Il venerdì del Gran Premio d’Olanda non ha dissipato i dubbi sulla competitività della Ferrari SF-25, apparsa instabile e difficile da mettere nella giusta finestra di utilizzo. Nelle due sessioni di libere i piloti hanno completato 105 giri complessivi – 50 per Lewis Hamilton, 55 per Charles Leclerc – con l’obiettivo di raccogliere dati su tutte le mescole slick portate da Pirelli: C2, C3 e C4. Ma i tempi e soprattutto la telemetria confermano quanto il lavoro notturno degli ingegneri sarà decisivo per ribaltare un quadro complicato.

FP1: Hamilton al limite, Leclerc più cauto
Il primo turno è stato interrotto da bandiere rosse e numerose uscite di pista, tra cui il testacoda senza danni di Hamilton in curva 3. Ferrari ha differenziato il programma: simulazione gara su Medium per Leclerc e su Soft per Hamilton, che aveva rovinato il primo set nel testacoda. Già in questa fase è emersa la fragilità del posteriore della SF-25 nelle curve a medio raggio, con entrambi i piloti costretti a continue correzioni.
FP2: confronto serrato, ma il bilanciamento non convince
La seconda sessione, anch’essa segnata da interruzioni per incidenti di Stroll, Hadjar e Albon, ha visto Ferrari raccogliere dati più completi grazie all’utilizzo anche della gomma Hard. Hamilton ha spinto con decisione, siglando il miglior parziale nel primo settore con gomma Soft prima di incappare in un nuovo testacoda in uscita da curva 9. Nel finale, il britannico ha scelto di tornare sulle Hard per il long run, mentre Leclerc ha continuato a lavorare con le Soft.

Gp Olanda Hamilton vs Leclerc, telemetria: differenze sottili, ma significative
Il confronto diretto dei giri veloci riportato nel grafico in alto (Hamilton 1:10.739, Leclerc 1:10.834) evidenzia un delta minimo di 95 millesimi a favore del sette volte iridato. La lettura dei dati, tuttavia, racconta dinamiche interessanti:
- Fase di frenata: Hamilton guadagna tempo in ingresso curva, in particolare alla 1 e alla 10, segno di maggiore fiducia nell’anteriore.
- Settore centrale: Leclerc perde terreno nella lunga percorrenza tra curva 7 e curva 9, dove il retrotreno instabile costringe entrambi a dosare il gas, ma penalizza in particolare il monegasco.
- Curva 13 e lancio sul banking finale: Hamilton continua a soffrire, concedendo a Leclerc qualche centesimo, ma non abbastanza per ribaltare il confronto.
- Delta complessivo: la linea del tempo mostra come Hamilton costruisca il vantaggio progressivamente, senza strappi, confermando una guida più incisiva ma anche più rischiosa, come dimostrano i due testacoda della giornata.
GP Olanda, Ferrari: parlano i protagonisti
Hamilton si è mostrato fiducioso, alludendo a progressi incoraggianti tra le due sessioni e di un passo gara più costante, pur sottolineando la necessità di migliorare il bilanciamento sul giro secco. Leclerc, invece, ha ammesso le difficoltà.
“È stato bello tornare in pista“, ha spiegato Hamilton ai canali ufficiali del Cavallino Rampante. “Abbiamo fatto progressi incoraggianti tra le due sessioni dopo non essere stati nella finestra ideale di performance in FP1. C’è ancora del lavoro da fare per migliorare il bilanciamento della vettura sul giro secco, ma sul passo gara la prestazione è sembrata più costante. Come sempre, la qualifica sarà decisiva qui, quindi la priorità è portare le indicazioni raccolte oggi in FP3 e continuare a progredire“.
Leclerc si è espresso così: “È stato un venerdì difficile, con la seconda sessione di libere leggermente migliore rispetto alla prima, anche se siamo ancora lontani da dove vorremmo essere. Dobbiamo fare tutto il possibile per ribaltare la situazione domani. Penso che sarà dura lottare con McLaren e Aston Martin che oggi sono state molto veloci. Le nostre principali difficoltà arrivano da due curve in particolare e lavoreremo per trovare una soluzione a questo problema“.
Ferrari SF-25: stabilità come tallone d’Achille
La SF-25 soffre di un comportamento troppo variabile: un anteriore poco preciso e un posteriore che tradisce i piloti soprattutto nelle curve a medio raggio. Hamilton, più aggressivo, è riuscito a estrarre qualcosa in più, ma la stabilità rimane il vero tallone d’Achille della vettura. Con la qualifica di Zandvoort che pesa quasi quanto la gara, la capacità del team di intervenire nella notte determinerà se Ferrari potrà ambire a un piazzamento in seconda fila (il massimo ottenibile con l’asciutto e in presenza di una McLaren solidissima) o sarà costretta a inseguire sin dalla partenza.
Crediti foto: Formulacritica, Scuderia Ferrari HP
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