché se la Ferrari si è fermata, gli altri hanno corso. McLaren è ormai campione del mondo costruttori, simbolo di una crescita tecnica spaventosa. Red Bull, dopo un periodo di stanca, ha ritrovato solidità e ritmo, mentre Mercedes ha compiuto un balzo impressionante negli ultimi Gran Premi, superando la Rossa sia in prestazione pura che in gestione gara. E soprattutto in classifica, laddove anche Milton Keynes si è fatta minacciosa e vuole prendersi il terzo posto oggi occupato da Maranello.

Austin rischia dunque di trasformarsi nell’ennesimo weekend di malinconia ferrarista. Un appuntamento che, più che una tappa del mondiale, sembra un promemoria del divario tecnico e organizzativo che separa Maranello dal vertice. E mentre Fred Vasseur continua a parlare di “ristrutturazione”, il timore è che la Ferrari stia attraversando non una fase di transizione, ma una lunga stagione di smarrimento.
In Texas, un anno fa, la Ferrari aveva dimostrato di sapersi adattare. Oggi, invece, sembra non sapere più neanche dove andare. La sensazione è che le ultime sei gare saranno una lenta agonia sportiva in attesa di un contesto tecnico nuovo – quello del 2026 – su cui si è fatto all-in. Nella speranza che non sia l’ennesima scommessa a perdere…
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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