Il Gran Premio d’Ungheria non è una gara come tutte le altre. Un teatro, l’Hungaroring, che rappresenta una delle sfide più complesse dal punto di vista dell’ingegneria del calendario di Formula 1 (leggi l’anteprima). Le caratteristiche uniche del tracciato di Budapest richiedono un approccio specifico nella configurazione delle monoposto, dove ogni dettaglio può fare la differenza.
Gp Ungheria Ferrari SF-25 – Configurazioni aerodinamiche per tracciati ad alta deportanza
Il layout dell’Hungaroring impone scelte radicali nell’impostazione aerodinamica della SF-25. La prevalenza di settori a bassa e media velocità impone ai tecnici Ferrari di adottare configurazioni decisamente più cariche rispetto ai tracciati convenzionali.
I livelli di carico sono i medesimi adoperati per Monaco e per il Gp del Messico dove si prova a combattere i negativi effetti della rarefazione dell’aria dovuta all’altitudine elevata. Le specifiche tecniche prevedono l’utilizzo di ali posteriori dalle dimensioni maggiorate, ovviamente all’interno delle quote normative, accompagnate da angolazioni più aggressive dell’ala anteriore.
Queste regolazioni si traducono in un incremento sostanziale della deportanza disponibile, elemento cruciale per affrontare le numerose curve che caratterizzano il tracciato ungherese. La penalizzazione in termini di resistenza aerodinamica risulta accettabile, considerando la limitata lunghezza del rettilineo principale e la scarsa incidenza delle sezioni percorse a velocità massima.
La strategia tecnica privilegia deliberatamente le prestazioni nelle curve rispetto alla velocità di punta, ottimizzando i tempi di percorrenza attraverso una trazione migliorata nelle fasi di accelerazione in uscita dalle pieghe lente.

Gp Ungheria 2025, Ferrari SF-25: gestione termica e compromessi prestazionali
Le tipiche elevate temperature ambientali e dell’asfalto di Budapest introducono variabili aggiuntive nell’equazione progettuale della SF-25. Il sistema di raffreddamento deve garantire l’affidabilità dei componenti critici senza compromettere eccessivamente l’efficienza aerodinamica complessiva.
La monoposto rossa integra multiple configurazioni modulari per la gestione termica, sviluppate per coprire uno spettro operativo esteso mantenendo motore e impianto frenante entro parametri di sicurezza. Il design modulare permette interventi mirati sia sui sistemi di aspirazione – attraverso imbocchi delle pance e prese d’aria dedicate ai freni – sia sui componenti di scarico, includendo aperture sul cofano motore e sfoghi di evacuazione che vanno ad adattarsi al contesto.
Ogni elemento, infatti, può essere calibrato in base alle condizioni operative specifiche, permettendo un fine tuning che bilancia esigenze termiche e prestazioni aerodinamiche. La natura del circuito ungherese mitiga l’impatto negativo delle configurazioni di raffreddamento più aggressive, rendendo accettabile l’incremento di resistenza che normalmente penalizzerebbe le prestazioni sui rettilinei lunghi.

L’esperienza maturata negli anni dal personale tecnico Ferrari rappresenta un bagaglio strategico fondamentale per giungere in pista già pronti. Il lavoro fatto in galleria del vento e ai sistemi simulativi permette un approccio olistico alle sfide tecniche, dove la comprensione approfondita di ogni sottosistema contribuisce all’ottimizzazione delle prestazioni complessive.
La metodologia di lavoro integrato rappresenta un elemento di cruciale importanza per giungere sul campo di gara con l’obiettivo di confermare il lavoro in fabbrica e non di partire da zero. Operare su una base di comprensione già elevata, specie quando c’è da affinare una sospensione nuova, può essere l’elemento che fa la differenza in un weekend di gara in cui si addensa anche il rischio pioggia.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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