Frédéric Vasseur lo ha ripetuto come fosse un mantra: la Ferrari ha il compito di pressare la Red Bull per spingerla all’errore. Le qualifiche del Gran Premio di Monaco sono la perfetta rappresentazione di un piano strategico ben riuscito. Nel turno del sabato più importante dell’anno nell’economia della gara la Red Bull si scioglie. Sesto Max Verstappen che non riesce a infilare la nona consecutiva (resta il record in coabitazione con Ayrton Senna), addirittura diciottesimo Sergio Perez.
Tralasciando la prestazione del messicano che ha iniziato, come accaduto negli anni precedenti, la solita parabola discendente che quest’anno potrebbe costare caro senza la protezione di un contratto blindato, è Max la vera delusione del sabato monegasco.
Un errore nel tentativo buono, all’ultima curva del budello rivierasco, è stato fatale all’olandese che aveva nelle proprie corde la prima fila o, al peggio, una seconda fila comoda.
Scattare in sesta piazza, da queste parti, è una mezza condanna sportiva se non intervengono fattori devianti. Verstappen l’aveva detto poco prima delle qualifiche che strappare la pole a un Leclerc in stato di grazia sarebbe stato difficile. Ma di certo non si aspettava di trovarsi ben cinque competitor davanti.
Il vantaggio siderale emerso l’anno scorso consentiva un certo grado di rilassamento. Quest’anno la storia è diversa. E quando si è costretti ad andare in overdrive, cosa accaduta oggi, ne escono fuori qualifiche semi-disastrose per una scuderia non più abituata a partire così indietro.
Max non è sconfitto, ma la sensazione è che debba chiudere questo weekend cercando di contenere i danni più che aggredire per rimettere in asse un gran premio che si è complicato di colpo.
Il podio è a portata di mano. Se non si fosse a Monaco. Raggiungerlo sarà difficile, puntare al gradino più alto un’impresa. Ma il tre volte iridato ci ha abituati ai colpi di reni proprio quando sembrava spacciato.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing