La Vuelta di Spagna, la più importante gara ciclistica della Spagna, è stata vittima di varie interruzioni a causa delle accese proteste del movimento a favore della Palestina, lungo gran parte del suo tragitto. Il tutto si è concluso ieri, quando i manifestanti hanno bloccato l’area del traguardo di Madrid e gli organizzatori sono stati costretti ad anticipare l’arrivo.
Le manifestazioni pro-Palestina nella capitale spagnola rappresentano una potenziale minaccia per il GP di Spagna di F1 che si terrà a Madrid, un evento previsto fra poco meno di un anno.
Contesto del GP di Madrid
Il GP di Spagna si trasferirà da Barcellona a Madrid a partire dal 2026, con un contratto decennale fino al 2035. Il circuito, chiamato Madring, è un tracciato ibrido (stradale e permanente) di circa 5,47 km, con 20 curve, situato intorno al complesso fieristico IFEMA e lungo strade iconiche come la Paseo de la Castellana. La capacità prevista è di oltre 110.000 spettatori al giorno, con un massimo di 140.000 nei giorni di gara, rendendolo uno degli eventi sportivi più grandi di Spagna.
La Formula 1 è un progetto di prestigio per la città, sostenuto dal governo regionale e da sponsor privati. Tuttavia, eventi globali di questa portata attirano spesso proteste, specialmente in un contesto politicamente sensibile come quello spagnolo del 2025.

Le proteste pro-Palestina in Spagna
Le manifestazioni pro-Palestina in Spagna hanno raggiunto un’intensità senza precedenti nel 2025, con un impatto significativo sugli eventi sportivi.
Le proteste si sono intensificate a partire dalla tappa 5 della competizione ciclistica, con migliaia di manifestanti che hanno preso di mira la partecipazione della squadra Israel-Premier Tech, accusata di essere legata al governo israeliano e al magnate Sylvan Adams, sostenitore delle politiche di Benjamin Netanyahu. I manifestanti hanno invaso le strade, abbattuto barriere e costretto gli organizzatori a modificare o cancellare quattro tappe.
La protesta più significativa si è verificata durante la tappa finale, con oltre 100.000 persone che hanno occupato il percorso lungo la Gran Vía e la Castellana. La folla ha distrutto infrastrutture di gara, bloccato l’accesso e costretto alla cancellazione della cerimonia di premiazione. Jonas Vingegaard è stato dichiarato vincitore senza salire sul podio. La Guardia Civil, schierata con oltre 1.000 agenti, ha usato gas lacrimogeni, riportando 22 feriti tra le forze dell’ordine e numerosi arresti.
I manifestanti accusano gli eventi sportivi internazionali di “sportswashing”, ovvero di legittimare le azioni di Israele a Gaza, descritte come “genocidio” in numerosi comunicati. La Vuelta è stata vista come un obiettivo primario per la presenza di Israel-Premier Tech e per la visibilità globale dell’evento.

Il contesto politico spagnolo
Il primo ministro Pedro Sánchez ha espresso “ammirazione” per i manifestanti, definendo la loro causa “giusta” e criticando Israele per la situazione a Gaza. La Spagna ha riconosciuto lo Stato di Palestina e imposto un embargo sulle armi a Israele, alimentando tensioni diplomatiche. Israele ha risposto accusando Sánchez di “incitamento” alle proteste.
Sondaggi del 2025, indicano che oltre il 60% degli spagnoli sostiene la causa palestinese, con una forte mobilitazione nelle grandi città come Madrid, Barcellona e Valencia. Le dimostrazioni pro-Palestina in Spagna hanno una lunga storia, ma il 2025 ha segnato un picco di intensità, con tattiche più organizzate, come blocchi stradali e invasioni coordinate.
Perché il GP di Madrid potrebbe essere a rischio?
Diversi fattori rendono il GP di Madrid vulnerabile alle proteste pro-Palestina: il tracciato attraversa aree centrali come la Paseo de la Castellana e la Gran Vía, è altamente accessibile ai manifestanti. A differenza di circuiti permanenti come quello di Barcellona, un tracciato urbano è più difficile da proteggere, come dimostrato dalla Vuelta, dove le strade di Madrid sono state facilmente invase.
La vicinanza all’IFEMA (un’area fieristica aperta) e la natura pubblica delle strade aumentano il rischio di incursioni. La logistica di sicurezza per un evento con 110.000 – 140.000 spettatori richiede un dispiegamento massiccio di forze dell’ordine, già messe a dura prova durante la Vuelta.
La Formula 1 è uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo, trasmesso in oltre 200 paesi. Questo la rende un obiettivo ideale per i manifestanti che cercano visibilità per la loro causa. Le proteste alla Vuelta hanno guadagnato attenzione globale; un’azione simile durante la Formula 1 potrebbe amplificare il messaggio pro-Palestina su scala ancora maggiore.
Anche se non ci sono team israeliani in F1, sponsor internazionali o partner percepiti come legati a Israele potrebbero diventare bersagli. Il Circus non è nuovo alle proteste. Nel 2022, attivisti ambientali di Just Stop Oil hanno invaso il circuito di Silverstone durante il GP di Gran Bretagna, dimostrando la vulnerabilità dei circuiti a manifestazioni coordinate. A Madrid, il rischio è amplificato dalla scala delle proteste pro-Palestina e dalla loro organizzazione.

Il contesto geopolitico
Se il conflitto israelo-palestinese rimarrà irrisolto nel 2026, le tensioni potrebbero rimanere alte. La posizione pro-Palestina del governo spagnolo e il sentimento pubblico potrebbero incoraggiare ulteriori mobilitazioni.
La F1 richiede un’organizzazione complessa, con costi stimati in decine di milioni di euro per Madrid. Un’interruzione, come la cancellazione di una sessione di prove o della gara stessa, avrebbe conseguenze economiche significative per gli organizzatori, gli sponsor e la città. La Vuelta ha subito perdite stimate in milioni di euro per le modifiche alle tappe e la cancellazione della finale.
Le manifestazioni pro-Palestina rappresentano quindi una minaccia concreta per il GP di Madrid, data la loro capacità dimostrata di interrompere eventi sportivi di alto profilo. La combinazione di un circuito urbano vulnerabile, la visibilità globale della Formula 1, il forte sentimento pro-Palestina in Spagna e il precedente di proteste su larga scala aumentano significativamente il rischio.
Senza un miglioramento del contesto geopolitico o misure di sicurezza eccezionali, non è da escludere che le proteste possano causare ritardi, modifiche al programma o, nel peggiore dei casi, la cancellazione di parti dell’evento. Gli organizzatori dovranno pianificare con attenzione per bilanciare sicurezza, logistica e immagine internazionale di Madrid come nuova capitale della F1.
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Crediti foto: Info20fr, Madring, AP, EU Parliament