La Ferrari avrà fatto bene i compiti a casa in vista del Gran Premio di Las Vegas 2024? Risponde Erik Van Der Veen, Senior Engineer Driving Simulator.
Quali sfide presenta il circuito di Las Vegas, sia dal punto di vista del tracciato che della location?
Las Vegas è una di quelle piste che sembra facile se si guarda solo il tracciato, ma è in realtà molto insidiosa. Ci sono soltanto cinque sequenze di curve, ma sono tutte a bassa velocità con grandi zone di frenata, e per di più alcune sono cieche. Le grandi zone di frenata devono essere affrontate in maniera perfetta anche quando si viaggia a velocità superiori ai 340 km/h, il che richiede un’alta downforce per dare al pilota la necessaria confidenza per frenare, percorrere le curve e accelerare nuovamente in uscita per affrontare subito i lunghi rettilinei, dove invece è necessario poco drag e basso carico”.
“Le grandi zone di frenata alla fine dei rettilinei, invece, presentano nuove insidie, perché il pilota deve gestire il crollo di temperatura dei freni e delle gomme. A tutto questo si aggiunge il fatto di correre su un circuito cittadino, dove il margine di errore è sempre ridotto al minimo.
Infine, Las Vegas è nel deserto e si corre di notte, quando le temperature possono scendere anche sotto i 10°C, il che rende difficile portare subito le gomme nella giusta finestra di temperatura in qualifica, e altrettanto difficile mantenerle all’interno di quella finestra in gara. Come detto, le coperture si raffreddano ulteriormente sui lunghi rettilinei, creando quindi un contesto singolarmente sfidante per squadre e piloti.

L’anno scorso avevate pochissimi dati da utilizzare al simulatore, che era d’altronde l’unico strumento disponibile per aiutare i piloti e la squadra nella preparazione per questo nuovo circuito. Ora che avete dati reali della pista, quale ruolo gioca il simulatore?
Se confrontiamo ciò che sapevamo l’anno scorso con ciò che sappiamo quest’anno, la situazione è completamente diversa. Se il modello di pista che usavamo l’anno scorso era basato su disegni, quest’anno abbiamo una rappresentazione completa della pista e dell’asfalto. Avendo poi a disposizione tutti i dati dell’anno scorso riusciamo ad avere una previsione molto più accurata di ciò che ci aspettiamo accada quest’anno.
Questo significa che ingegneri e piloti, e parlo sia di Carlos e Charles che dei piloti che ci supportano al simulatore, hanno potuto preparare meglio il weekend sia per familiarizzare con la pista che per configurare la vettura.
Come di consueto, Charles e Carlos sono stati al simulatore, hanno lavorato sullo stile di guida e sui setup per cercare di arrivare pronti a Las Vegas, nonché per essere preparati ad affrontare condizioni potenzialmente diverse da quelle che ci aspettiamo. È proprio in questi casi che il simulatore è uno strumento estremamente potente e le sessioni di preparazione sono davvero preziose per permettere ai piloti di ottimizzare il loro stile di guida per una pista specifica.

In una pista con così tante curve strette, che tipo di lavoro svolgete al simulatore durante la giornata con le due sessioni di prove libere?
Il lavoro non cambia rispetto agli altri eventi anche se la pista è unica. Il programma del pilota presente al simulatore nella giornata di prove libere prevede un lavoro di preparazione che si concentra soprattutto sull’ottimizzazione delle singole curve, dato che ci sono così poche sequenze di curve in cui i piloti possono fare la differenza. È fondamentale che i piloti in pista abbiano una vettura che permetta loro di spingere al limite senza superarlo, visto che le curve sono strette e cieche”.
“Quindi al simulatore lavoriamo principalmente sul bilanciamento e sullo stile di guida in curva, a volte oltrepassando il limite e toccando i muri – fortunatamente al simulatore il danno non è reale (c’è solo un contraccolpo per far capire al pilota che ha colpito qualcosa!).
Di solito, nelle sessioni in cui supportiamo il team in pista utilizziamo i giri fatti in prova e ne riproduciamo esattamente condizioni, assetti e stile di guida. In questo modo riusciamo a identificare i punti di forza e di debolezza della vettura, cerchiamo di migliorare la performance e forniamo questo feedback al team in pista, che potrà quindi lavorare sugli assetti di conseguenza.
Utilizziamo queste sessioni anche per capire che cosa aspettarci nel caso in cui le condizioni metereologiche cambino durante il weekend – per esempio, le temperature, la direzione e l’intensità del vento possono variare da un giorno all’altro, o anche durante una singola sessione. Riproducendo queste condizioni meteo al simulatore possiamo dire ai piloti cosa aspettarsi, permettendo loro di estrarre il massimo dalla vettura ancor prima di scendere in pista.
Crediti foto e testo: Scuderia Ferrari HP