Lo shutdown federale statunitense (blocco delle attività amministrative), iniziato lo scorso 1° ottobre per il mancato accordo sul bilancio tra il Congresso e la Casa Bianca, ha raggiunto il 38° giorno, diventando il più lungo della storia moderna. Questo blocco paralizza le agenzie federali non essenziali e potrebbe toccare, minimamente, il GP di Las Vegas di F1, in programma dal 20 al 22 novembre (dal 21 al 23, in Italia).
L’evento è organizzato interamente da Liberty Media attraverso Las Vegas Grand Prix Inc., una società privata che ha investito oltre 500 milioni di dollari in infrastrutture permanenti sulla Strip, tra cui rettilinei, chicane e box integrati nell’architettura urbana.
Nessun fondo federale è coinvolto: tutti i costi, dai 240 milioni di dollari per la licenza decennale alla costruzione del paddock da 50.000 posti, sono coperti da sponsor, diritti TV e biglietti venduti a prezzi tra 600 e 25.000 dollari. I permessi per chiudere Las Vegas Boulevard, Flamingo Road e Koval Lane per 72 ore, per il GP sono approvati dal Comune di Las Vegas e dalla Contea di Clark a gennaio, con contratti firmati e pagati in anticipo. La sicurezza è affidata alla polizia metropolitana di Las Vegas, supportata da 1.200 agenti e contractor privati come Allied Universal, senza alcuna dipendenza da FBI, DEA o altre agenzie federali in shutdown.

Il caos aereo e le conseguenze pratiche
L’unico impatto reale dello shutdown riguarda i voli. La FAA, con oltre 10.000 controllori di volo non pagati da più di un mese, ha imposto una riduzione del 10% su partenze e arrivi in 40 aeroporti ad alto traffico, tra cui l’Harry Reid International Airport di Las Vegas, dove atterreranno migliaia di spettatori in vista del GP, che normalmente gestisce 1.200 voli al giorno.
Ieri sono rimasti a terra 35 voli in entrata e uscita, soprattutto collegamenti con hub come Chicago O’Hare, Dallas-Fort Worth e New York JFK. Nei prossimi 10-12 giorni, fino al 20 novembre, le compagnie aeree prevedono di tagliare 80-100 voli giornalieri su Las Vegas, con particolare impatto sulle rotte internazionali da Londra Heathrow, Francoforte e Città del Messico, perché richiedono slot rigidi e personale ATC specializzato.
I prezzi dei biglietti sono già aumentati del 40-60% rispetto a una settimana fa, con voli da Milano o Roma che superano i 2.200 euro andata e ritorno. I jet privati, utilizzati da piloti, team di F1, sponsor e VIP, che arriveranno per il GP non dovrebbero subire restrizioni: operano su Henderson Executive Airport e North Las Vegas Airport, scali dedicati con torri di controllo autonome. Ferrari, Red Bull, McLaren, Mercedes e tutte le altre scuderie, con le loro hospitality arriveranno senza intoppi, così come le 150 tonnellate di attrezzature già in transito via cargo da Austin.

Come arrivare e cosa aspettarsi dal GP di Las Vegas
Dei 300.000 spettatori attesi al GP di Las Vegas, almeno il 35% proviene dagli Stati della California e dell’Arizona: gli hotel sulla Strip registrano un aumento del 15% nelle prenotazioni last-minute da chi evita i voli, preferendo guidare 4 ore da Los Angeles o 5 da Phoenix.
Il circuito è pronto: barriere TECPRO, semafori modificati, sensori di timing e 28 telecamere 4K sono stati installati da maggio. Le prove libere del GP si terranno venerdì 21 novembre alle 18:30 locali, le qualifiche sabato alle 22:00 e la gara domenica alle 20:00 sotto i riflettori della Strip di Las Vegas, ora locale.
Per chi vola, la soluzione è prenotare subito con cancellazione gratuita o scegliere scali alternativi come Ontario International, Burbank o Phoenix Sky Harbor, seguiti da transfer in auto o navetta. Il treno ad alta velocità Brightline West inaugura il servizio proprio il 21 novembre: parte da Rancho Cucamonga, a 40 minuti da Los Angeles, con treni ogni ora fino a Las Vegas in 4 ore a 89 dollari. La gara si dovrebbe correre al 100%, lo shutdown crea solo disagi nei trasporti aerei, non chiude la Strip. Se il Congresso approva il bilancio entro il 15 novembre, i voli torneranno normali in 48 ore.
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Crediti foto: Getty Images





